Flight attendant serving drinks to passengers on board.

Airplane interior treat breakfast for economy serviceCome avviene ormai da qualche anno, in occasione delle imminenti festività del Giorno del Ringraziamento e poi di Natale, che vedranno volare più di 36 milioni di persone nei soli Stati Uniti, il sito Diet Detective, in collaborazione con lo Hunter College Food Policy Center di New York, fa le pulci a quello che i clienti delle compagnie americane possono mangiare in aereo, stilando una vera e propria classifica e analizzandone nel dettaglio la qualità nel suo Airline Food Study 2019-2020. La valutazione prevede un punteggio in stelle, da 0 a 5, che tiene conto delle calorie, della qualità nutrizionale del pasto, degli snack, del packaging, del livello di trasparenza delle informazioni fornite ai clienti, dei miglioramenti o peggioramenti rispetto alle indagini precedenti, delle innovazioni introdotte, dei livelli di sodio, dello sfruttamento dell’acqua, dell’accesso ai pasti (ogni quanto tempo sono forniti), di eventuali progetti di collaborazione per la sostenibilità e di altri parametri, per giungere a una valutazione il più possibile completa.

Per quest’anno i vincitori sono Alaska Airlines e Air Canada, che hanno mantenuto immutato il tenore calorico rispetto al 2018: 373 l’anno scorso, 375 quest’anno. Quanto al resto, Alaska Airlines ha fatto di più sul fronte della sostenibilità, rimpiazzando la maggior parte del packaging in plastica con la carta, e lanciando la campagna #FillBeforeYouFly, per invitare i clienti a riempire borracce e bottiglie a terra, riducendo così la richiesta di bottiglie di acqua in plastica in volo. Il premio della vergogna (Shame on you) va invece alla Hawaiian Airlines, che non ha fornito tutte le informazioni nutrizionali richieste, e all’agenzia governativa EPA, perché non ha comunicato le informazioni sulle sanzioni inflitte per violazioni sull’acqua di bordo.

Tray of food on the airplane
Il sito Diet Detective ogni anno fa le pulci su quello che si può mangiare in aereo nelle compagnie americane

Verificando poi le altre voci, si vede che il sodio è e resta alto: in media ogni pasto ne contiene il 40% della dose massima giornaliera consigliata dall’OMS, ovvero 800 mg su 2.000; oltretutto – commentano gli autori – assumere molto sodio rende più sgradevole il volo, perché fa aumentare la ritenzione idrica. Lo stesso vale per gli zuccheri, semplici e complessi, perché la pasta, le salse, i dolci spesso offerti rendono più letargici e appesantiscono: sarebbe meglio limitarli al massimo.

Il rapporto contiene poi consigli come quello di offrire, al posto degli snack, dei minipasti, che di solito sono più sani (per esempio perché spesso contengono frutta, al posto di dolci). Inoltre auspica che presto sia possibile avere piccoli pasti anche per i voli brevi, attorno ai 90 minuti, perché si considera che il viaggio comporti comunque non meno di 5 ore, tra il proprio domicilio o hotel e la destinazione, e che sia più salutare poter contare su un pasto vero e proprio piuttosto che su cibo occasionale, magari scegliendo in anticipo cosa mangiare.

Infine, l’analisi dell’acqua fornita a bordo ha rivelato che spesso la qualità lascia a desiderare: sarebbe meglio evitare di bere caffè o tè, perché quasi sempre l’acqua utilizzata proviene dai serbatoi appositi e non è un granché.

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Guido
Guido
12 Dicembre 2019 22:28

Articolo, scritto per farsi leggere, nulla più e il cui contenuto potrebbe forse essere utile per gli equipaggi che però dispongono, laddove forniti, di pasti a loro dedicati. Infatti la domanda che naturalmente si pone è: ma il signor Bianchi o la signora Rossi quanti voli prendono all’anno? Lascio a voi la risposta, ma l’immediata deduzione è… ma di cosa stiamo quindi parlando? Non solo, ma poi la coppia sopracitata di quante volte si è avvalsa del catering di bordo? Per quanto mi concerne, nel 2019 ho volato per 22 volte a breve raggio max 1h30m di volo, 20 volte a medio raggio max 4h di volo e 4 volte a lungo raggio oltre 6h di volo, totale 46 segmenti. Ho usufruito del catering di bordo 5 volte. Di cosa mi devo preoccupare, a cosa devo fare attenzione? Avendo poi lavorato nel passato nel settore come consulente e conoscendo il modus operandi ritengo non solo demenziale ma anche delirante quanto scritto al riguardo dell’acqua. “proviene da serbatoi appositi…” e da dove dovrebbe forse provenire? non solo “spesso la qualità lascia a desiderare…” peccato che la sua qualità sia certificata e poi ancora… “spesso”… cioè ogni quanto? Il primo martedì di ogni mese o di ogni mese dispari oppure? Ma qualcuno crede davvero che una compagnia aerea non eserciti i dovuti controlli sulla qualità dell’acqua di bordo e rischi una, permettetemi, figura di Montezuma a livello mondiale? Nel 2018 hanno volato più di 2 miliardi di passeggeri e per quanto noto nulla è assunto alle cronache. IMHO questo giornalismo, lasciamolo pure agli americani ed al sito Diet Detective che insieme con lo Hunter College Food Policy Center deve dimostrare in qualche modo di esistere . Articolo non degno, sempre IMHO, di essere segnalato dal Fatto Alimentare