È successo ancora. Una nave per il trasporto di animali vivi è rimasta bloccata per alcuni giorni in mare. Questa volta, rivela Compassion in World Farming Italia, è successo alla Phoenix III con il suo carico di 1.200 giovani tori e oltre 5.600 pecore. A causa di una tempesta la nave è rimasta ferma per due giorni nelle acque siciliane di Mazara del Vallo, nel corso della navigazione tra la città portoghese di Sines e il porto israeliano di Haifa, raggiunto poi il 4 novembre. Un gruppo di Ong (*) che ha seguito la vicenda, ha scritto alla Commissione d’inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto del Parlamento europeo (Anit) per chiedere di vietare la pratica del trasporto via mare.
Anche se questa volta la situazione si è risolta rapidamente, il caso ha riportato l’attenzione sulla dibattuta questione del trasporto degli animali vivi su lunghe distanze. Nonostante siano rimasti bloccati solo per due giorni, al momento dello sbarco gli animali sono apparsi esausti, con sintomi da stress da calore e 14 sono morti. Le immagini scattate durante lo scarico da attivisti dell’Ong Israel Against Live Shipments mostrano condizioni di sovraffolamento, con tori molto sporchi e con le corna rotte. Dopo il trasporto a terra, gli animali hanno viaggiato, questa volta su camion, per altri 90 km per raggiungere un sito di quarantena, da cui poi verranno spostati negli allevamenti dove trascorreranno gli ultimi mesi di vita prima della macellazione.
“Sono state ore difficili: – dichiara Annamaria Pisapia, Direttrice di Ciwf Italia – quando Phoenix III era scomparsa dai radar al largo di Mazara del vallo, non sapevamo cosa era successo a questi animali, già provati da diversi giorni di viaggio. Vedendo lo stress degli animali arrivati in Israele, ammassati come pacchi, e sapendo che alcuni non sono sopravvissuti al viaggio, non possiamo che ribadire ancora una volta: le esportazioni di animali vivi verso paesi terzi sono un incubo e vanno vietate per legge, a cominciare da quelle via nave. Se questo divieto legislativo continua a tardare a venire, quante altre tragedie dobbiamo attenderci, quanta sofferenza?”
La maggior parte delle navi operative in Unione Europea per il trasporto di animali è molto vecchia, soggetta a fermi, incidenti e guasti. E la Phoenix III non fa eccezione: è attiva da ben 43 anni, ed è stata convertita a questo uso quando aveva già 33 anni di servizio alle spalle. Inoltre, secondo l’autorità centrale rumena, ha anche trasportato animali vivi senza autorizzazione da aprile ad agosto 2021: eppure nel periodo dal 10 aprile, quando è scaduta l’autorizzazione concessa dalla Romania, al 18 agosto, quando è stata riautorizzata dalla Croazia, la nave ha fatto otto viaggi esportando animali da Croazia, Portogallo e Romania verso Israele.
Questo caso non può che riportare alla memoria quelli della Karim Allah e del mercantile Elbeik che all’inizio del 2021 si sono trascinati per mesi prima di individuare un porto di sbarco. Oppure quello delle 20 navi bestiame bloccate con i loro 130 mila animali quando la portacontainer Ever Given si è incagliata nel canale di Suez. Questi casi, scrive Ciwf Italia, ricordano che nel trasporto via mare non è possibile in alcun modo proteggere gli animali, figuriamoci garantirne il benessere: il maltempo, i guasti e gli imprevisti possono causare ritardi, e la maggior parte dei porti non è attrezzata per ospitare il bestiame, che così può rimanere bloccato a bordo a lungo. Inoltre i rapidi cambiamenti delle condizioni del mare possono mettere a grande rischio sia gli animali, che in caso di emergenza estrema non possono essere messi in salvo e sono destinati ad affondare con la nave, come merci qualsiasi. Per questo le Ong nella lettera al Parlamento UE chiedono il divieto del trasporto di animali vivi in mare.
(*) Animals International for a Kinder World, Animal Welfare Foundation, Plataforma Anti-Transporte de Animais Vivos, Animals Without Borders, Ciwf Italia Onlus, Ethical Farming Ireland, Israel Against Live Shipments
© Riproduzione riservata Foto: Israel Against Live Shipments
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.