Olio di palma: in Francia raccolte 213 mila firme per chiedere a Lu di abbandonare il grasso tropicale e salvare le foreste. La petizione creata da un ragazzo di 17 anni
Olio di palma: in Francia raccolte 213 mila firme per chiedere a Lu di abbandonare il grasso tropicale e salvare le foreste. La petizione creata da un ragazzo di 17 anni
Redazione 28 Luglio 2017Oltre 213 mila firme per chiedere alla Lu, marchio francese di biscotti e prodotti da forno, di abbandonare l’olio di palma. La petizione è stata lanciata nell’ottobre 2015 sulla piattaforma Change.org da Johan Reboul, un giovane liceale allora diciassettenne di Nimes.
A spingere il ragazzo ad attaccare il gigante francese in un novello scontro alla Davide contro Golia, sono stati sentimenti ambientalisti. Le piantagioni di palma da olio sono la principale causa di deforestazione in Malesia e Indonesia, che sono anche i maggiori esportatori del grasso tropicale nel mondo. Con la distruzione delle foreste però scompaiono anche oranghi, rinoceronti di Sumatra e altre specie fortemente minacciate.
Le oltre 200 mila firme raccolte in meno di due anni con una petizione su contro Lu (una della maggiori aziende francesi produttrice di biscotti e prodotti da forno) su change.org, sono state affiancate da un azione di boicottaggio attraverso la piattaforma francese iBoycott. Nonostante l’appoggio dei consumatori, Lu non ha ceduto alle pressioni e continua a utilizzare il grasso tropicale in prodotti come Tuc e Mikado. L’azienda giustifica le sue decisioni affermando di utilizzare esclusivamente olio di palma sostenibile.
Mentre Lu, controllata da Mondelez, rimane sorda alle richieste dei consumatori francesi, Reboul, oggi diciannovenne, continua nella sua opera di boiccottaggio e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, e giura che la petizione rimarrà aperta fino a che l’azienda non cambierà idea.
Un simile petizione lanciata da Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade ha raccolto oltre 176 mila firme ed è stata determinante nel convincere diverse grandi aziende come Barilla e le maggiori catene di supermercati italiani ad abbandonare l’olio di palma.
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bravo, Reboul!
Scusate ma, visto che l’olio di palma e’ quello con resa maggiore di tutti gli altri oli, non credete che il suo sostituto utilizzera ancora piu terreni?
Maurizio
La palma da olio cresce esclusivamente nel clima equatoriale umido della foresta pluviale, con oltre 2000 ml di piogge e 25 gradi di media termica all’anno, il sistema con la più alta concentrazione di biodiversità della terra. La specie Elaeis Guneensis, da cui si ricava l’ olio, chiamata dendè in Africa e Brasile, esige solo quest’ambiente e non ci possono essere terreni marginali per la sua coltivazione che non siano terre già sottratte alla foresta pluviale. Invece il girasole cresce nelle praterie di paesi temperati a bassissima biodiversità come il MidWest americano, la Pampa argentina e l’Ucraina. E la colza, oggi selezionata senza acido erucico e con tanto acido oleico quanto l’olio di oliva, cresce persino in Scandinavia e Canada. Dieci ettari di terreno in queste zone hanno molta meno concentrazione di vita che un ettaro di foresta pluviale equatoriale, in quantità e varietà di forme di vita uniche. Ogni isoletta dell’Indonesia ha le sue specie endemiche adattate, mentre dalla Norvegia all’estremo Est della Siberia il lupo e la lince sono per esempio la stessa specie…
Diamo una mano a questo giovane francese boicottando e segnalando i prodotti francesi venduti qua in Italia che contengono olio di palma… io da tempo non acquisto più i biscotti TUC (e non solo quelli). Siamo noi a “comandare”, se noi non acquistiamo i prodotti le aziende cambiano scelte e strategie se, invece, ignoriamo, allora dovremo subire sempre. Sembrava che fosse impossibile eliminare l’olio di palma dai prodotti quotidiani, in breve tempo, invece, la stragrande maggioranza delle industrie l’ha eliminato dai loro ingredienti senza problemi di sorta anzi, spesso ne fanno un vanto visto che lo dichiarano in modo quasi “plateale” in etichetta.