Gustoso hamburger con patatine fritte e patatine sul tavolo; concept: junk food, fast food

Si moltiplicano le proposte di nuovi materiali sostenibili per cibi e bevande che possano essere riutilizzati più volte e che, raggiunto il limite dell’impiego, siamo in grado di  essere reintrodotti nel ciclo produttivo, e quindi riciclati interamente. Tra le proposte più interessanti, di recente ne sono state presentate due: una per gli involucri dei fast food e l’altra per i bicchieri delle bevande calde, tipicamente il caffè.

Nel primo caso, il nuovo materiale è costituito esclusivamente da un estratto di alghe australiane, che ha una struttura molto simile a quella delle fibre naturali con cui si realizza la carta ma che, se lavorato secondo un metodo coperto da brevetto, diventa impermeabile ai grassi. Ciò lo rende un possibile sostituto naturale dei rivestimenti plastici e dei Pfas. A proporlo sono i ricercatori di una start up tedesca chiamata One • Five, specializzata in packaging sostenibile che, per questo progetto, ha collaborato con il Centre for Marine Bioproducts Development della Flinders University, in Australia ( un centro con una grande esperienza nei materiali di origine marina), e con l’Institute for Nanoscale Science & Technology dello stesso ateneo. Come hanno ricordato i ricercatori, il ricorso alle alghe presenta diversi altri aspetti positivi: la coltivazione aiuta a rigenerare il mare senza alcun tipo di intervento mentre assorbe CO2. Al momento One • Five sta cercando di avviare la produzione su larga scala, per giungere entro pochi mesi alla commercializzazione.

Sono state presentate due nuove soluzioni per rendere più sostenibile il packaging per fast food e ristorazione da asporto

Il secondo materiale è già in commercio e può vantare i primi risultati positivi. In questo caso il prodotto di base è il polipropilene, un polimero classico, ma totalmente riciclabile, e la start up che ha investito su di esso e ha già iniziato a vendere il packaging per i fast food è Cauli, azienda britannica che produce in Repubblica Ceca e propone bicchieri in due volumi (350 e 300 ml) da utilizzare fino a 400 volte. I bicchieri poi vengono raccolti dalla stessa Cauli, lavati e riciclati. L’idea è quella di aiutare i clienti e i gestori di bar e ristoranti a riciclare, fornendo un servizio completo e premiando (con una forma di cashback) chi, oltre a scegliere questo materiale (più sostenibile di tanti altri), contribuisce a mantenerlo sempre in circolazione e a evitare che se ne produca altro.

Anche molti dei bicchieri in uso attualmente sarebbero riciclabili, ma nel Regno Unito, dove l’azienda ha lanciato i suoi prodotti, il 99,75% non è avviato al riciclo, probabilmente perché il riutilizzo non è in alcun modo facilitato. Il risultato è che 11 miliardi all’anno di pezzi vengono usati e buttati via, anche quando sarebbero riciclabili. Per questo, come racconta FoodNavigator, Cauli ha lanciato i suoi chioschi per la raccolta, dove il cliente, ogni volta che inserisce un bicchiere, riceve un premio. Dal 2019, anno della commercializzazione dei primi prodotti, a oggi, l’azienda ha stipulato una ventina di contratti, e i bicchieri sono già stati adottati da diverse banche della City di Londra e da istituzioni sanitarie come Barts Health del National Health System, nel tentativo di dare l’esempio e iniziare a diminuire i numeri dello spreco di packaging. Secondo i calcoli dell’azienda, ciò ha significato evitare di immettere nell’ambiente quasi 17mila pezzi e in atmosfera poco meno 4 tonnellate di CO2: numeri che rendono bene l’idea di quale possa essere l’impatto di pratiche del tutto accessibili, ma finora adottate in misura del tutto insufficiente.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, AdobeStock

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