Insegna di McDonald's

Le azioni di McDonald’s hanno perso circa il 6% dopo l’annuncio di un’epidemia di Escherichia coli causata, a detta del Centro per il Controllo delle Malattie (CDC) americano, dagli hamburger Quarter Pounder. L’intossicazione ha provocato la morte di una persona, almeno 49 contagi (ma il numero è probabilmente sottostimato) e diversi ricoveri in ospedale in dieci Stati USA. Il CDC segue la vicenda e ha diramato un comunicato spiegando che i casi sono stati segnalati a partire dal 27 settembre 2024 e sono continuati sino all’11 ottobre. Dai primi riscontri sembra che l’intossicazione sia dovuto alla contaminazione dei panini con il ceppo di Escherichia coli O157:H7.

La possibile causa

Secondo il CDC le informazioni preliminari sulla tracciabilità e sulla distribuzione esaminate indicano che le cipolle affettate presenti nei Quarter Pounder sono la probabile fonte di contaminazione. Le cipolle risultano provenienti da un unico fornitore che serve tre centri di distribuzione. La Food and Drug Administration sta cercando di capire se anche altre aziende hanno servito o venduto queste cipolle.

Ma le autorità stanno conducendo indagini anche sul macinato degli hamburger serviti da McDonald’s per determinare se la carne macinata sia una fonte di malattia. McDonald’s, nel suo comunicato ufficiale ha dichiarato di aver sospeso la “distribuzione di tutte le cipolle tagliate” e di aver rimosso dal menu “temporaneamente il Quarter Pounder dai ristoranti dell’area interessata”.

Quarter Pounder with Cheese McDonald's usa 2024
Il Quarter Pounder di McDonald’s rimosso dai menu dell’area interessata

Il reale numero di persone contagiate è probabilmente molto più alto perché la maggior parte dei casi si risolvono senza ricorrere a cure mediche e quindi non si impiegano i test per l’E. coli. Bisogna inoltre considerare che alcuni casi critici potrebbero non essere ancora registrati poiché ci vogliono da 3 a 4 settimane per determinare se una persona malata rientra nel focolaio.

McDonald’s e un’infezione difficile

L’intossicazione da Escherichia coli O157:H7 avviene prevalentemente per via alimentare, attraverso l’ingestione di derrate di origine animale contaminate in fase di produzione o lavorazione (carni contaminate e non sottoposte a cottura completa, latte crudo, latticini non pastorizzati), ma anche attraverso ortaggi e frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti. Tra le potenziali fonti di infezione, un ruolo sempre più importante si attribuisce alle fonti idriche, siano esse destinate a usi civili, agricoli o per balneazione. Il periodo di incubazione dell’infezione da E. coli è compreso tra 1 e 5 giorni.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

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cinzia
26 Ottobre 2024 10:07

Ottimo articolo. Solo una precisazione. Non è corretto parlare di “bovini infetti”. L’E. coli è un batterio naturalmente presente nel tratto intestinale dei bovini (e non solo), dove risiede senza danni per l’animale, anzi con una sua funzione. Diventa potenzialmente fastidioso e in qualche caso pericoloso quando si trasferisce nell’intestino umano, dove può causare reazioni che possono diventare gravi soprattutto se arriva a infettare le vie urinarie. Quindi i bovini non sono infetti, sono sanissimi. Il punto è la contaminazione tra le feci dell’animale e il nostro cibo: questa può avvenire per mancanza di igiene durante la mungitura e/o il confezionamento del latte (il latte al momento della mungitura esce perfettamente sterile, ma bisogna controllare tutte le operazioni successive, inclusa l’igiene dei contenitori – si sono registrati casi anche per il latte pastorizzato, perchè il problema non era il latte ma il recipiente che lo conteneva), per l’utilizzo di acque contaminate, come si dice nell’articolo, o ancora perchè i terreni vengono fertilizzati con letame che non è stato lasciato “maturare” correttamente (durante la fase di riposo il letame avvia processi di fermentazione che ne alzano la temperatura, eliminando questo genere di batteri). La cottura degli alimenti elimina il pericolo di E.coli, che invece può – alle condizioni dette – riguardare più da vicino prodotti che per la loro natura stanno a contatto con il terreno, come le cipolle o le carote, ma anche le carni (anche queste possono essere consumate crude o poco cotte), se in fase di macellazione l’igiene non è stata garantita e le interiora dell’animale sono entrate in contatto con le parti che saranno poi invece avviate al confezionamento per l’alimentazione umana.

Gianluigi Mauriello
Gianluigi Mauriello
Reply to  cinzia
28 Ottobre 2024 14:10

1. Infetto non significa ammalato. 2. Il latte non esce dalla mammella sterile, viene abbondantemente contaminata già in fase di passaggio nel dotto galattoforo.

Nadia D'Agaro
Nadia D'Agaro
26 Ottobre 2024 11:23

Consiglio a tutti la lettura di un testo non recente, ma illuminante riguardo la produzione del cibo in America : Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan. Dai feedllot dove si “fabbricano” i futuri hamburger, alla Corn Belt dove si coltiva il mais destinato solo all’alimentazione animale, al “biologico” industriale ben poco diverso dall’agricoltura e dall’allevamento intensivi… Dopo questa lettura, sarà difficile meravigliarsi che le malattie arrivino alla fine del percorso, sulle nostre tavole, secondo me.

Livio
Livio
Reply to  Nadia D'Agaro
27 Ottobre 2024 21:53

Letto. E consiglio anche tutti gli altri, di Michael Pollan.

alvi
alvi
Reply to  Nadia D'Agaro
28 Ottobre 2024 10:27

infezioni di questo tipo poco c’entrano con il metodo produttivo e che sia prodotto dagli americani: il fatto che siano coinvolte molte persone è la logica conseguenza che si tratta di una produzione industriale e quindi raggiunge una popolazione maggiore.
se controlla anche nella sezione di questi direi che le piccole produzioni sono ben rappresentate, https://ilfattoalimentare.it/tag/escherichia-coli-stec

non ultima la recente vicenda del formaggio a latte crudo trentino o come non citare l’improvvisa scomparsa dei distributori di latte crudo di qualche anno fa

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