I nostri lettori ci segnalano che su tantissimi prodotti continuano a trovare, nell’elenco degli ingredienti, la dicitura generica “grassi vegetali” od “oli vegetali”. Come mai a distanza di anni dall’entrata in vigore del regolamento (Ue) 1169/2011, che ne vietava l’utilizzo l’indicazione è ancora presente sulle etichette? Abbiamo chiesto all’avvocato Dongo di fare il punto della situazione.
Il regolamento (UE) n. 1169/2011 (vedi ebook L’Etichetta) è in vigore da più di quattro anni ormai, e la gran parte delle sue norme ha applicazione nell’intera Unione Europea a decorrere dal 14 dicembre 2014, ma l’Italia non ha ancora introdotto un apposito regime sanzionatorio.
Ciò ha comportato e tuttora implica un’estensione a tempo indefinito del periodo transitorio di applicazione delle regole europee. Poiché manca un atto di legge che stabilisca sanzioni per la violazione delle norme del regolamento, le autorità sanitarie di controllo non possono punire chi non adegua le etichette rispetto ai criteri attuali.
Capita così di incrociare sugli scaffali dei supermercati – come nei numerosi casi segnalati a Il Fatto Alimentare – prodotti con liste ingredienti dove non viene specificata la tipologia degli oli vegetali impiegati. Altri problemi di mancato adeguamento riguardano l’elenco degli ingredienti allergenici privo di evidenza grafica, le dimensioni dei caratteri inferiori rispetto all’altezza minima introdotta dal regolamento (UE) n. 1169/2011, le tabelle nutrizionali non adeguate al nuovo schema a sette elementi, e così via.
La situazione è destinata a protrarsi sino a quando il governo italiano non provvederà a emanare un decreto legge, o un decreto legislativo, con le sanzioni amministrative in tema di informazione al consumatore sui prodotti alimentari. Decreto del quale a tutt’oggi, purtroppo, non si ha notizia.
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Avvocato, giornalista. Twitter: @ItalyFoodTrade
sarei del parere che, le aziende che continuano a descrivere tra gli ingredienti non meglio specificati oli o grassi vegetali, in tali casi debba trattarsi dei soliti oli di palma e/o palmisto, dei quali, evidentemente, si “vergognano” di esporre i loro nomi in etichetta…
che facciano pure… io non li compro quando è scritto il generico grassi vegetali, perché è risaputo che è olio di palma, non certo altri olii.
Coma mai la Commissione Europea tanto solerte non sanziona l’Italia per questa mancanza?
Forse perchè….magari…chissà …pensateci…piccole aziende stanno smaltendo ancora i residui di vecchi incarti e magari hanno già ristampato le diciture giuste? Quello che forse non sapete sono i costi che le aziende ( e parlo delle piccole) devono sostenere ad ogni ristampa.
Che ci vuole direte voi? Tanto…..1500€ a cilindro di stampa per ogni colore, ordini minimi di impianto (nel senso ti servono 200 kg di incarto …il minimo è 800…..) quindi non sparate a zero su tutti….ci sono anche realtà che non si conoscono che operano sempre in buona fede…Grazie
Per i piccoli produttori aggiornarsi è sempre un costo maggiore che per i produttori più grandi.
Ma con qualche piccolo accorgimento senza costi si può, volendo, ovviare.
Ad esempio usare la macchina stampante del lotto e data di scadenza, per aggiungere indicazioni utili nelle vecchie confezioni non a norma, tipo: , , , , ecc…
La buona volontà trova soluzioni, quella cattiva solo giustificazioni.
Vorrei segnalare che, purtroppo, neanche tutti i prodotti pubblicizzati “senza olio di palma”, sono realmente tali: vedi i biscotti FIORI DI LATTE della linea verde del Mulino Bianco dove, nell’elenco ingredienti, posizionato al secondo posto, si legge “grasso vegetale di palma”, !Tutta quella pubblicità sul CAMBIAMENTO …… UN GRANDE, GRANDISSIMO IMBROGLIO!!!
Gentile Pina, le ricette sono state cambiate da poco e molto probabilmente i negozi e i magazzini stanno esaurendo le scorte.