Nell’Unione Europea, il Regolamento 1169/2011 impone di segnalare adeguatamente 14 allergeni, tutti responsabili di possibili crisi anafilattiche. L’elenco, stilato nel 2011, contiene le sostanze che, in base ai dati ufficiali, più spesso scatenano gravi reazioni allergiche. E prevede successivi aggiustamenti in caso i dati e le segnalazioni lo giustifichino.
Tra gli allergeni vi sono al primo posto la frutta a guscio, seguite dalle arachidi, dal latte vaccino, dai crostacei, dai cereali, e poi sedano, uova di gallina, sesamo, molluschi, soia, lupini, pesce, senape e solfiti, che provocano allergie con frequenza diversa a seconda dell’età. Così, per esempio, per gli adulti i peggiori sono la farina di frumento, i crostacei, le nocciole e la soia, mentre per i bambini i pericoli arrivano soprattutto dalle arachidi, dal latte vaccino, dagli anacardi, dalle uova di gallina e dalle nocciole.
La prevalenza dello shock anafilattico durante la vita, cioè la percentuale di chi, nell’arco della propria esistenza, fa i conti con una di queste crisi, è stimata tra l’1,6 e il 5,1%. Ma negli ultimi anni il numero di casi e, soprattutto, il numero di allergeni che possono scatenarlo è aumentato, come si vede nei dati contenuti nel database cui devono essere riportati, lo European Anaphylaxis Registry.
Per questo un gruppo di ricercatori, pediatri, allergologi ed esperti di diverse discipline, tutti francesi e aderenti all’Allergy-Vigilance Network di Nancy, ha appena pubblicato, su Clinical and Experimental Allergy, uno studio che mostra come vi siano almeno otto allergeni che sarebbe urgente inserire nella lista dei 14, perché i casi associati a essi sono in numero significativo, e in crescita.

I casi degli ultimi vent’anni
Per comprendere quale fosse la situazione, i ricercatori hanno analizzato tutti i tremila casi riportati dall’Allergy-Vigilance Network tra il 2002 e il 2023, e hanno cercato quelli responsabili di almeno l’1% delle crisi anafilattiche e non provocati da uno dei 14 allergeni ufficiali. Hanno così selezionato 423 casi, pari al 13,8% del totale, che rispondevano ai criteri fissati, e hanno poi identificato otto allergeni o, per meglio dire, alimenti a rischio.
Il risultato è stato che al primo posto ci sono il latte di capra e quello di pecora, che hanno causato 84 casi e che, in una classifica che include anche i 14 allergeni già segnalati, si piazzano abbastanza in alto. Per dare un’idea, al primo posto c’è la frutta a guscio, con 533 casi, al secondo le arachidi, con 406 casi, al terzo il latte vaccino, con 212 casi, seguito dai crostacei (192), dai cereali (190), dal sedano (109) e dalle uova di gallina (95). Segue appunto il latte ovi-caprino, che precede altri 14 allergeni.
Gli allergeni emergenti
In seconda posizione, tra i nuovi allergeni, si piazza il grano saraceno, con 71 casi, pari al 2,4% del totale, mentre al terzo i piselli e le lenticchie, con 55 casi (1,8%). Interessante la quarta posizione, occupata dal galattosio-alfa 1,3-galattosio, meglio noto come alfa-gal, zucchero presente tipicamente nella carne, la cui allergia è spesso scatenata dalla puntura delle zecche, che lo ‘iniettano’ nella vittima, innescando una reazione allergica che può diventare pericolosa proprio per il continuo stimolo (tra chi mangia carne, ma non solo). Fino a pochi anni fa rarissima, è in aumento in tutto il mondo proprio per la diffusione delle zecche dovuta al riscaldamento del clima: nel periodo esaminato, lo zucchero alfa-gal è stato all’origine di 50 casi di anafilassi, pari all’1,7% del totale.

Seguono i pinoli, con 49 casi (1,6%), i kiwi, con 44 casi (1,5%) e i prodotti dell’alveare, cioè propoli, nettare e altro, che hanno provocato 30 casi (1%), così come le mele. Ancora, i casi peggiori, con le reazioni più gravi e due decessi, si sono avuti con il latte di capra e pecora, seguito da grano saraceno, piselli e lenticchie e alfa gal, mentre reazioni di grado più lieve sono state associate agli altri allergeni.
Visti i numeri, gli autori chiedono quindi che i primi quattro, e cioè: latte di pecora o capra, grano saraceno, piselli-lenticchie e pinoli siano inseriti prima possibile nell’elenco, affinché diventi obbligatorio segnalarne la presenza, certa o anche solo possibile, per contato con strumenti o materiali potenzialmente contaminati.
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Giornalista scientifica



non ho capito una cosa. nei 14 allergeni c’è il latte e i suoi derivati (incluso lattosio). perché latte di capra e pecora sono considerati diversi?
Solfiti. Spesso non citati soprattutto nei medicinali.
Perché non obbligano le case farmaceutiche a dichiararli?
Mistero
In una confezione di luccio in salsa preparato da un laboratorio artigianale ho trovato sull’etichetta degli ingredienti, indicati come allergeni, i capperi e la cannella. Cercando in letteratura ho visto che questi possono essere contaminati da allergeni quali soia, sesamo ed altri. Ma allora bisognerebbe indicare tutti gli ingredienti come possibili allergeni. Vi risulta che questi due ingredienti debbano essere indicati come allergeni?
No, in Unione Europea devono essere indicati come allergeni solo i 14 indicati dal Regolamento UE 1169/2011: cereali contenenti glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte, frutta a guscio, sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e solfiti, lupini, e molluschi.
Se c’è la possibilità di qualche contaminazione crociata questa va indicata a parte, con formule come “può contenere tracce di…”, ma non è previsto che si evidenzino gli ingredienti potenzialmente contaminati.