Barattoli di miele

Per gli amanti del miele, sugli scaffali dei supermercati le proposte sono numerose: millefiori, oppure di acacia, di eucalipto, di agrumi, liquido oppure più denso, convenzionale o biologico, di solito in barattoli di vetro, non mancano confezioni di plastica, o addirittura bustine, da cui spremere il dolce alimento come maionese. Il miele è prodotto dalle api in seguito alla rielaborazione delle sostanze zuccherine di cui si nutrono: prevalentemente nettare di fiori, ma anche melata, una secrezione prodotta dalle piante in risposta alle punture inflitte da piccoli insetti, come gli afidi. Questo alimento, come l’olio o il latte, deve essere commercializzato tal quale, senza l’aggiunta di nessuna sostanza.

Da punto di vista commerciale, è definito millefiori, quando è prodotto da api che vanno a bottinare su varietà di fiori diverse, oppure monoflora, quando è ottenuto grazie alla netta prevalenza di un nettare (secondo norme specifiche) come l’acacia, il tiglio o il castagno. In questi casi il sapore è legato alla specie botanica: il miele d’acacia è più delicato, il castagno ha un sapore più intenso, quello di corbezzolo è addirittura amarognolo. I ‘veri’ millefiori sono tutti diversi, perché profumo, sapore, colore e consistenza dipendono dalle caratteristiche del territorio, dalla stagione, dalle condizioni meteo, insomma da ciò che le api trovano in un certo luogo in un certo momento. Un miele che presenti sempre le stesse caratteristiche di aroma è prodotto con miscele modificate opportunamente per ottenere questo risultato.

Miele: i dati sulla produzione

Il 2023 è stato un anno buono: in Italia sono state prodotte circa 23 mila tonnellate di miele (dati dell’Osservatorio nazionale miele), una quantità pari quasi al doppio dell’anno precedente quando, a causa delle gelate primaverili, ne erano state prodotte circa 12.500 tonnellate. La produzione però basta per soddisfare solo poco più della metà della domanda; quindi, per il resto, ci rivolgiamo all’estero, così nel nel 2022 ne sono state importate quasi 25 mila tonnellate e per il 2023 si stimano circa 23 mila tonnellate. I principali Paesi fornitori sono: Ungheria, da cui proviene il 30% del miele che è entrato in Italia nel 2022, Ucraina (13%), Argentina (13%), Moldavia (9%) e Polonia (9%).

A livello europeo si trova lo stesso andamento: la produzione del vecchio continente soddisfa il 60% circa della domanda, per il resto si importa da Paesi extra-UE. Nel 2022 i principali fornitori sono stati Cina, con il 36% dell’import, e l’Ucraina (24%). La Cina è infatti il maggior produttore a livello globale – con 470 mila tonnellate nel 2022, ha prodotto un quarto del totale mondiale – e il principale Paese esportatore. 

Il miele che troviamo al supermercato, quindi, può essere italiano, provenire da Paesi dell’Unione europea, da nazioni extra-europee oppure essere una miscela di mieli diversi.

Vasetto di miele, con pezzi di favo, polline e fiori
Il miele che troviamo al supermercato può essere italiano o una miscela di diverse origini

Perché importiamo questa grande quantità di miele? L’abbiamo chiesto a Giancarlo Naldi, direttore dell’Osservatorio nazionale miele.

“Questo accade essenzialmente per due motivi: la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare la domanda, – spiega Naldi – inoltre, il miele dall’estero viene importato a prezzi molto bassi, spesso inferiori ai costi di produzione degli apicoltori italiani; la grande distribuzione organizzata, quindi, per abbassare i prezzi al consumo, ricorre in larga misura ai mieli d’importazione. In questo momento, inoltre, visto che lo scorso anno gli italiani hanno ‘tirato la cinghia’ e ridotto i consumi anche nel settore alimentare, ci sono scorte di magazzino dei mieli di produzione nazionale che rischiano di rimanere invendute perché poco convenienti rispetto al miele estero.”

Nel 2022 il prezzo medio all’ingrosso del miele d’acacia italiano, infatti, è stato pari a circa 8 €/kg, mentre quello del millefiori era 5,7 €/kg. Poco concorrenziali se pensiamo che il prezzo medio del miele ungherese era 4,3 €/kg e quello ucraino 2,6. Il prezzo medio del miele extra-UE all’ingrosso era 2,65 €/kg, ma il prodotto cinese si fermava addirittura a 1,58.

Un prezzo così basso permette di mantenere concorrenziale il prezzo al consumo di prodotti ricavati miscelando prodotto italiano con miele più economico. Questa procedura è nota e legale però potrebbe aumentare il rischio di adulterazioni. La normativa europea prevede che al miele non si possa aggiungere nessun altro ingrediente, mentre in Cina è permesso ‘diluire’ il miele con sciroppi di zucchero (di barbabietola o di mais). Questa adulterazione non comporta rischi per la salute, ma è una truffa ai danni dei consumatori che pagano come miele un prodotto che in parte è semplice sciroppo di zucchero, ben più economico del miele e privo delle proprietà benefiche del prodotto delle api. Inoltre, si tratta di concorrenza sleale verso quei produttori che lavorano in modo corretto, a norma di legge, cercando di realizzare un prodotto genuino.

Quali sono le possibili truffe in cui possiamo incorrere acquistando il miele?

“La presenza sul mercato di miele ‘allungato’ con sciroppi zuccherini è un’eventualità non così frequente. – Dice Naldi – Si verifica invece con una certa frequenza il mancato rispetto dell’origine dichiarata. Possiamo trovare, per esempio, del miele millefiori dichiarato, e commercializzato, come un più pregiato miele d’acacia. Individuare la presenza di sciroppi zuccherini oppure non conformità rispetto all’origine dichiarata non è così semplice. Per questo, si stanno mettendo a punto metodiche più efficienti che comprendono diverse tecniche di analisi integrate, in modo da ridurre il più possibile il rischio di adulterazioni o anomalie.”

Come posiamo difenderci dal rischio di truffe?

“Bisogna sempre leggere l’etichetta – fa notare Naldi – che in Italia, dal 2006, deve riportare l’origine del miele o almeno l’indicazione ‘UE’ oppure ‘non-UE’. Ricordiamo inoltre che tutto il miele genuino, tranne quello d’acacia, di castagno e di melata, tende a cristallizzare, cioè diventa solido. Un miele millefiori che rimane limpido e fluido e non cristallizza, molto probabilmente è stato pastorizzato, cioè trattato con il calore. Questo trattamento permette di rendere omogenee eventuali miscele e mantenerle fluide, però ha effetti negativi sia sull’aroma e il gusto che sulle caratteristiche nutrizionali”.

Donna versa miele in una ciotola per fare una granola o un muesli
Un miele millefiori che rimane limpido e fluido e non cristallizza, molto probabilmente ha subito un processo di pastorizzazione

La buona notizia è che questa indicazione sarà presto obbligatoria anche a livello europeo, in modo più specifico di quanto finora previsto in Italia. È stato infatti raggiunto un accordo sulla “Direttiva colazione” (che riguarda prodotti come marmellata, succhi di frutta e miele), norma che prevede per il miele l’indicazione del Paese d’origine (e non solo UE/extra-UE), con la specifica delle percentuali provenienti da diversi Paesi, quando si tratta di miscele complesse. 

Grande distribuzione, mercatini e apicoltori

Le vendite al dettaglio di miele, per il 2022, parlano di 15.463 tonnellate, una quantità in leggera flessione rispetto al 2021 (15.759) a cui corrisponde un aumento del prezzo medio al consumo che nello stesso periodo passa da 8,80 a 9,25 €/kg (dati Ismea). Anche per il miele quindi, come per tanti altri prodotti, si spende di più per acquistare meno. Il principale canale di vendita è il supermercato, non dimentichiamo però che per questo prodotto hanno un peso importante anche i mercatini e la vendita diretta, canali che non sono considerati nelle indagini di mercato che quindi tendono a sottostimare il consumo effettivo di questo alimento. Per comprendere la domanda complessiva di miele, bisogna considerare che questo viene utilizzato anche dall’industria come ingrediente di dolci e viene in parte esportato.

Cosa succede nei supermercati?

Per quanto riguarda i prezzi al consumo, nei siti delle principali catene di supermercati, per il miele millefiori abbiamo trovato listini medi variabili da 7,50 a 20 €/kg. Il più economico è il miele Maribel (origine: Ungheria e Ucraina) venduto dalla catena Lidl (7,40 €/kg). Rimane sotto 8 €/kg anche il miele della linea Smart di Esselunga (Ungheria, Romania, Argentina, Serbia, Moldavia, Croazia), mentre si spendono 8-10 €/kg per il millefiori a marchio Coop, prodotto in Italia. In generale, come si può vedere dalla tabella, i mieli italiani sono più costosi e il prezzo si alza per i prodotti certificati bio, per i quali si spendono 12-20 €/kg. Il miele Ambrosoli, pur non essendo bio ed essendo prodotto con una miscela di mieli UE/non UE costa 13-15 €/kg, a seconda della catena e del formato.

Tutti i supermercati, oltre ai prodotti ‘basici’ propongono anche mieli monoflora regionali, di solito in formati più piccoli, con prezzi simili a quelli dei prodotti biologici. Per il miele d’acacia, uno dei più amati, si spendono in media fra 15 e 25 €/kg. Rimane intorno a 10 €/kg quello a marchio Maribel (Lidl), raccolto in Ungheria, mentre si superano i 30 €/kg con il miele di acacia italiano e biologico a marchio Rigoni di Asiago.

Come scegliere il miele?

Il quadro è molto diversificato, e non è facile fare una scelta: conviene risparmiare, oppure spendere di più per acquistare miele italiano? Il settore, fra l’altro, è importante anche per il ruolo di impollinatori rivestito da questi insetti le cui popolazioni, ormai da diversi decenni, mostrano importanti segni di declino. Per tutelare gli apicoltori, e anche i consumatori, garantendo una filiera ‘pulita’, il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria ha condotto uno studio sul ‘prezzo giusto’ considerando i diversi aspetti che incidono. Queste le conclusioni: è molto difficile definire un ‘prezzo giusto’ perché i costi di produzione variano in base alle dimensioni delle aziende e al modo in cui sono condotte, pare comunque verosimile indicare un prezzo al consumo non inferiore a 9-10 €/kg.

Un ultimo consiglio per i lettori? 

“Purtroppo, pagare un prezzo alto non garantisce la genuinità, – fa notare Naldi – certo però che un miele genuino non può avere un prezzo troppo basso. Quando è possibile acquistare dai produttori e creare una relazione basata sulla fiducia, possiamo apprezzare sia il miele che il lavoro che ci sta dietro. In ogni caso, è importante leggere le etichette, che devono sempre riportare l’origine, anche nei mercatini, dove purtroppo non è difficile prendere delle fregature.”

Tabella miele 1 Esselunga CoopTabella miele 2 Lidl Pam Bennet ConadTabella miele 3 Ambrosoli Mielizia Rigoni Luna di MieleTabella miele 4 Il Pungiglione Alce Nero Viviverde Coop

* Prezzi rilevati nelle principali catene di supermercato online

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock

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Flavio
Flavio
9 Marzo 2024 10:53

Questa settimana Millefiori venduto da Lidl a 4,99€/kg, e sempre Millefiori venduto da Penny Market a 5,58€/kg.
E non sono eccezioni sul miele di primo prezzo, qualche settimana fa ho visto miele a 3,98€/kg.

Sergio Carlini
Sergio Carlini
10 Marzo 2024 12:32

Ho imparato da mio nonno -grande apicoltore e studioso di apicoltura – che è bene sempre acquistare Miele Italiano. La legislazione italiana è molto rigida e sono complicate le “porcherie”; certo che se poi si importa miele cinese ad un prezzo stracciato, sapendo che buona parte non è miele, come al solito l’apicoltore italiano viene penalizzato… come i ns agricoltori, allevatori ecc. ecc. Pensare che le industrie dolciarie usano miele cinese per le merendine che mangiano i ns figli e nipoti!!
E i Governi dove sono? Al momento in Abruzzo, poi in Basilicata, poi l’Europa…hanno troppe cose a cui pensare!!

Roberto
Roberto
Reply to  Sergio Carlini
11 Marzo 2024 12:43

Concordo, da ex apicoltore, con l’acquistare miele italiano, se possibile direttamente da apicoltori di fiducia.

Quando non riesco, al supermercato cerco sempre miele di provenienza italiana e acquisto solo quello.

Giovanni
Giovanni
12 Marzo 2024 18:07

Personalmente sono un po’ di anni che acquisto miele millefiori 100 percento italiano prodotto da Rigoni di Asiago, lo trovo tra gli 8.5 e gli 11€ al kg e anche paragonandolo a quello di produzione artigianale, se la cava alla grande, mai liquido, bello profumato, sapore e consistenza giusta.

Giampaolo
Giampaolo
12 Marzo 2024 20:26

Articolo molto interessante!

Luca Strigini
18 Marzo 2024 18:50

Ringrazio dell’articolo, ma non trovo risposta a questo quesito:
come faccio a sapere se un miele è stato sottoposto a trattamenti termici? Quasi nessuno lo indica. Se una confezione ha il miele cristallizzato, viceversa, posso ritenere che NON è stato sottoposto a trattamenti termici? Ritengo che molte delle qualità salutari del miele si perdano, scaldandolo

Valeria Balboni
Valeria Balboni
Reply to  Luca Strigini
19 Marzo 2024 16:43

Gentile Luca, il miele non pastorizzato, nel tempo cristallizza. Rimangono liquidi solamente i mieli di castagno, di acacia e poche altre varietà. Quindi se scegliamo un miele cristallizzato, possiamo dire che non è stato sottoposto a trattamenti termici.

Roberto
Roberto
Reply to  Valeria Balboni
2 Aprile 2024 11:27

Per completezza di informazione, un altro tipo di miele che non cristallizza è quello di melata (abete, quercia) ma sono più difficili tra trovare.

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