La qualità si paga, soprattutto quando si tratta di olio extravergine di oliva, ma non sempre è così. Lo certificano i risultati del test, pubblicati sul numero di febbraio di Stiftung Warentest, la rivista dell’associazione dei consumatori tedesca, che ha esaminato, prima in laboratorio e poi di fronte a un panel di esperti assaggiatori, 27 bottiglie di olio extravergine in vendita nei supermercati e discount della Germania. Tra i marchi testati troviamo marchi famosi anche in Italia come Farchioni, Sasso e Bertolli. Grande assente è Monini, che si è sempre piazzato tra i migliori in tutti i test europei.
I risultati delle prove hanno destato non poche sorprese. In testa alla classifica troviamo Cucina, prodotto in Italia per la catena tedesca di discount Aldi, grazie alla buona qualità organolettica, all’etichettatura chiara e completa e al prezzo molto conveniente (10 €/l). Per correttezza va detto che l’olio rientrava in una promozione speciale durata poco, tant’è che dopo qualche settimana non era più in vendita. Altri oli proposti da Aldi a prezzi di 6-7 €/l sono stati giudicati come “discreti”. Al secondo posto troviamo Castillo de Camena, un olio spagnolo dal prezzo stratosferico di 36 €/l mentre la terza posizione è occupata dall’olio DOP Chianti Classico Farchioni venduto a 26 €/l. Anche in quarta posizione troviamo una maraca spagnola Soler Romero molto cara. L’extravergine Sasso Gold (10,60 €/l) prodotto con oli di provenienza europea ottiene un giudizio discreto, lo steso meritato da Primadonna Bio della catena di supermercati Lidl, che ha un prezzo molto interessante (6,70 €/l).
Non tutti gli extravergini italiani ottengono giudizi così brillanti. L’olio biologico dmBIO, una DOP Terra di Bari – Bitonto, nonostante la buona qualità sensoriale, ottiene un giudizio globale discreto, penalizzato dai test di laboratorio che hanno rilevato segni di invecchiamento, nonostante la data di scadenza fosse ancora lontana. Nell’elenco dei marchi italiani troviamo Rapunzel Bio (13,30 €/l) , Costa d’Oro Il Grezzo Bio (18,00 €/l), iSolai di San Giorgio (26,00 €/l) e Minato (20,00 €/l) – questi ultimi due ottenuti da olive 100% italiane – che non brillano nella prova sensoriale e e si meritano un giudizio sufficiente.
A un passo dall’insufficienza si piazza lo storico marchio italiano Bertolli Gentile (9,50 €/l) e Bertolli l’Originale (9,90 €/l) prodotti con una miscela di oli provenienti dall’Unione europea. Solo due oli sono stati bocciati dal test di Stiftung Warentest: si tratta di Gaea Krista (18,90 €/l), che al test sensoriale sapeva di vecchio e ammuffito, e di Rewe Bio DOP (10,00 €/l), dal sapore rancido, entrambi di origine greca.
Oltre alla qualità organolettica e chimica, il test ha preso in considerazione la presenza di residui di inquinanti. Nessun olio è risultato contaminato pesantemente da prodotti fitosanitari, solventi o idrocarburi policiclici aromatici.Tutti contengono idrocarburi saturi degli oli minerali (Mosh), in grado di accumularsi nel corpo, e più di un terzo piccole quantità dei più pericolosi idrocaburi aromatici degli oli minerali (Moah), anche se in quantità molto limitate. Solo l’italiano Farchioni è quasi totalmente privo di contaminanti chimici.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
26 euro al litro??? Giustamente, la qualità si paga, ma non quella cifra… ne basta meno della metà
Spesso nel prezzo dei prodotti incide anche la fama del marchio e la quantità offerta sul mercato.
Ma dai 3 euro di alcune offerte della GDO italiana ed i 36 euro di Castillo, ci sono tutte le anomalie di un mercato falsato.
Perché in questi casi le olive c’entrano poco, mentre la fantasia moltissimo.
Un piccolo olivicoltore a livello familiare che ben conosco afferma che un vero EVO a lui costa 8-9 euro il litro.Per questo non oso immaginare il contenuto di una bottiglia venduta ad E 3,50 nella GDO.
Perché nell’articolo citate la presenza di oli minerali Mosh e idrocaburi aromatici degli oli minerali (Moah) degli Olii di oliva analizzati e non vi soffermate su questo problema come se fosse una normalità. Da dove deriva la presenza di questi inquinanti in questo tipo di olio? Sarebbe interessante un vostro approfondimento qui di seguito Oppure in un articolo specifico visto che l’olio d’oliva dovrebbe essere almeno in teoria un alimento da preferire… grazie in anticipo
Gentile Carlo,
la presenza di residui di oli minerali negli alimenti, deriva principalmente da due fonti: rilascio dal packaging o contaminazione ambientale. Nel caso degli oli extravergini la contaminazione può derivare dagli scarichi dei motori dei macchinari agricoli utilizzati negli uliveti oppure da residui presenti nei prodotti fitosanitari utilizzati.
sono preoccupato dalla presenza rilevata di inquinanti da idrocarburi, anche negli oli bio…
Che i tedeschi fossero dei grandi estimatori e conoscitori dell’olio evo era risaputo. Attendiamo con ansia i giudizi sulla birra dei tasters Yanomani
Ce ne dovrebbero essere di più di questi test anche in Italia e siamo davvero contenti che anche la grande distribuzione stai iniziando a puntare sulla qualità e non solo su prodotti che, a partire dal prezzo inferiore al costo di produzione, sono di livello infimo.
Sono sempre perplesso di fronte a simili classifiche, anche perché ricordo un produttore di vino che vinse per anni uno dei massimi premi al Vinitaly, con un vino che andava ad acquistare da uno dei migliori produttori italiani residente in zona vocata. E a chi, dopo la premiazione, voleva acquistare quel vino, rispondeva che l’aveva venduto tutto in poche ore, soprattutto all’estero. Poi capita che l’olio che sa di vecchio è perché era rimasto a lungo nel magazzino del venditore e la colpa, da articoli come questo, ricade sull’incolpevole produttore. Resta infine vero che solo oli prodotti in quantità industriale ottenuti da miscele abilmente elaborate entrino nelle catene di supermercati e se il prezzo di vendita è alto spesso si tratta di incantare gli ignari acquirenti che ricercano il meglio. Ma sono gabbati. Si faccia attenziomne, anche chi pubblica queste notizie da comunicati stampa. Un po’ di prudente cattiveria non guasterebbe, indipendentemente dagli oli citati che possono essere anche tutti al top.
L’articolo non è ripreso da un comunicato stampa, il test è realizzato da una rivista edita da un istituto pubblico.