Le etichette a semaforo possono essere un sistema molto efficace e immediato per fare capire ai consumatori il valore nutrizionale degli alimenti. Si tratta di loghi o simboli da apporre, su base volontaria, nella parte frontale della confezione (per questo dette fronte-pacco), in aggiunta alla tabella nutrizionale già presente sul retro, per aiutare i consumatori a comporre diete equilibrate. Si tratta di una tipologia di etichette nutrizionali basata sull’uso di colori per evidenziare la quantità di energia e di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale presenti. Nel Regno Unito i colori sono tre, mentre il modello francese Nutri-Score ne usa cinque.
Ci sono anche altre tipologie di etichette nutrizionali fronte-pacco. Possono essere monocromatiche o utilizzare altri codici e simboli per dare informazioni ai consumatori. Alcuni esempi possono essere la warning label nera adottata in Cile, il logo Nordic Keyhole usato nei paesi del Nord Europa e l’etichetta a batteria azzurra NutrInform sviluppata in Italia.
Lo scopo delle etichette a semaforo è favorire la scelta di alimenti idonei dal punto di vista nutrizionale, dare la possibilità al consumatore di fare un confronto tra prodotti della stessa categoria, focalizzare l’attenzione sull’equilibrio dietetico, e rispondere alle richieste dei consumatori che vogliono mantenere un’alimentazione bilanciata, o hanno esigenze che richiedono un’attenzione particolare.
Nel nuovo dossier de Il Fatto Alimentare intitolato Nutri-Score – Il semaforo della discordia- in 57 pagine focalizziamo l’attenzione su due modelli di etichette, protagoniste di un accesissimo confronto nell’opinione pubblica italiana: il Nutri-Score francese, che si candida a diventare il sistema di etichettatura a semaforo in Europa, e il ‘rivale’ italiano NutrInform Battery.
Ai lettori interessati a ricevere l’e-book chiediamo di fare una donazione libera cliccando qui. Poi basta inviare una mail in redazione per ricevere l’e-book in pdf. Chi non ha questa disponibilità lo può ricevere gratuitamente scrivendo in redazione all’indirizzo ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Mi pare che ci sia, da parte de Il fatto alimentare, quasi un’ossessione per introdurre il Nutri-score in Italia. Io sceglierò sempre un pezzo di parmigiano rispetto ad un formaggio molle in scatola, pieno di acqua e altamente lavorato, anche se il Nutri-score mi dice che il secondo è più salutare del primo. Per citare Paracelso “Nulla è di per sé veleno, tutto è di per sé veleno, è la dose che fa il veleno”, è la quantità che può essere pericolosa. La dieta mediterranea propone cibi che sono in zona rossa, ma non si mangia solo quei cibi, bensì si assumono insieme ad altri, e quindi se ne abbassa la quantità e la cosiddetta pericolosità.
@enciclopivo, condivido parola per parola quello che dice.
Sinceramente anche io non arrivo a capire come mai il Fatto Alimentare veda nel cartellino a semaforo la panacea per la risoluzione di tutti i problemi legati alla cattiva nutrizione…
Qualche lettura utile a chiarire perché sarebbe importante in Italia l’introduzione di un sistema di etichettatura a semaforo come il NutriScore ma anche della SugarTax:
https://ilfattoalimentare.it/italia-bambini-obesita-industria.html
https://ilfattoalimentare.it/nutrinform-battery-nutri-score-salute.html