Le microplastiche, cioè i frammenti di plastica con un diametro che va da un millesimo di millimetro (micron) a cinque millimetri, sono ovunque, sia nell’ambiente che negli organismi viventi: questa è una realtà ormai assodata, e di cui l’opinione pubblica è consapevole.
Si generano per attrito, stress meccanico, azione degli agenti atmosferici, degradazione, esposizione alle alte temperature e per altre cause chimico-fisiche, e si disperdono al punto che una quota non irrilevante arriva alle persone attraverso la semplice respirazione, o il contatto con la cute. Per porre rimedio, si sta cercando di limitare la produzione e di incentivare il riciclo, con fortune alterne (tra le quali il sostanziale fallimento dell’ultimo vertice mondiale che avrebbe dovuto giungere a un trattato internazionale sulla plastica), perché è sempre più chiaro che, oltre alle conseguenze ambientali, l’accumulo di microplastiche nell’organismo può avere effetti molto pesanti. Tuttavia, in ambito alimentare, nella stragrande maggioranza dei casi gli sforzi sono incentrati sui sacchetti monouso e sul packaging, molto meno su una delle fonti principali, e cioè le bottiglie d’acqua (o di altri liquidi), il cui utilizzo è ancora estremamente diffuso.

Per richiamare l’attenzione su di esse, i ricercatori della Concordia University di Montreal, in Canada, hanno effettuato un’analisi degli studi degli ultimi anni condotti solo sulle bottiglie, e hanno poi fornito un quadro abbastanza completo della situazione attuale. I risultati sono appena stati pubblicati sul Journal of Hazardous Materials.
Decine di migliaia di microplastiche
Tra i molti studi pubblicati, gli autori ne hanno selezionati oltre 140, e sono giunti a un range ampio, ma che rende comunque l’idea della situazione. Se una persona in media arriva a ingerire tra le 39mila e le 52mila microplastiche ogni anno (cui vanno aggiunte le nanoplastiche, non oggetto dello studio ma più insidiose perché migliaia di volte più piccole), chi beve acqua in bottiglia ne assume 90mila in più rispetto a chi assume solo acqua del rubinetto. E se si pensa che di solito lo fa per molti anni, o anche per tutta la vita, si capisce che quantità di microplastiche una persona possa arrivare a ‘ospitare’ nei suoi organi e tessuti.
Molto, comunque, resta da capire. Come hanno evidenziato i ricercatori canadesi, la revisione ha fatto emergere tre tipologie di analisi: quelle ottiche, al microscopio, finalizzate a verificare la forma delle microplastiche; quelle con metodi quali risonanza, la gascromatografia e la spettroscopia, per capire di che tipo di polimero si tratta; e quelle che servono a definire i diametri di particelle che sono sempre irregolari. Si tratta di tre approcci tutti indispensabili, ma che possono fornire solo visioni parziali che, talvolta, generano confusione e duplicazioni inutili. Sarebbe urgente definire meglio i protocolli degli studi e lavorare nell’ambito di grandi progetti collaborativi, che aiutino a non disperdere energie e a ottenere risultati più omogenei.

La classifica delle minerali
Che il settore sia caotico lo si vede da un altro dato riportato nel lavoro: la classifica delle 11 marche peggiori di acqua minerale (vedi grafico sopra), nell’ambito delle quali ci sono grandissime variazioni. Al primo posto c’è Nestlé Pure Life, con un numero totale di oltre 10mila microplastiche per litro, seguita dall’indiana Bisleri, ma Nestlé è proprietaria anche di altri marchi, tra i quali l’italiana San Pellegrino, che è la meno peggio (con circa mille microplastiche). Nel mezzo si trovano minerali di Danone, PepsiCo, Coca-Cola, con concentrazioni variabili di microparticelle.
Un range così ampio fa emergere una delle possibili soluzioni: definire limiti accettabili, al di sopra dei quali i produttori non possano andare, e limitare il numero di polimeri permessi nelle bottiglie, soprattutto in alcuni Paesi, perché alcuni si degradano con grande facilità, altri molto meno. E questo dovrebbe valere anche nelle bottiglie che contengono plastica riciclata, come quelle europee (che da gennaio ne devono contenere almeno il 25%).

Gli effetti sulla salute delle microplastiche
Gli studi presi in esame confermano quanto già emerso da numerose altri, e cioè che le microplastiche possono danneggiare il sistema nervoso, quello respiratorio e quello riproduttivo. Inoltre modificano il microbiota intestinale, inducono uno stato infiammatorio cronico, aumentano il rischio oncologico e alterano la risposta immunitaria. Nel lavoro, però, sono riportati i livelli di penetrazione a seconda del diametro. Così, per esempio, le microplastiche che hanno un diametro fino a 7,5 micron entrano nei globuli rossi, quelle che arrivano a 100 giungono nella vena porta, quelle da 150 sono filtrate nei linfonodi e quelle da 180 si accumulano nei capelli. L’assorbimento e l’accumulo dipendono quindi dal diametro, e non si può generalizzare, quando si parla di effetti su organi e tessuti.
Infine, la difficoltà anche politica di giungere a un accordo globale è resa visivamente chiara da uno schema che riassume i passi fatti fino dagli anni Sessanta. Oltre allo stallo attuale, dopo la pandemia si è avuto un calo drastico delle campagne internazionali e delle collaborazioni, che ha riportato la situazione indietro di almeno una decina d’anni. Anni nei quali le microplastiche hanno continuato ad accumularsi nell’organismo di tutti noi.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Sajedi et al. Journal of Hazardous Materials
Giornalista scientifica



Quando si parla di micro e nano plastiche si mette sempre l’evidenza sulla bottiglia dell’acqua minerale o sulle confezioni in plastica a contatto con gli alimenti. Ok. Ma non si menziona mai tutta la plastica che finisce nell’ambiente con il lavaggio e l’usura delle fibre sintetiche degli indumenti che tutti indossiamo, in primis i piles.
La plastica dei piles non la ingerisci mica… o sbaglio?
Vogliamo parlare di quelle che si creano lungo la tubatura e ugello in plastica delle comuni macchine per caffè in cialde?! , lì il liquidò è bollente e quindi pronto a scommettere che il risultato sia impietoso ma finora non ho trovato nessun articolo scientifico che affronta questa ricerca.
Vorrei rimanere informato sugli effetti delle microplastiche liberate dalle sole bottiglie di acqua minerale
Molte condutture della rete idrica italiana sono in materiale plastico e i controlli per le microplastiche sull’acqua del rubinetto non sono per ora eseguiti in Italia. Quindi il titolo dell’articolo esprime una realtà parziale, fino a che non saranno stabiliti parametri e test su tutte le acque, minerali e non. Prima possibile, si spera.
il titolo dell’articolo, risulta fuorviante in quanto dovrebbe aggiungere la dicitura…in bottiglia di plastica
In sostanza noi abbiamo creato una antimateria che non siamo più in grado di gestire, estremamente volatile,della grandezza di un micron,che si deposita in ogni cosa e ogni parte del corpo, del feto,negli organi, nel sangue, nel metabolismo, non solo umano di qualsiasi essere vivente, sia animale che vegetale,si trova nelle acque del mare come nelle fonti naturali, abbiamo raggiunto un traguardo vergognoso: abbiamo contaminato il pianeta che ci dà la possibilità di vivere, più inoltre non è che si fermi il danno già fatto, anzi si continua ciecamente a produrre acqua in bottiglia di plastica, che sia Pet,che sia ciò che si vuole, nulla è biodegradabile, entra di conseguenza con acqua già con microplastiche plastica nel nostro corpo, in quello dei bambini, e nelle mamme in gravidanza,che sia Coca-Cola, Nestlè,Pepsi,e Danone,San Pellegrino e altre multinazionali il risultato non cambia,deve cambiare la nostra mentalità, smettere di usare acqua in bottiglia di plastica e sanificare il più possibile quella di rubinetto.
Ottimo articolo dottoressa Codignola!
Un po’ terrorizzante, ma giusto! Bisognerebbe ogni tanto tornare sull’argomento per non far si che l’opinione pubblica si dimentichi, e bisognerebbe far pesare anche ai politici che si diano una mossa per far amare di più l’acqua del rubinetto, poiché purtroppo la maggior parte degli italiani percepisce come velenosa nonostante sia la più controllata! Grazie per i Suoi articoli, buon lavoro!