Nestlé adotta il Nutri-Score in Europa entro la fine del 2019. Barilla lo usa già in Francia sui prodotti Harrys. Reazioni negative dall’Italia
Nestlé adotta il Nutri-Score in Europa entro la fine del 2019. Barilla lo usa già in Francia sui prodotti Harrys. Reazioni negative dall’Italia
Giulia Crepaldi 1 Luglio 2019Un nome eccellente si aggiunge alla lista delle aziende che hanno scelto di adottare ufficialmente il Nutri-Score: Nestlé. L’amministratore delegato del ramo europeo della multinazionale svizzera, Marco Settembrini, ha dichiarato che entro il 2019 l’etichetta a semaforo francese campeggerà su tutti i prodotti venduti in Europa, a partire da Francia, Belgio e Svizzera. La scelta, fa sapere Nestlé, è una risposta alla richiesta dei consumatori europei di avere più informazioni e trasparenza su ciò che mangiano.
Nestlé va così a fare compagnia ad altre 115 grandi e piccole aziende che hanno adottato il Nutri-Score, a partire dal lancio ufficiale avvenuto nell’ottobre 2017. Tra di esse figurano le multinazionali Bonduelle, Danone, McCain e Findus e catene di supermercati come Auchan, Casino, Colruyt, Intermarché e Leclerc, nonché il discount tedesco Lidl. Carrefour, invece, ha scelto di usare il Nutri-Score solo sulla sua app. Nella lista, sorprendentemente, compare anche un’azienda italiana: è Barilla (o meglio Barilla France), che zitta zitta ha adottato il Nutri-Score sui prodotti da forno del marchio francese Harry’s, di cui è proprietaria dal 2009.
Puntuali come un orologio, sono arrivate le reazioni negative dall’Italia. Federalimentare in un comunicato tuona contro le “etichette fuorvianti” che penalizzano il Made in Italy, mentre Filiera Italia parla di “un sistema che va contro una dieta sana ed equilibrata e che penalizza prodotti di eccellenza come l’olio d’oliva, premiando invece prodotti artificiali e di sintesi” e “fa il gioco delle multinazionali”. Dichiarazioni simili sono giunte anche da Coldiretti, Cia-Agricoltori Italiani e dal Codacons.
Parole che cercano di far passare il messaggio di un Nutri-Score voluto dalle ‘cattive’ multinazionali contro il Made in Italy e la dieta mediterranea, e che rivelano anche una grande confusione – forse voluta – sul funzionamento dell’etichetta a semaforo francese. Il Nutri-Score, infatti, prende in considerazione sia i nutrienti da limitare nella dieta (calorie, grassi saturi, zucchero e sale) che quelli positivi per la salute (frutta, verdura e frutta secca, fibre e proteine) per esprimere un giudizio sintetico (dalla A verde scuro alla E rossa). Secondo le raccomandazioni francesi, una dieta equilibrata dovrebbe essere essere composta principalmente da alimenti grezzi (cereali integrali, frutta e verdura, carne e pesce) e in minima parte da prodotti confezionati, privilegiando quelli con i bollini verdi e gialli, limitando il consumo di quelli con bollino rosso. In che modo questo contrasterebbe con la dieta mediterranea, non è dato saperlo.
La decisione del colosso svizzero è arrivata dopo il fallimento, nell’autunno 2018, dell’Evolved Nutrition Label, l’etichetta a semaforo che sei multinazionali – Coca-Cola, Nestlé, Mondelez, Unilever, PepsiCo e Mars, che aveva rinunciato per prima al progetto – avevano cercato di sviluppare negli scorsi anni. Questa sì rischiava di essere un’etichetta fuorviante per i consumatori: il modello si ispirava al semaforo britannico, utilizzando però porzioni di alimento stabilite arbitrariamente dalle aziende, facilmente manipolabili per far diventare gialli i bollini rossi. Forse è per questo che anche l’etichetta a batteria proposta dall’Italia si basa sulle porzioni?
Il Fatto Alimentare è da sempre a favore delle etichette a semaforo e sostiene l’iniziativa dei cittadini europei Pro Nutri-Score. Invitiamo tutti i nostri lettori a firmare la petizione.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.