I consumatori sono sempre più attenti all’origine delle materie prime dei prodotti alimentari, in particolare per qui cibi come la pasta di grano duro e l’olio extravergine di oliva, che sono considerati ingredienti fondamentali della tradizione gastronomica mediterranea. Per questo motivo in molti pensano, a torto, che siano quasi tutti ottenuti con materia prima italiana, ma spesso non è così.
Infatti basta controllare l’etichetta di questi prodotti per scoprire che la maggior parte dell’olio extravergine e della pasta che troviamo al supermercato è ottenuta con miscele di materie prime importate da Paesi UE ed extra UE. Questa scelta è stata per molto tempo quasi obbligata perché il grano duro e le olive italiane non sono in grado di coprire le richieste del mercato e il ricorso alle importazioni è una necessità per la maggior parte delle aziende, anche se negli ultimi anni qualcosa è cambiato.
Barilla e Voiello sono sono state due delle grandi marche a livello nazionale, senza contare le aziende bio, a utilizzare solo grano italiano, dopo un lavoro di selezione sul territorio dei produttori, durato molti anni. A seguito dell’obbligo dell’indicazione dell’origine del grano in etichetta sono stata molte le marche che hanno modificato i Paesi di approvvigionamento, investendo sulle coltivazioni 100% italiane. L’obbligo dell’indicazione del Paese di coltivazione della materia prima in etichetta per la pasta di semola di grano duro, insieme a quello della molitura, è previsto dai due Decreti Ministeriali del 26 Luglio 2017, ed è prorogata fino al dicembre 2021).
Attenzione però, il fatto di utilizzare esclusivamente grano od olive italiane non è necessariamente una garanzia di qualità superiore. Infatti eccetto per i prodotti Dop che devono seguire regole precise, negli altri casi la qualità della materia prima non è legata necessariamente all’origine. Prova ne è che alcune delle migliori paste italiane sono preparate con miscele di grani stranieri e anche per tanti oli non Dop vale lo stesso discorso. In molti casi purtroppo si tende a generalizzare premiando i prodotti di origine italiana a prescindere dalla reale qualità degli ingredienti o del know how, fondamentale anche nel settore alimentare.
Abbiamo preparato un elenco delle marche di pasta di grano duro più diffuse nei punti vendita, indicando per ognuna se hanno scelto di usare solo grano italiano o miscele di materie prime di varia origine. A seguire la tabella con la pasta delle marche dei supermercati. La lista non è completa, ma pubblicheremo volentieri eventuali segnalazioni dei lettori che ci invieranno le foto di altre paste con l’indicazione dell’origine.
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In tutta l’EU e’ stato bandito l’erbicida a base di glifosato per conseguenze negative suilla salute. Come mai acquistiamo prodotti alimemtari da paesi extraeuropei dove tale prodotto e’ distribuito su tutte le colture in maniera spavalda? Forse in questi Paesi il glifosato ha comportaenti diversi? E’ inutile lasciare il veleno di casa per prendere quello di altri luoghi, forse perche’ e’ piu’ bello.
Per il semplice motivo che quel grano costa meno..
Pienamente d ‘accordo con Domenico !!!
Ahimè, i due commenti precedenti sono infondati.
L’uso del glifosate è ammesso nell’UE fino al 15 dicembre 2022 e l’Italia non fa eccezione: il glifosate è liberamente utilizzabile, anche se la Regione Calabria dal 2016 esclude le aziende agricole che lo usano dai finanziamenti del Piano di sviluppo rurale e un’analoga misura è entrata in vigore il 15 maggio in Regione Toscana.
Segnalo anche che alcune aziende agrochimiche raggruppate nel Glyphosate Renewal Group hanno richiesto di rinnovare l’autorizzazione alla scadenza del 2022; i materiali che hanno presentato a sostegno della richiesta sono accessibili sul sito https://www.glyphosate.eu.
Il materiale è in fase di valutazione da parte di un altro gruppo composto da rappresentanti degli Stati membri Francia, Ungheria,Olanda e Svezia, il “gruppo per la valutazione del glifosato”, chiamato a presentare all’EFSA la sua relazione di valutazione.
Le conclusioni dell’EFSA sono attese per metà 2022, ma saranno precedute dal parere dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), che sta riesaminando la classificazione del glifosato, anche se nell’ambito di tutt’altra normativa (qui si tratta di classificazione, etichettatura e imballaggio di sostanze e miscele, si veda https://echa.europa.eu/it/hot-topics/glyphosate).
Comunque, gruppi a parte, non corrisponde affatto al vero che il glifosate sia “bandito in tutta la UE”, basta cercare il prodotto su Amazon per vedersi proporre tre pagine intere,
Verissimo ma il principio del “meno caro all’estero”, per me, rimane..
Non si capisce affatto perché una sostanza ritenuta dannosa,quale il “glifosato”,bisogna aspetare il dicembre 2022 per ritirarlo dalla circolazione.
Meditate gente, meditate..
Articolo molto interessante, ma non capisco perché di Eurospin avete preso in considerazione una sola tipologia. Ne vendono altre due che a mio parere andrebbero valutate. Cordialmente. Vittoria Sicurella.
Gentilissima, nella tabella sicuramente mancano delle referenze. Se desidera può inviarci le foto e l’etichetta qui: ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it
Grazie per le tabelle, molto utili. Tuttavia dato che nell’articolo parlate anche di qualità, sarebbe interessante avere anche una tabella con le paste migliori. Inoltre sarebbe interessante conoscere anche la temperatura di lavorazione ed essicazione della pasta, parametro che certamente incide sulla qualità, quantomeno su quella nutrizionale. Grazie per il vostro lavoro di informazione. Cordialmente, Maura
Concordo, ottima osservazione. E aggiungo: per completare il quadro sarebbe utile considerare i livelli dei residui chimici che si ritrovano nei prodotti dei vari marchi.