Vassoio di una mensa scolastica o lavorativa con mela, pane, verdura, pollo alla griglia

mense scolasticheA Fano, Cremona e Parma si trovano le mense scolastiche più virtuose in Italia, seguite da Jesi, giunta seconda nella classifica diffusa il 16 giugno a Roma in un incontro presso la Camera dei Deputati. Si tratta del sesto Rating dei menu scolastici di Foodinsider, realizzato in collaborazione con Slow Food Italia. L’indagine ha lo scopo di promuovere e rendere visibili i modelli di mensa che non hanno l’obiettivo di saziare, ma di nutrire, educare, creare sviluppo economico e sociale nel rispetto dell’ambiente. I migliori comuni si distinguono per la biodiversità dei piatti, per l’equilibrio della dieta, la capacità di elaborare ricette e la qualità delle materie prime, in gran parte biologiche, ma anche per la varietà di pesce, anche fresco come Jesi che propone alici, cefalo, triglia, gallinella sgombro, sugarello in base al pescato del giorno.

Nella classifica di quest’anno guadagnano posizione Bologna e Ancona che entrano nella top ten, ma scende Macerata che ha iniziato a chiudere alcune (‘in via sperimentale’) cucine interne alle scuole, suscitando grande disappunto dei genitori. In quest’anno scolastico alcune mense non sono mai partite, altre hanno lavorato pochissimi giorni e altre hanno ridotto il numero di pasti perché sono stati riformulati gli orari e diminuiti i rientri. Per trovare il primo Comune meridionale bisogna scendere al numero 20, con Bari, ma il risultato più incoraggiante è quello di Siracusa, un anno fa fanalino di coda tra i 54 Comuni censiti, e adesso in risalita di dodici posizioni. Anche le principali città italiane non brillano: Roma e Milano si collocano a metà classifica, rispettivamente 24esima e 25esima; Firenze è al numero 30, Napoli al 32, Torino solo al 40. La maglia nera spetta a Novara. Il rating però non ha valenza scientifica, si fonda sulle informazioni pubblicate dai Comuni all’interno della tabella dietetica e informazioni inviate via mail.

 mense scolastiche

La cattiva notizia che emerge dall’indagine è che sono sempre di più i menu che offrono cibi processati, come le carni conservate, (che l’OMS classifica nel gruppo 1 dei cibi “sicuramente cancerogeni”) e ultra-processati (che la FAO classifica nel gruppo 4 tra cui “crocchette” e “bastoncini”, salsicce, hamburger, hot dog e altri prodotti a base di carne ricostituiti; zuppe e dessert confezionati), passando dalla percentuale del 75,5% dello scorso anno all’81,5% di quest’anno. Un dato che va di pari passo con l’aumento della frequenza di carni rosse con Terni che detiene il record di 10 proposte su 20 giorni di mensa. Le mense diventano sempre più una collezione di piatti veloci che hanno l’obiettivo di saziare, come pasta in bianco, pizza, bastoncini, hamburger, crocchette, formaggio spalmabile yogurt e budino e rappresentano sempre meno la vera mensa scolastica che ha insito l’onere di educare, oltre che nutrire.

Si continuano a trovare menu squilibrati con pasti iperproteici dati dalla la somma di piú proteine, vegetali e animali  come: pasta e fagioli, frittata e piselli (Grosseto) oppure pasta e ceci, rollé di tacchino e piselli prosciuttati (Lecce) che propongono un pasto che va ben oltre il valore nutrizionale consigliato per bambini. Poche le mense che di fronte a una dilagante povertà alimentare, che colpisce più di un bambino su 10, ha utilizzato il servizio di ristorazione scolastica per far fronte in maniera strutturale alla fragilità delle famiglie: Belluno e Latina hanno dirottato la cucina della mensa scolastica per produrre piatti per la mensa dei poveri, mentre Cremona e Bergamo hanno risposto ampliando il numero di gratuità e bonus per consentire l’accesso a tutti al servizio mensa.

Diminuiscono le mense che somministrano il pasto con stoviglie lavabili, scendendo dal 65% al 59%. Un dato peggiorativo che significa tanto usa e getta sia in refettorio che in classe, soluzione che non va nella direzione della sostenibilità come indicato invece dal Ministero dell’Ambiente con i CAM che richiedono di somministrare il pasto con stoviglie in ceramica. Per una mensa scolastica buona, sana e sostenibile c’è bisogno di sviluppare competenze e una cultura del buon cibo legata anche alla salute dell’ambiente. Le istituzioni, da parte loro, possono giocare un ruolo fondamentale se si sviluppa un sistema premiante (finanziamenti e vantaggi fiscali) capace di sostenere i Comuni virtuosi che hanno cuochi competenti e cucine, offrono opportunità di impiego, promuovono il consumo di prodotti biologici, e, attraverso la mensa, sostengono lo sviluppo sostenibile del territorio e intervengono in maniera sistematica a supporto delle famiglie vulnerabili.

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federico
federico
14 Luglio 2021 19:59

Parma….incredibile. Pensa le altre.