Il pollo fritto di McDonald’s alla fiera del biologico in Olanda supera il test di assaggio. Il video di due ragazzi su Yu Tube fa discutere
Il pollo fritto di McDonald’s alla fiera del biologico in Olanda supera il test di assaggio. Il video di due ragazzi su Yu Tube fa discutere
Roberto La Pira 24 Ottobre 2014Il canale di You Tube Lifehunters propone il video di due giovani ragazzi che comprano da McDonald’s pollo fritto, dolci e frutta e fanno una prova di assaggio ai visitatori di una fiera di prodotti biologici in Olanda. Il filmato mostra che molti degli intervistati apprezzano e non immaginano che si tratti di “cibo spazzatura”.
Il video è simpatico ma l’impostazione è davvero poco convincente. Il cibo di McDonald’s non è cattivo. I panini con hamburger (a chi piacciono) come pure il pollo fritto, le patatine, le insalate e la frutta come pure i dolci sono prodotti che presi singolarmente sono appezzabili e non molto diversi da prodotti simili serviti in bar o tavole calde. Il cibo biologico tranne pochi casi non si discosta molto come sapore dai prodotti convenzionali. Le differenze riguardano il modo e l’ambiente in cui vengono prodotte le materie prime e non le caratteristiche sensoriali, per le quali è molto più difficile fare confronti. Questo concetto è noto agli addetti ai lavori ma non è così chiaro nell’immaginario collettivo. Per questo motivo un test di assaggio come hanno fatto i ragazzi nel filmato chiedendo alle persone intervistate un giudizio ha poco senso.
L’accusa rivolta a zio Mc sul cibo spazzatura non riguarda la qualità dei singoli prodotti, ma la proposta complessiva. Abbinare il panino con hamburger da 400 calorie alle patatine e al bicchiere di bibita zuccherata è un accostamento spazzatura. Proporre con 1-2 euro in più un vassoio da 1200 calorie composto dagli stessi tre componenti ingigantiti è una proposta spazzatura. Questa è la criticità di McDonald’s non certo le singole crocchette di pollo fritto oppure la frutta o l’insalata che si può mangiare nei locali.
Sara Rossi
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Il filmato, al di la della goliardia e dei commenti dotti di alcune delle vittime, è emblematico del fatto che il termine “bio” è diventato un mantra che rende gradevole e apprezzabile qualunque cosa, solo per il fatto di essere stato definito tale. Sarebbe stato ancora piu’ divertente un test in doppio cieco (ma usando sempre cibo da fast food) per valutare chi fosse in grado di distinguere gli alimenti e, meglio ancora usando SOLO cibo da fastfood … per vedere chi “riconosceva” il “bio” tra i due.
Ma come dice il buon Serra, mica (sempre) si puo’ riconoscere assaggiandolo se un cibo è bio o meno. Conta quello che c’e’ dietro (in termini di produzione e qualità del suolo e delle acque). Eggià.
Ma se nel mercatino rionale ti spacciano per bio, facendolo pagare per tale, quello che bio non è … e nessuno puo’ accorgersene, forse alla fine la provocazione degli olandesi non e’ più “provocazione”.
Concordo pienamente ed aggiungo: se poi dietro alcune coltivazioni bio c’è ben poco che conta anche in termini di produzione e qualità del suolo e delle acque, allora è una doppia presa in giro.
Il video è divertente e l’articolo dice il vero: la differenza non è sul piano sensoriale, quanto sul piano produttivo.
Il problema vero però è che le risposte delle persone ‘esperte’ erano tutte quante orientate all’aspetto sensoriale. Mi chiedo perché sbilanciarsi tanto se in realtà non ci sono differenze…
Io conosco abbastanza bene e da vicino il mercato e le abitudini Olandesi, il problema del bio loro lo vivono veramente legato alla salute dell’ambiente, perchè tengono a ciò che gli intorno e come ale si comportano i coltivatori. Io non credo personalmente molto nel biologico italiano, più che altro perchè conosco i metodi di produzione soprattutto in campo.
In seconda battuta non sono per niente d’accordo sulle accuse che vengono rivolte a Mc nell’articolo, io penso che sia un problema principalmente di qualità del cibo, e non solo di offerte spazzatura. Perchè allora vorrebbe dire che se non facessero offerte e se servissero solo i loro hamburger andrebbe bene, invece non è così. Partono da materie prime che non sempre sono di qualità.