La nuova PAC in contrasto con Green Deal e obiettivi sul clima. Ambientalisti in rivolta contro la proposta di Politica agricola comunitaria
La nuova PAC in contrasto con Green Deal e obiettivi sul clima. Ambientalisti in rivolta contro la proposta di Politica agricola comunitaria
Giulia Crepaldi 26 Ottobre 2020Con il Green Deal europeo e la strategia Farm to Fork, l’Europa si era impegnata in una svolta verde per affrontare la sfida della crisi climatica. Eppure queste promesse rischiano già di rimanere lettera morta, sacrificate sull’altare della Politica agricola comunitaria, e degli interessi dei grandi gruppi del settore agroalimentare. La denuncia arriva dalle associazioni ambientaliste come Greenpeace, che bolla l’accordo raggiunto dai parlamentari europei sulla Pac come una “condanna a morte per le piccole aziende e l’ambiente”
Nella serata del 20 ottobre la plenaria del Parlamento europeo ha respinto la proposta della Commissione europea di tagliare i sussidi agli allevamenti intensivi e aumentare i finanziamenti destinati alle misure ambientali. Al suo posto è stato approvato un accordo tra i maggiori gruppi parlamentari che riserva alle pratiche agricole ecologiche solo il 20% dei fondi della Pac. Tra le proposte più dannose, sottolinea il WWF, c’è la decisione di cancellare l’obiettivo di riservare almeno il 10% di aree per la tutela della biodiversità all’interno delle aziende agricole, attraverso la creazione di stagni, siepi e piccole zone umide, quella di continuare a drenare le torbiere, fonte del 25% delle emissioni del settore agricolo europeo, e la scelta di eliminare il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti Natura 2000.
Una decisione che non ha fatto infuriare solo le associazioni ambientaliste come Greenpeace e Fridays for Future, ma anche una parte degli stessi europarlamentari, che hanno chiesto, senza successo, di cestinare la proposta di Pac in discussione e di ritornare al tavolo di programmazione. Il commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, dal canto suo ha dichiarato che l’accordo raggiunto è incompatibile con il Green Deal europeo.
“Quella che doveva essere l’occasione storica per promuovere la riconversione ecologica di un settore che ha livelli di produzione insostenibili per l’ambiente ed è spesso anche poco remunerativo per tanti agricoltori italiani – scrive Greenpeace – è diventata l’ennesima riprova del potere delle lobbies dell’agricoltura industriale e della priorità che hanno i loro interessi sulla salute di persone e ambiente”. Il comunicato prosegue ricordando come – Negli ultimi 60 anni, la politica agricola europea è stata totalmente cieca rispetto all’impatto dell’agricoltura sull’ambiente e con questa decisione il Parlamento Ue non fa altro che continuare volontariamente in questa direzione, ignorando gli avvertimenti della scienza sulla necessità di invertire rotta per affrontare la crisi climatica.”
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Non c’è di che meravigliarsi: i così detti politici capaci ed esperti non potevano partorire che questa nefandezza a scapito dei cittadini-consumatori, ma sicuramente a vantaggio di chi li foraggia!
Una vergogna.
poi noi a scuola dobbiamo perdere tempo in scartoffie per l’agenda2 030 dell’onu
Occorre tenere presente che la Pac non è una misura ambietale, ma è finalizzata prima di tutto a sostenere il redditto delle aziende agricole, se si vuole che l’agricoltura resti in Europa e non in mano di multinazionali. Le norme europee in tema di sicurezza sul lavoro e di rispetto del suolo sono già le più avanzate al mondo e mettere in difficoltà gli agricoltori europei significherebbe fare il gioco di chi realmente inquina e sfrutta il lavoro umano. Detto questo, la Pac come votata dal parlamento ue (ma ora ci sono i trologhi) prevede che per accedere alle misure di sostegno non basterà più la buona intenzione su determinate cosa da fare (semina su sodo, minima lavorazione, biologico, lotta integrata, ridoto consumo idrico, riduzione chimica, greening, precision frming…), ma si dimostri che siano stati raggiunti dei risultati. Quindi non dovrebbe pù accadere che un agricoltore acquisti con i finanziamenti ue dei macchinari di precisione che poi non usa in tutte le sue potenzialità. Questo approccio, se confermato, varrebbe per l’ambiente molto più di qualunque obiezione di greepeace, che si basa su assunti di principio e non d fatto.