Giovane donna sorridente tiene in mano una confezione di farmaci, integratori o probiotici

La soluzione a uno dei problemi più spinosi rispetto al consumo di pesci come il tonno, e cioè l’accumulo di mercurio nelle carni e, di conseguenza, in chi le mangia, potrebbe arrivare da un ambito finora poco esplorato per questo scopo: quello dei batteri. Uno studio condotto su modelli animali dimostra infatti che un batterio normalmente residente nell’intestino, considerato del tutto innocuo, se modificato per contenere alcuni enzimi che neutralizzano il metilmercurio, può ridurne drasticamente l’assorbimento.

Questione di batteri

In questa ricerca tutto arriva dai batteri. Gli autori, ricercatori dell’Università della California di Los Angeles e di San Diego, hanno infatti pensato di provare a sfruttare le qualità di alcune specie che riescono a resistere al mercurio, isolate inizialmente in alcune miniere nelle quali era presente il metallo. In particolare, hanno selezionato due enzimi che riescono a rendere il metilmercurio inoffensivo trasformandolo in mercurio, cioè eliminando quella parte della molecola (il gruppo metile) che lo fa diventare una sostanza tossica.

Filetti di tonno a fette su un tagliere di legno, sullo sfondo pomodorini, limone e peperoncini
Il metilmercurio è la forma del mercurio che si accumula nelle carni dei grandi pesci predatori, come il tonno

I ricercatori hanno quindi inserito le sequenze di DNA che codificano per questi enzimi in un batterio che si trova normalmente nell’intestino dei roditori, ma anche negli esseri umani, chiamato Bacteroides thetaiotaomicron, e ne hanno verificato l’efficacia attraverso test in vitro. A quel punto hanno sostituito il microbiota intestinale dei topi con il batterio modificato e hanno somministrato grandi dosi di metilmercurio, per simulare una condizione di esposizione acuta, e sono andati a vedere che cosa era successo. Dopo solo tre ore i livelli di metilmercurio erano scesi a valori notevolmente più bassi, e la diminuzione era continuata per i quattro giorni successivi. 

I risultati dello studio

Come hanno spiegato su Cell Host & Microbe, per riprodurre una situazione più realistica di assunzione cronica, hanno poi alimentato gli animali colonizzati dal batterio con una dieta a base di tonno rosso con elevate concentrazioni di metilmercurio. Anche in questo caso, i risultati hanno confermato l’efficacia del Bacteroides thetaiotaomicron e mostrato anche che il metilmercurio si era accumulato molto di meno nel cervello e nel fegato, i due organi dove normalmente si deposita di più, dopo essere stato assorbito. Risultati sovrapponibili sono stati ottenuti anche con una dieta a base di salmone, pesce che accumula meno mercurio ma che comunque, per le sue dimensioni, è tra quelli considerati a rischio, e da non consumare eccessivamente in situazioni specifiche come la gravidanza. 

Quanto a quest’ultima, gli autori hanno voluto verificare se il Bacteroides thetaiotaomicron modificato fosse utile, nella modalità ‘cronica’, e cioè con la dieta a base di tonno, e la risposta è stata ancora una volta positiva. I tessuti materni e quelli fetali avevano accumulato molto meno metilmercurio rispetto ai controlli, e quelli fetali mostravano meno segni di sofferenza. Infine, anche la somministrazione del batterio in animali che avevano il loro microbiota intatto si è dimostrata efficace, a riprova della capacità di Bacteroides thetaiotaomicron di attecchire, essendo commensale, anche in presenza di tutte le altre specie.

alcol, donna incinta gravidanza
In futuro alle donne incinte e a chiunque voglia proteggersi dal mercurio nel pesce potrebbe essere consigliata l’assunzione di specifici probiotici

Tutti i test effettuati hanno quindi dimostrato che il batterio disattiva il metilmercurio, riducendone la quantità assorbita dalle pareti intestinali, senza apparenti effetti collaterali.

Meno mercurio grazie a un probiotico?

Se ulteriori esperimenti confermeranno le potenzialità di questo batterio o di altri modificati con la stessa finalità, si potrebbe avere una soluzione a un problema per il quale, finora, nessuno ha saputo proporre risposte adeguate, a fronte di livelli di mercurio nei pesci costanti, nonostante i tentativi di ridurre le emissioni a mare. L’unico consiglio è infatti quello di evitare consumi eccessivi di grandi pesci, soprattutto in situazioni delicate come la gravidanza (ne abbiamo parlato in questo articolo sulle specie ittiche da scegliere per ridurre i rischi). In futuro, alle donne incinte e a chiunque voglia proteggersi dal mercurio presente nei pesci potrebbe essere consigliata l’assunzione di specifici probiotici, per neutralizzare il rischio dall’interno, con armi biologiche.

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Patrick
Patrick
15 Maggio 2025 19:40

Per un attimo ho pensato che bastava mangiare uno yogurt con lactobacillus o simili per risolvere il problema… Ah ah ah
Ma forse un giorno basterà effettivamente mangiare qualcosa di simile per neutralizzare gli effetti nocivi del mercurio nel pesce che mangiamo.