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La condiscendenza nei confronti delle aziende che producono junk food deve essere eliminata

Nei confronti delle aziende del cibo, poi, non bisogna essere condiscendenti come lo si è stati con quelle tabacco, che hanno sostenuto per anni l’innocuità dei loro prodotti, per poi contare, decenni dopo, decine di milioni di morti. Per questo le nuove norme devono essere ispirate agli stessi principi in tutti i Paesi, e i governi locali, se aderenti a organizzazioni più grandi come l’Europa o gli Stati Uniti, devono essere obbligati a uniformare le normative nazionali a quelle internazionali. Il cibo, hanno fatto notare alcuni, non è come il tabacco, voluttuario: del cibo si ha bisogno per vivere.

La questione è dunque da valutare in maniera complessiva e attenta. Però, hanno risposto altri esponenti delle organizzazioni presenti, gli eccessi e gli errori fanno un numero tale di morti che, se si trattasse di una malattia infettiva, tutto il mondo sarebbe mobilitato e miliardi di dollari sarebbero già impiegati per la ricerca di una soluzione efficace. E dunque non bisogna avere scrupoli nell’agire anche drasticamente.

 

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La sedentarietà non è la sola componente ad aver facilitato l’aumento dell’obesità nel mondo

Una delle iniziative richieste citate è, infine, anche la stessa che emerge in un articolo pubblicato su CA: A Cancer Journal for Clinicians, dalla quale si evince che il vero punto cruciale della lotta all’obesità è la diminuzione del prezzo del cibo. Paradossalmente, l’aumento dell’obesità è coinciso con l’aumento dell’attività fisica, del tempo libero, della disponibilità di frutta e verdura fresche. Snack, automobili, televisione, fast food, sedentarietà, lavoro al computer, distributori automatici, dimensione delle porzioni hanno contribuito, ma non quanto basta a spiegare ciò che è avvenuto.

 

E allora che cosa ha incentivato maggiormente l’esplosione del peso? Il crollo dei prezzi. Secondo gli autori, infatti, nel 1930 gli americani (e gli abitanti dei paesi più ricchi in genere) spendevano un quarto del loro stipendio per mangiare; nel 1950 la cifra era già scesa a un quinto, e oggi è meno di un decimo. Tra i cibi più a buon mercato, inoltre, vi sono proprio quelli più pericolosi come quelli dolcificati e quelli a base di carboidrati e grassi.

È indubbio che una politica basata su tassazioni differenziate, limiti imposti per legge alla presenza di certi ingredienti, campagne informative e trasparenza su ciò che viene venduto possono dare una mano significativa.

 

Agnese Codignola

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Foto: Thinckstockphotos.com

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