Dalla fine di dicembre 2023, anche in Italia sono in commercio prodotti alimentari che contengono quattro insetti: larva gialla, locusta migratoria, grillo domestico e verme della farina minore. I prodotti possono contenere insetti congelati, essiccati o in polvere come già avviene negli altri paesi dell’UE.
I quattro decreti autorizzativi – firmati dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dal Ministero delle Imprese e del made in Italy e dal Ministero della Salute – discendono da altrettanti regolamenti di esecuzione vincolanti per gli Stati Membri.
Le confezioni contenenti prodotti a base di farine di insetti dovranno presentare le seguenti informazioni: tipologia di insetto presente, con nome scientifico, “ma anche, per volontà del Governo italiano, con la traduzione in italiano”, ha spiegato Lollobrigida. Le etichette riportano inoltre la quantità di insetti utilizzata e presente nei prodotti alimentari e deve essere espresso anche il Paese di origine dell’insetto.
“Il decreto sul grillo domestico andato in Gazzetta ufficiale il 29/12/2013 – precisa Roberto Pinton esperto di diritto alimentare – risale al 6 aprile 2023. Per otto mesi il ministro ha sperato che per miracolo se ne potesse evitare la pubblicazione. Quindi non è per volontà del governo italiano che assieme al nome scientifico va indicato il nome in italiano.”
Ministro ‘impreciso’
“Sono i regolamenti UE – continua Pinton – più precisamente il numero 882/2021 a stabilire l’obbligo della denominazione larva gialla della farina, 188/2022 e 5/2023 a stabilire l’obbligo di dettagliare grillo domestico, 58/2023 a stabilire quello per il verme della farina minore. Per la locusta migratoria (regolamento UE 1975/2021) il nome scientifico – che è in latino- corrisponde al nome italiano e non serve traduzione. Il governo italiano non poteva fare altrimenti l’obbligo deriva dai regolamenti, gerarchicamente superiori ai decreti di Lollobrigida, Urso e Schillaci. Per questo quanto ha precisato il ministro Lollobrigida è quanto meno impreciso”.
Lollobrigida ha poi precisato quanto è ormai riconosciuto dalla comunità scientifica internazionale che “gli insetti sono degli elementi naturali presenti nell’alimentazione di altre popolazioni. Noi non li abbiamo tra gli elementi principali della nostra dieta e io ritengo che non mettano in pericolo il nostro modello”.
Cartelli al supermercato per gli insetti
Infine, al fine di evitare commistioni con altri alimenti, il Governo ha deciso di regolamentare la vendita, prevedendo comparti separati, appositamente segnalati con un’apposita cartellonistica. Per onor di cronaca va detto che la farina del coleottero Tenebrio molitor è stato il primo novel food autorizzato nel 2021, da Efsa per la Commissione Europea.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Veramente ce lo chiede l’EUROPA, almeno credo.
Veramente noi siamo l’Europa, e quindi adottiamo i provvedimenti europei in materia alimentare. Non è l’Europa che ce lo chiede quindi.
In fatti non è l’Europa che lo chiede, lo impone. È diverso.
Ribadisco l’Europa è l’Italia, le nostre normative e leggi sono europee
Il Lollo è stato costretto ad autorizzarlo per via che le leggi europeo prevalgono su quelle nazionali. Il titolo di questo articolo mi pare fuorviante.
L’Itala è l’Europa. Quando il governo di Roma stabilisce delle regole per tutte le regioni, lei farebbe un titolo dicendo che il Lazio costringe la Lombardia ad applicarle!
Certo, le leggi europee prevalgono su quelle nazionali, come sa chiunque abbia un minimo di conoscenze. Dice che Lollo non lo sapeva?… Ed è ministro?
Caro Francis, parla con uno che detesta tutti i Lollo e i suoi colleghi. Indipendentemente il colore e partito.
Nessuna difesa del politico, la valutazione è fuori tema qui, sono convinto dovrebbe esserlo, la personalizzazione degli argomenti mi fa pensare a secondi fini.
Un conto è sostenere attivamente un argomento, altro conto è fare da passacarte obbligati come dichiara anche il signor Pinton anche se portano allo stesso risultato pratico.
Il punto potrebbe eventualmente riguardare il perchè su certi argomenti si faccia molta più resistenza all’imposizione che su altri ma questo fa parte del gioco politico come dicono i latini ” do ut des “.
Ben al di là delle convinzioni valgono i vantaggi o svantaggi che possono derivare, purtroppo la coerenza è un concetto troppo variabile.
Se quando si tratta di insetti Lollobrigida fa da “passacarte” anche quando si tratta di alcuni miliardi affidati al suo ministero dal Pnrr svolge lo stesso ruolo. L’Europa siamo noi
Vedo una certa confusione sulle modalità di formazione della legislazione europea.
Contrariamente alla vulgata che qualcuno cerca di far passare, non si tratta di decisioni assunte a capocchia da non meglio determinati “burocrati di Bruxelles”.
La Commissione europea presenta una proposta, che viene adottata solo dopo che parlamento europeo (eletto a suffragio diretto nei 27 Stati membri in rappresentanza di 450 milioni di cittadini europei) e il Consiglio (composto dai capi di Stato o di governo di tutti gli Stati membri) raggiungono un accordo su un testo comune. Con un brutto neologismo, si parla di trilogo.
Il parlamento (705 europarlamentari, di cui 76 italiani) decide a maggioranza; il Consiglio (cioè il tavolo in cui siedono i rappresentanti dei 27 governi nazionali) a seconda dell’argomento decide a maggioranza semplice (con voto favorevole di almeno 14 Stati membri) o a maggioranza qualificata (con voto favorevole di almeno il 55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione UE).
I commissari sono proposti dai governi nazionali e sono sottoposti al vaglio del parlamento europeo (che nel 2004 respinse la candidatura a commissario alla Giustizia di Rocco Buttiglione, poi nel 2019 quelli della rumena Rovana Plumb e dell’ungherese Laszlo Trocsanyi).
L’Italia non può lamentare una scarsa rappresentanza: ha sempre avuto due commissari dal 1958 al 2004, poi, dopo l’allargamento della UE, uno (come tutti gli altri Paesi).
Il commissario italiano attuale è Paolo Gentiloni (all’economia), in precedenza abbiamo avuto Federica Mogherini (vicepresidente dal 2014 al 2019, commissario agli Affari esteri e politica di sicurezza), Ferdinando Nelli Feroci (per pochi mesi nel 2014, commissario all’Industria e imprenditoria), Antonio Tajaini (vicepresidente dal 2008 al 2014, prima commissario ai Trasporti, poi a Industria e imprenditoria), Franco Frattini (vicepresidente dal 2004 al 2008, commissario a Giustizia, libertà e sicurezza).
Una volta che un regolamento è approvato, è direttamente applicabile in tutti gli Stati membri, anche in quelli il cui governo avesse espresso una posizioni contraria.
Se un regolamento non piace, si può dedicare poco utilmente tempo a pigliarsela con non meglio determinati grigi burocrati di Bruxelles, oppure ragionare sulle regole (che, aderendo alla UE si sono accettate) e sull’intero processo decisionale, anche riflettendo su eventuali incapacità dei governi nazionali di coagulare il consenso degli altri sulle proprie posizioni (che, se non condivise, rimangono di minoranza e come tali non “passano”).
L’Europa, di cui facciamo parte non è mai stata un monolite e non lo è tuttora.
Esserne un componente non da solo doveri di ossequio ma anche diritti tra pari ( quasi sorrido scrivendo la parola pari ), tra i quali quello di avere una opinione su tutto e di capire da dove vengono le iniziative che poi dovrebbero essere accettate e applicate.
Il PNRR è assolutamente fuori tema, come nazione partecipante e non ancora digerita siamo contributori netti e gran parte dei fondi sono a debito per quanto ne so.
Che ci siano diverse anime in EU non può essere smentito, non si può fare finta che non sia così.
A leggere uno studio da voi pubblicato la grande maggioranza dei cittadini italiani ( due terzi e gli altri sono semplicemente curiosi non è detto che gli piacciano ) non ne vuole sentire parlare.
Quindi per concludere esprimere pareri è corretto e soffrire se la maggioranza EU vuole andare da un’altra parte è ragionevole e non motivo di scherno.
Come si dice negli studi scientifici non ho conflitti di interesse perchè non li ho mai votati., banalmente mi suonano false le premesse che sostengono questi prodotti e le dichiarazioni di sicurezza sono più scommesse che certezze.
La sicurezza sull’uso di insetti nel cibo è stata valutata dall’Efsa dopo diversi anni di studi. L’Efsa è composta anche da scienziati italiani. L’autorità per la sicurezza alimentare europea ha dato un parere positivo e Bruxelles ha dato il via libera e quindi si possono usare in tutta l’Europa. L’Italia deve adottare il regolamento anche se forse non piace a Lollobrigida e varare decreti che autorizzano l’uso di insetti nel cibo.
La terzietà dell’ EFSA è opinabile…citofonare Aspartame- epatocarcinogeno- Ramazzini
Condivido tutto quello che ha scritto, diciamo che talvolta l’UE lavora proprio a capocchia, non ho spazio per demolire il regolamento in discussione per prolungare di qualche anno la durata ad esempio dei cellulari, un accrocchio assurdo di obblighi su ricambi ed istruzioni quando probabilmente il 90% dei problemi riguarda solo rottura vetro e sostituzione batterie, con due semplici obblighi qui avremmo fatto tanto senza complicazioni assurde e nemiche della concorrenza, perché alla portata solo di grosse aziende.
Detto questo, sulla sicurezza alimentare non credo siamo davvero i primi a mangiare questi insetti, dunque dati sulla loro sicurezza se ne hanno già, non si parte da zero
“mi suonano false le premesse che sostengono questi prodotti e le dichiarazioni di sicurezza sono più scommesse che certezze”
Rispondo solo a questa parte perché mostra una clamorosa lacuna nella conoscenza del procedimento di autorizzazione dei nuovi alimenti.
Partiamo dalle basi, se un alimento non ha una storia di consumo significativa nella UE prima di una certa data, non può essere messo in commercio se non previa autorizzazione da parte della commissione. Prima di autorizzare o rigettare, la commissione è tenuta a chiedere un parere all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), che si trova a Parma.
Chi presenta la domanda di autorizzazione deve presentare all’EFSA un dossier completo che includa, oltre alla caratterizzazione completa dell’alimento, gli studi di tossicità acuta, tossicità cronica, genotossicità, teratogenicità e sicurezza in gruppi vulnerabili (bambini, donne incinte, anziani ecc.) Gli studi devono essere fatti secondo standard europei.
Se dei dati mancano o se non sono sufficienti l’EFSA può chiedere ulteriori informazioni a chi ha inviato la domanda e mettere in pausa tutto il procedimento fino a quel momento. La maggior parte delle domande viene respinta per insufficienza di dati.
Se e soltanto se la sicurezza di tutti i parametri di cui sopra è dimostrata, l’EFSA dà un parere positivo, stabilisce i limiti di utilizzo e le categorie di alimenti in cui è possibile utilizzare il novel food come ingrediente. In altre parole non è sufficiente che l’alimento non abbia dato problemi, né basta pescare qualche paper a caso da pubmed, la sicurezza *deve essere dimostrata* con tutti gli studi di tossicità acuta e cronica ecc. che siano stati fatti su quello specifico alimento.
Se la gli esperti dell’EFSA concludono che l’alimento è sicuro pubblicano un’opinione positiva, in chiaro e liberamente accessibile con tutti i dati, te la puoi andare a leggere in qualsiasi momento. In caso di dubbio (se la sicurezza non è sufficientemente dimostrata) pubblicano un’opinione negativa, sempre con tutti i dati e liberamente accessibile.
Solo in caso di opinione positiva la commissione può pubblicare una bozza di regolamento per introdurre il nuovo alimento nell’elenco di quelli autorizzati, Prima di essere applicata, questa bozza deve passare il vaglio del parlamento e del consiglio.
Questo procedimento vale pet tutti i nuovi alimenti approvati nell’Unione Europea dal 1997 ad oggi. Sono diverse centinaia e la maggior parte di essi vengono mangiati dagli italiani senza nessun problema, perché nessuno a suo tempo ha deciso di farne un caso politico. Molti sono stati approvati anche successivamente ai vari insetti e nessuno in Italia ha avuto nulla da ridire in merito.
Quindi no, le “dichiarazioni di sicurezza” non sono “più scommesse che certezze”, la sicurezza di un nuovo alimento viene valutata ad un livello molto superiore rispetto a gran parte di ciò che ci mangiamo ogni giorno
signor Giulio, mi ha tolto le parole di bocca, gli insetti prima di essere autorizzati al consumo passano al vaglio degli enti che ne regolano la sicurezza, come ogni altro alimento qualsiasi sia l’origine.
Sarebbe un mondo fantastico se anche chi parla a sproposito senza essere certi di ciò che dice tenesse la bocca chiusa, anche perché qualche insetto potrebbe finirgli in bocca a furia di parlare a vanvera…
Assolutamente corretto il commento, non serviva nessun decreto in quanto il Reg. UE 2017/2470 è direttamente applicabile senza alcun bisogno di recepimento, come qualsiasi regolamento UE, e contiene sia l’autorizzazione che il nome italiano da usare. Veramente si fatica a capire il senso di questo decreto, hanno forse intenzione di fare un decreto simile per ogni novel food che viene approvato? Non farebbero altro nella vita se così fosse
I decreti nazionali che confermano in maniera del tutto inutile quanto è già scritto nei regolamenti europei servono solo perché il ministro possa vantarsi di aver imposto di affiancare il nome italiano degli insetti a quello scientifico per maggior trasparenza verso i consumatori.
Peccato che fosse già scritto con chiarezza nei regolamenti e fosse già obbligatorio, decreti italiani o meno.
Parlando di una propria precisa volontà al ministero hanno probabilmente “esagerato”
Saperne qualcosa in più sui regolamenti, come vengono redatti e applicati è sempre istruttivo, grazie.
Ma fare troppo affidamento su quanto stabilito presupporrebbe che va tutto bene, cosa che non mi sembra evidente.
Alcuni termini, allergie-costi-ultratrasformazione per esempio, tornano sempre a galla.
https://normativaalimentare.it/legislazione-alimentare/10-7-23-insetti-come-alimenti-tanti-ancora-i-dubbi/
EFSA ha proposto, per tutti gli insetti approvati, di condurre ulteriori ricerche sul loro POTENZIALE ALLERGENICO.
Anche il BfR ne aveva già discusso in un precedente documento.
Per quanto riguarda i datti attualmente in nostro possesso, a causa del limitato consumo di insetti nella dieta in Europa, non sappiamo quanto siano diffuse le allergie alimentari agli insetti. I pochi studi che hanno esaminato questo aspetto sono principalmente dall’Asia orientale, dove il consumo di insetti è più comune. Inoltre, finora sono noti solo pochi casi in cui si sono verificate reazioni allergiche dopo il consumo di farina ottenuta da insetti approvati nell’UE.
https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?approfondimento_id=17909
L’unico problema ( ma ce ne sono altri ) potrebbe essere rappresentato dalla CHITINA, proteina contenuta nel carapace dei grilli che, nelle persone allergiche, può dare manifestazioni che vanno dal semplice eritema cutaneo allo shock anafilattico, come vale per molti altri prodotti (arachidi o crostacei ad esempio). Un uso prolungato e frequente, anche per chi non è allergico, potrebbe portare a una SENSIBILIZZARE verso il prodotto. Ad ogni modo, i produttori industriali devono sempre segnalare cosa è contenuto negli alimenti, anche la farina di grillo”
“Sicuramente la farina di grillo e altri prodotti a base di insetti potrebbero sostituire alcuni alimenti di origine animale – prosegue Macrì -, ma per adesso si tratta di un prodotto di nicchia che, oltretutto COSTA MOLTO. Si parla di circa 70 euro al chilo…………
Per stabilire i BENEFICI NUTRIZIONALI di questo prodotto, invece, non ci sono ancora elementi sufficienti, trattandosi di un novel food”.
https://iris.unipa.it/retrieve/handle/10447/549805/1327509/LA%20PORTA_rivista%20di%20diritto%20alimentare%20insetti.pdf
Le criticità emerse in materia di consumo di insetti, pure in termini di allergenicità, così come il
divieto di utilizzo di rifiuti ai fini di nutrimento dell’animale hanno, però, negli anni fatto emergere valutazioni diverse circa la loro
reale capacità di essere facilmente utilizzabili nella trasformazione degli scarti in risorse – e quindi di avere un valore rilevante
anche da un punto di vista dell’economia circolare –, oltre che della loro idoneità a soddisfare i bisogni nutrizionali su larga scala.
https://reccom.org/insetti-nel-piatto-pediatri-no-farine-ai-bimbi/
I pediatri bocciano gli ‘insetti nel piatto’ dei bambini, almeno per ora. “I dati scientifici oggi a disposizione non sono ancora sufficienti per raccomandare ai bambini cibi contenenti farine di grillo, locusta e altri insetti”
Di retemedia -30 Novembre 2023
Molto interessante il punto trattato da unipa.it
Sicuramente avete articoli a deciso sostegno delle vostre tesi, non lo metto in dubbio.
Inoltre si tratta di alimenti ultratrasformati, vi dice qualcosa la parola? Cibi che hanno tutti i bollini in regola presso tutte le autorità ma aspettando ulteriori studi, in questo campo chi ha le idee chiare? Non sono gli stessi cibi che mangiano in altri continenti………
Quindi, stante la libertà individuale di giudicare prendo in prestito le parole attribuite al politico nell’articolo ” questo cibo non farà parte del mio menu e quindi fate pure ” ma se devo esprimere un parere è negativo al momento, e regolamenti o non propendo ancora per la scommessa……….
Peccato che sia poco digeribili per noi per via della chetina, e possono provocare reazioni allergiche. E chi ci dice che chi usa gli insetti lo scriva effettivamente?
Molti prodotti possono provocare allergie. Le aziende lo indicheranno in etichetta perché sono obbligati per legge e perchè è un ingrediente molto costoso. La farina di insetto si propone come ingrediente nuovo, che apporterà proteine, e che tra l’altro costa molto di più delle altre farine.
da qui la risposta alla seconda domanda del signor Lor, quale azienda “metterebbe gli insetti nei propri prodotti senza dirlo??” per prima cosa non si può ovviamente fare, perché per ogni alimento è obbligatorio indicare i componenti e in secondo luogo non sarebbe economicamente conveniente per l’azienda dato il valore commerciale di tali insetti e dei loro derivati.
Per quanto riguarda le allergie, si conosce la composizione chimico centesimale di tali insetti, dunque, citando uno dei componenti che può destare questo tipo di dubbio, ovvero la chitina, i consumatori che non consumano alimenti che contengono chitina non dovranno consumare nemmeno gli insetti. Aprite la mente che il fantomatico made in Italy, come ogni cultura, è già stato influenzato in passato dai tempi dei tempi ed è quello che è grazie appunto a cibi provenienti da altre parti del mondo o pensate che tutto il cibo della dieta mediterranea sia di origine italiana? Pensate al pomodoro, melanzane ed ebbene si anche la PASTA SECCA…. Siamo bravi ma fino a un certo punto.