La relazione sfortunata di McDonald’s con i panini vegetali continua. Alla fine di luglio, la catena di fast food ha confermato a CNBC la fine della sperimentazione negli Stati Uniti di McPlant, il panino con il Beyond Burger, prodotto a base vegetale che imita la carne nell’aspetto e nel sapore, e non pare più essere intenzionata a inserirlo nei menu dei ristoranti americani come inizialmente programmato.
Il McPlant era stato annunciato nel novembre 2020 come prima opzione di una nuova linea a base vegetale. Negli USA la sperimentazione è partita solo un anno dopo, con un test in otto ristoranti in Texas, Luisiana e California. Incoraggiati dai primi risultati positivi, McDonald’s ha esteso la sperimentazione del McPlant a circa 600 ristoranti lo scorso febbraio. Nonostante l’entusiasmo iniziale, il risultato del test americano è stato deludente, con vendite al di sotto delle aspettative: già a marzo in alcuni ristoranti i McPlant ordinati ogni giorno si contavano sulle dita di una mano, riporta il sito specializzato The Takeout.
Al flop del McPlant potrebbe aver contribuito la mancanza di una chiara visione di McDonald’s per l’annunciata linea a base vegetale, oltre a inseguire il successo del trend plant based degli ultimi anni. Non è chiaro, infatti, a quale fascia di consumatori intendesse rivolgersi la sperimentazione. Non certo ai vegani, perché il panino conteneva formaggio e maionese, ma nemmeno ai vegetariani, perché il burger vegetale veniva cotto sulla stessa griglia degli hamburger di manzo. Un ‘errore’ commesso anche da Burger King con il suo Plant-Based Whopper (tanto che la catena ha dovuto specificare che il prodotto non è adatto a vegani e vegetariani). Eppure l’offerta vegetale della catena rivale di McDonald’s continua ad allargarsi.
Non è chiaro ora che ne sarà della partnership di tre anni annunciata nel 2021 da McDonald’s e Beyond Meat, che ha visto crollare del 6% il suo titolo in borsa dopo il flop americano del McPlant (arrivano a -53% dall’inizio dell’anno). Tuttavia la catena di fast food sta continuando a vendere il panino in altri paesi, come Danimarca e Svezia, dove è in menu già da gennaio 2021, ma anche in Austria, Paesi Bassi e nel Regno Unito. All’inizio di luglio, il McPlant ha debuttato anche in Australia, con una sperimentazione limitata in 270 ristoranti nello stato di Victoria.
© Riproduzione riservata Foto: McDonald’s
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Idea sveglia e intelligente farcire un burger vegetale con maionese e formaggio e cuocerlo su una piastra grondante sugna animale.
Geniale.
Va bene approfittarsi e lucrare sui vegetariani e le loro contraddizioni, ma così è troppo.
Però non mi risulta che i vegetariani non mangino maionese e forrnaggio, sbaglio? Quelli sono i vegani. Quindi non è quello il problema. Quanto alla sugna grondante, non credo che il contatto di qualche minuto con un po’ di sugo contamini chissà quanto il sacro panino. Il problema con i vegani, così come con tanti animalisti, è “l’ideologia” che li rende ciechi “nel concreto” delle questioni. Non fossero vegani, direi che hanno il prosciutto sugli occhi….
Non è una buona notizia, perché una riduzione del consumo di carne è auspicabile per più motivi, tuttavia forse non sono i McDonalds e Burger King dove possiamo attenderci successi… Quindi non la vedo così brutta.
Quanto al “problema” dei panini vegetariani cotti sulla stessa piastra di quelli con la carne… problemi della parte del mondo che ha la pancia piena, evidentemente…
Buongiorno. Vivo in USA e sono MSCN/RDN/LDN, quindi penso di poter dare un corretto avviso sull’articolo. Difficile parlare con gli occhi europei degli USA, penso, perche’ i parametri vita e ragionamenti sono troppo differenti. Non sono certo la piastra o altro. Vediamo oggi, 11 agosto, in un normale supermercato. Carne trita di bue macinata, bella mgra, con solo il 7% max di grasso e alto valore proteico( qui non si aggiunge altro, c’e solo carne, magari anche di mucche da pascolo), costo: $3,40 al pounds. L’hamburger Beyond finto a base di acqua farina di piselli un po’ di grasso: $11,50 pounds. Diciamo cosi’: praticamente nessuno vuole questa roba. Costa tantissimo, non sfama, non nutre.. E’ utilizzata dall’1% della popolazione, forse con l’inflazione ora anche meno.. Qui con la demagogia non si funziona. La gente sara’ anche basica come pensano gli europei, ma mantiene una certa concretezza. Inoltre proprio il target e’ totalmente sbagliato. I pochi che mangiano queste cose alternative vanno in tutti altri posti. Ecco il semplice perche’molto basico. Quindi continueranno a vendere sul mercato europeo penso meglio che qui. Distinti saluti Dott Laura Palli MSCN/RDN/LDN Florida
Buongiorno, vivendo in USA ed essendo Dietician con licenza mi sento di commentare questo articolo. Capisco che e’ quasi impossibile per un Europeo vedere con gli occhi americani, quindi leggere realta’ basate sul pragmatismo e piu’ vita reale che ideologia. E non e’ questione di essere ne’ stupidi ne’ basici. Ma vediamo nella pratica due cose fondamentali. Il movimento vegano/vegetariano e di cibo alternativo tocca una minima parte dellla popolazione anche se aumenta. Ma per i vegani siamo all’1% circa per capirsi. Poi i costi. Al supermercato in questi giorni si trova bellissima carne macinata, con animali al pascolo e grasso massimo al 7% al costo intorno ai 3,50/4$ al pounds. Un finto hamburger vegetale a base di acqua farina di piselli un po’ di soia e grassi a 11,50$. La gente soprattutto ora con l’inflazione guarda ai costi e mangia, cercando di nutrirsi e sfamarsi al meglio. Poi Mc Donalds. Si puo’ mangiare un hamburger con carne doppia – dipende dalle citta’ – con circa 3$. Un finto hamburger fatto di nulla va dai 5 ai 9$. Il target non e’ certo giusto, perche’ quella piccola percentuale che mangia alternativo va solo in una catena di supermercati, se mangia fuori in posti diversi. Con la crisi poi ed il pragmatismo tipico – e meraviglioso – degli USA, diciamo che pensare di fare affari d’oro con acqua e un po’ di sfarinato senza sostanza farlo pagare tantissimo e pensare di essere piu’ furbi degli altri, forse qui funziona meno certo che in Europa. Da nutrizionista , considerato i danni di salute che gia’ si vedono da questa alimentazione che tra l’altro non protegge dalle malattie anzi, che crea gravissimi danni fisici e di sviluppo sui bambini, e basata su menzogne scientifiche di equivalenze proteiche proteiche per esempio,spero che questi flop continuino fino a mettere fine a questa follia. Mangiare bene e tanta verdura non ha nulla a che vedere. E comunque per tornare all’articolo il flop non e’ certo dato dalla piastra, dal formaggio o altro. E’ proprio il prodotto, imposto a suon di pubblicita’, ma che alla fine non vuole nessuno e del quale proprio non c’e’ nessun bisogno anzi. Distinti saluti Dott Laura Palli MSCN/RDN/LDN Florida Health Department
Dato che lei è una Dietista come lo sono io, dovrebbe evitare di dire che un’alimentazione plantbased sia carente! Se ben calibrata, non porta nessuna carenza! L’unica carenza veramente presente è quella da vit B12. Ma questo anche in un’alimentazione onnivora a base di carne di basso costo e qualità.
Concordo pienamente con il commento del signor Osvaldo, non è all’interno di certi punti di ristorazione che ci si può aspettare il miracolo.
In quanto ai risultati scadenti di certe diete e alla mancata protezione rispetto alle malattie, non ci sono titoli accademici che possano realmente promettere miracoli.
E da vegetariano contesto pure le critiche alle equivalenze proteiche.
Mi riferivo al primo commento, ovviamente.
Secondo me non è giustificato un prezzo così differente tra i due prodotti, come riporta @Laura Palli.
Penso ci sia del marketing ovvero pensare che il vegetariano sia uno snob danaroso e che, pur di non mangiare carne, sia disposto a pagare di più.
E che forse per il vegetariano può anche essere.
Di sicuro non avvicina il consumatore non vegetariano alla sostituzione delle proteine animali con quelle vegetali.