Due terzi delle bottiglie e delle lattine abbandonate nell’ambiente appartengono a 10 marchi. Sono i risultati di un monitoraggio svolto in alcuni comuni del milanese e diffusa in occasione del World Cleanup Day del 20 settembre e dell’iniziativa “Puliamo il mondo” di Legambiente da A Buon Rendere, la campagna per l’adozione di Sistema di Deposito Cauzionale (DRS) anche nel nostro Paese.
L’indagine ABR Radar
Tra il 1° maggio 2024 e il 31 maggio 2025, una volontaria ha raccolto, nell’ambito dell’indagine di brand audit ABR Radar, oltre 21mila contenitori per bevande –bottiglie di plastica e di vetro, e lattine di alluminio – abbandonati in alcuni comuni milanesi, tra cui Grezzago, Trezzo sull’Adda e Pozzo d’Adda. Per 11mila di essi era riconoscibile il marchio, e il 67% dei contenitori identificati apparteneva ad appena 10 marchi. Si trattava di: Moretti, Red Bull, Coca-Cola, San Benedetto, Heineken, Estathé Ferrero, Tennent’s, Beck’s, Sant’Anna e Monster. Raggruppando i marchi per appartenenza, si scopre che i gruppi industriali più rappresentati Sono Heineken, Coca-Cola, AB InBev e San Benedetto.
La maggior parte dei contenitori raccolti è di plastica (42,2%), seguita da alluminio (28,3%) e vetro (25%). Inaspettatamente, il settore della birra (35%), supera le acque minerali (31%) e le bibite analcoliche (26%) per quantità di imballaggi dispersi nell’ambiente, contribuendo anche a far lievitare la quota di contenitori in vetro monouso e metallo dispersi nell’ambiente: una caratteristica tutta italiana rispetto ai dati internazionali.
Il vuoto a rendere
Si stima che ogni anno più di 8 miliardi di contenitori per bevande sfuggano al riciclo. Una soluzione potrebbe essere l’attivazione di un sistema di deposito cauzionale: con il vuoto a rendere, infatti, 17 Paesi dell’UE hanno registrato un calo drastico della dispersione geli imballaggi. Questo sistema, garantisce tassi di raccolta che superano il 90%, con picchi del 98%, come in Germania, dove il deposito cauzionale è ormai una tradizione.
A partire dal 1° ottobre, i Paesi europei che hanno implementato un sistema di deposito cauzionale saliranno a 18, grazie all’entrata in vigore dello schema in Polonia. Portogallo, Spagna e Regno Unito, hanno annunciato l’intenzione di introdurlo entro il 2027. L’Italia, invece, non ha ancora preso impegni certi, nonostante il regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio obblighi ad arrivare nel 2029 al 90% di raccolta di bottiglie in plastica e lattine, e imponga di adottare il sistema DRS nel caso in cui l’obiettivo non sia stato raggiunto nei tre anni precedenti.
“La Campagna A Buon Rendere pubblica periodicamente questi risultati di brand audit in modo da sollecitare il Governo e i produttori di bevande a prendersi carico del problema del mancato riciclo di 8 miliardi di contenitori ogni anno, e dei suoi impatti negativi – afferma Silvia Ricci, coordinatrice della campagna A Buon Rendere. – Aspettare il 2029, come si vorrebbe fare in Italia, comporta non solamente un peggioramento dell’inquinamento ambientale ma anche costi evitabili per tutti i portatori di interesse”.
Sant’Anna sostiene il vuoto a rendere
Mentre il Governo italiano tentenna, si muovono le aziende. Sant’Anna, per esempio, sostiene la necessità di adottare un sistema di deposito cauzionale, così come le associazioni europee del settore delle acque minerali (NMWE) e delle bibite analcoliche (UNESDA). “Non c’è più tempo da perdere: il sistema di deposito cauzionale rappresenta una svolta indispensabile per ridurre drasticamente l’abbandono dei contenitori per bevande e garantire un riciclo di qualità. – dichiara Alberto Bertone, amministratore delegato di Acqua Sant’Anna. – L’Italia non può permettersi di restare indietro rispetto agli altri Paesi europei. Per raggiungere gli obiettivi ambientali e rispondere alle aspettative dei consumatori serve un approccio sistemico che coinvolga governo, imprese e cittadini. È fondamentale che i produttori di bevande facciano squadra, come già avvenuto in altre nazioni: solo un impegno comune potrà accelerare l’introduzione del DRS e trasformare una sfida in un’opportunità di sostenibilità per tutti”.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos Infografiche: A Buon Rendere

Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.




La stima di 8 mld di contenitori per bevande dispersi ogni anno nell’ambiente si riferisce all’UE?
Il dato riguarda la sola Italia e deriva dalla media dei contenitori dispersi nell’ambiente nel decennio 2015-2024 calcolata da Reloop, sulla base del numero di imballaggi immessi sul mercato e sul tasso di riciclo. Questo e altri dati si possono esplorare sulla dashboard What We Waste https://www.reloopplatform.org/what-we-waste/what-we-waste-dashboard/
È una quantità sbalorditiva!
Appartengo alla generazione che ricorda il “vuoto a rendere”, in particolare le bottiglie di vetro contenenti il latte per noi bambini all’epoca. Era una pratica corretta ed utile, sia per il consumatore che per l’azienda a cui veniva conferito il reso, ma soprattutto per nulla complessa da realizzare e “grondante” di sano buon senso che negli anni si è superficialmente perso strada facendo. Vengo alla domanda: per il vetro so per esperienza che la cosa è fattibile, ma per gli altri involucri (plastica, alluminio, cartone) come fanno negli altri paesi a compensare il consumatore che collabora? Immagino ci siano delle “macchine” con diverse aperture corrispondenti ai vari materiali, è forse così? E dove sarebbero collocate, presso i supermercati o in strada?
Queste macchine ci sono già da tempo nei supermercati a Parigi
Almeno 20 anni fa in Germania se riportavi la bottiglia di plastica dell’acqua minerale ti veniva reso il deposito di pochi centesimi e tutti riportavano la bottiglia. Siamo parecchio indietro, come al solito.