Mulino Bianco volta pagina e annuncia sul sito di “avere già sostituito in oltre 30 prodotti l’olio di palma con altri oli”. Siamo di fronte ad un cambiamento della politica dell’azienda di Parma che aspettavamo da tempo. Per capire l’importanza della svolta basta dire che Barilla sino a quattro mesi fa era una delle aziende impegnate nella campagna pubblicitaria per promuovere l’immagine dell’olio di palma costata dieci milioni di euro (la più costosa campagna collettiva fino ad ora). Adesso, come se niente fosse. l’azienda pubblica sul sito una pagina con le foto di 32 prodotti senza olio di palma, e promette di cambiare le ricette anche a biscotti come le Macine (come abbiamo già anticipato in questo articolo), i Tarallucci, i Galletti e i Girotondi.
Quando nel novembre 2014 Il Fatto Alimentare insieme a Great Italian Food Trade ha lanciato la campagna contro l’invasione dell’olio tropicale, più volte abbiamo scritto all’azienda di Parma invitandola a modificare le ricette con scarso successo. In realtà, mentre i due fratelli Guido e Paolo Barilla erano impegnati a rilasciare dichiarazioni a favore dell’olio tropicale in giro per l’Italia, i tecnici della ricerca e sviluppo procedevano alla sostituzione sistematica dell’olio di palma con il girasole e l’oliva. Il cambiamento si rendeva necessario per non perdere la fiducia di milioni di consumatori decisi a non comprare prodotti con il palma ed evitare perdite finanziarie. Tutto ciò è avvenuto quasi in segreto senza fare pubblicità. Basta dire che un anno fa Il Fatto Alimentare aveva contabilizzato oltre 15 referenze Mulino Bianco palm free e adesso i prodotti sono 32.
Un mese fa dopo la pubblicazione dell’Efsa di un documento che rilevava tracce di sostanze cancerogene nel palma, abbiamo chiuso la petizione su change.org che aveva raccolto 176 mila firme dichiarando la vittoria. Abbiamo poi lanciato la storia dei ‘palma-leaks’ dove raccontiamo come le multinazionali dell’industria alimentare avessero piena coscienza dei pericoli correlati al palma sin al 2004. 2004. Oggi abbiamo vinto anche sul campo, perché la decisione di Mulino Bianco indurrà le aziende che non hanno ancora provveduto a modificare le ricette per non perdere quote di mercato. È stato difficile convincere i manager delle grandi aziende supportati da un gruppo di nutrizionisti con gravi conflitti di interesse a fare cambiare gli ingredienti, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Mulino Bianco non è il primo gruppo ad avere cambiato filosofia, i pionieri sono stati Colussi-Misura, Esselunga, Gentilini e Coop. Il prossimo potrebbe essere Ferrero visto che nel nuovo nuovo assortimento propone quattro merendine Kinder senza olio tropicale. Forse è una casualità ma a noi piace pensare che non sia così. Chi l’avrebbe mai detto, anche solo un anno fa?
Roberto La Pira e Dario Dongo tech@fare.email
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Mi chiedo perché non usano il burro, che tra i grassi per i dolci è comunque il migliore.
Tutti gli oli vegetali se trattati economicamente ad alte temperature generano sostanze potenzialmente cancerogene. Mettevi l’anima in pace.
L’olio di palma è nel mirino perchè attualmente spesso prodotto in maniera economica.
Nessun olio salva l’ecosistema se non è prodotto in maniera sostenibile.
Gli grassi insaturi sono liquidi non vanno bene a dare consistenza ai cibi.
Gli grassi saturi.. si sciolgono male anche nel sangue..
Se per ” prodotto in maniera economica ” intendiamo distruzione dell’ambiente, forse sarebbe il caso di pensarci.
A tutti quelli che sostengono che qualsiasi olio vada bene per sostituire il palma, ricordo che oli con ricche percentuali di polinsaturi oltre ad essere pro-infiammatori a temperature elevate gli omega 3 e 6, essendo termolabili,
si degradano e diventano grassi trans e quindi peggiori di qualsiasi saturo. Non so voi ma io l’olio di girasole o mais per prodotti da forno li eviterei come la peste nera
Scusi ma dove le legge queste cose? Può fornire dettagli e riferimenti autorevoli altrimenti sono storielle che non ospitiamo in questo sito
Per il fatto che i polinsaturi siano altamente termolabili non me lo invento io. Sono liquidi perché legati a più molecole di idrogeno e sono instabili alle fritture o alle alte temperature di un forno. Inoltre sempre per l’alta percentuale di insaturi sono oli troppo sbilanciati verso gli omega 6 rispetto agli omega 3. E quindi infiammatori. E questa è cosa assodata. Non è una storiella, verificate voi, approfondite. Io queste cose le so già. Il rapporto corretto è: Per 1 quantità di omega 3 al massimo 5 o 10 di omega 6. Inoltre con il calore i polinsaturi si degradano e nel processo di degradazione vengono introdotte piccole quantità di acidi grassi trans. L’olio di girasole se lo si vuole proprio usare si deve impiegare solo quello alto oleico che ha la composizione simile all’oliva. Ma in nessuna etichetta viene mai specificato di quale variante di olio di girasole si tratta. Saluti e grazie per aver pubblicato i miei commenti negativi. Corretto da parte vostra.
Però a questo punto mi sembra che state facendo una pubblicità gratuita alla Mulino Bianco! Se l’azienda ha deciso di cambiare rotta ma, ha pure deciso di non farlo sapere a nessuno (a differenza, per esempio, della Colussi- Misura che ha scritto nero su bianco in etichetta “senza olio di palma”) perchè mai voi pubblicizzate, facendo un servizio gratuito molto importante, questa decisione presa non certamente per rispettare i consumatori, ma obbligata dalla diminuzione delle vendite?
Noi pubblichiamo notizie e la scelta di Barilla Mulino Bianco è una grossa novità che condiziona tutto il mercato e da’ una svolta al settore. Certo che Barilla non lo ha fatto per amore dei consumatori, ma questo se lei ci ha seguito in questa storia lo abbiamo scritto molte volte proprio rivolgendoci a Paolo e Guido Barilla
Penso che uno dei prossimi passi sia un intervento sul Ministero della sanità. Se è comprovato, come lo è, che l’olio di Palma è non solo sconsigliabile, ma addirittura nocivo, perché non interviene in nome della salute pubblica? Amio avviso è una grave mancanza e si potrebbero, se del caso, fare anche degli esposti alla magistratura, l’ultino e ahimè intasato filtro al malaffare.
Mi sembra se ne parli solo in italia.
Salve, io adotto ormai da tempo un’alternativa validissima all’olio di palma nei miei dolci fatti in casa: l’olio di riso. Qualche tempo fa avevo anche scritto ad un noto marchio dell’industria dolciaria affinché lo utilizzasse al posto dell’olio di palma nella sua crema spalmabile… Ma sono una voce isolata! È inodore ed insapore, quindi più versatile dell’olio d’oliva e di girasole.
Grazie per la vostra attenzione
Michela
Buongiorno. Qual’è la situazione attuale sul palma a livello europeo. Questo cambiamento è in atto anche in altri paesi? Allo stesso livello che in italia. Se non fosse cosí, perchè?
Grazie
Solo in Italia il 95% dei prodotti da forno era preparato con olio di palma e questo elemento ha generato la nostra petizione contro l’invasione del grasso tropicale . Per questo motivo da noi il
Problema è stato più sentito.
Immagino mi può dare evidenza di questo dato (95%).
Poi vorrei capire come mai aspettate ora che ferrero faccia il passo se, da quanto mi risulta, non riesco a categorizzare ferrero tra i produttori di prodotti da forno.
Bastava entrare in qualsiasi supermercato e osservare le etichette per rendersene conto. Poi abbiamo fatto anche una raccolta dati dei prodotti palm free ed erano proprio pochi e soprattutto di marche poco diffuse a livello nazionale . Le merendine Fiesta Ferrero secondo me sono prodotti da forno.
Mi riferivo ai dati sull’estero. Se in italia era 95% immagino l’estero fosse meno? Un dato effettivo? O supposizione?
Non capisco come mai questo fenomeno del palma sia di esclusività italiana.
Per quanto riguarda Ferrero intuisco che l’importanza sia più “nominale” che altro visto che fiesta sui prodotti da forno non penso sposti l’ago della bilancia. Capisco Barilla, ma Ferrero sui prodotti fa forno….
Nessuna società che si occupa di ricerche di mercato (Nielsen…) ha rilevato il dato
Salve,
dove avete trovato i prodotti sopra citati senza olio di palma?
E’ da quando ho letto l’articolo che sto cercando tra le varie catene,
Carrefour, Conad ecc…,
ma trovo sempre tutti i biscotti contenenti palma!!
Grazie
probabilmente occorre aspettare che supermercati e magazzini terminino le scorte.
Ringrazio Roberto La Pira per l’onestà di aver confermato che il 95% dei prodotti da forno italiani utilizzino palma è una stima non confermata da analisi di mercato. Magari molto simile al vero, ma di certo in linea con gli altri paesi. Nè di più ne di meno fino a che non ci siano degli studi di mercato che lo confermino.
Ringrazio inoltre per non aver ribattuto al fatto che l’altrrnativa al palma è un fenomeno esclusivamente italiano. Non si giudica il fatto che sia giusto o no, o che se uno voglia buttarsi dalla finestra gli altri debbano seguire.
Ringrazio inoltre per non aver ribattuto al fatto che Ferrero ha valenza sul palma non certo per i prodotti da forno. Lasciando forse intuire che aspettate che Ferrero faccia il passaggio per il prodotto che rappresenta il loro core busIness.
Comunque che tutto questo comporti importare piu olio di girasole alto oleico dall’ucraina importa poco alla gente.