In seguito alla nostra proposta di far pagare una tassa ai produttori di chewing gum per contribuire alla pulizia di strade e arredi urbani, una lettrice ci scrive per chiederci di puntare di più l’attenzione sull’origine della ‘gomma base’. Di seguito la lettera giunta in redazione e la risposta di Roberto Pinton, esperto di produzioni alimentari.
La lettera sui chewing gum
Ho letto il vostro articolo sulle gomme da masticare, che però non evidenzia a sufficienza la natura degli ingredienti utilizzati. Poche persone si rendono conto di masticare per qualche ora al giorno derivati del petrolio. Le gomme contengono il 20% circa di polimeri come il 1,3-butadiene (impiegato anche nelle resine, nelle vernici, nelle plastiche e nei carburanti per razzi), il 2- metil-omopolimero (gomma sintetica che rientra nella categoria degli elastomeri), e altri come il maleato, gli esteri con polietilenglicole-mono metiletere. Si tratta di derivati del petrolio, di materie prime utilizzate anche per il diesel, i sacchetti di plastica e la colla.
Perché queste informazioni non compaiono sull’elenco degli ingredienti? Sia chiaro, sono composti che secondo quanto indicato dalla Commissione europea non comportano alcun rischio dal punto di vista della sicurezza alimentare, ma l’indicazione “gomma base” riportata in etichetta mi sembra riduttiva. Considerando che nei prodotti alimentari composti come una merendina al cioccolato, ad esempio, vengono elencati in etichetta tutti gli ingredienti del cioccolato a pezzetti, mentre nelle etichette dei gelati a forma di cono, troviamo l’elenco dei componenti la cialda.
Marzia
La risposta di Roberto Pinton
Per rispondere bisogna precisare che la gomma da masticare è una sorta di caramella gommosa aromatizzata e zuccherata. Originariamente era composta da gomma naturale, ma adesso, nella stragrande maggioranza dei casi, è ottenuta con resine e plastiche derivate dal petrolio. Si tratta di esteri vinilici come acetato di polivinile, oltre a butadiene stirene, copolimero isobutilene-isoprene e poliisobutilene. Poi ci sono plastificanti come esteri di glicerina di resina idrogenata e lanolina. La composizione varia in funzione della capacità di formare bolle.
“Il motivo per cui gli ingredienti della gomma base anche se provengono dal petrolio non vengono citati sull’etichetta – spiega Roberto Pinton, esperto di diritto alimentare – è che il legislatore non li considera ingredienti o additivi, ma coadiuvanti tecnologici. I coadiuvanti tecnologici sono composti che vengono utilizzati nella fase di produzione per sfruttarne un effetto tecnologico, ma anche quando si trovano nel prodotto finale (come ad esempio tracce dei solventi utilizzati per raffinare l’olio d’oliva o quelli usati per togliere la caffeina dei chicchi di caffè) si tratta di residui tecnicamente inevitabili che non hanno alcun effetto sul prodotto finito”.
L’organismo però non digerisce né assimila la gomma da masticare e per questo motivo il legislatore li ritiene coadiuvanti tecnologici e non prevede la loro indicazione nell’elenco degli ingredienti. Questo vale per la gomma base, che non è considerata un novel food, in quanto ampiamente utilizzata da tempo. Gli ingredienti immessi sul mercato dopo il 15 maggio 1997 hanno invece bisogno di specifiche autorizzazioni, che possono prevedere condizioni particolari.
Le norme per i nuovi chewing gum
“Per esempio, la Commissione europea – continua Pinton – il 21 dicembre 2011 ha autorizzato una nuova gomma base, per la quale ha previsto una descrizione più accurata. Secondo il documento la denominazione della nuova base per gomma da masticare da riportare sull’etichetta è: Gomma base (1,3-butadiene, 2- metil-omopolimero, maleato, esteri con polietilenglicole-mono metiletere)”.
In altre parole il vecchio chewing gum commercializzato prima del 15 maggio 1997, non essendo considerato un ‘cibo nuovo’, ma avendo una lunga storia di consumo, deve riportare sull’etichetta la frase “gomma base”. Le gomme immesse in commercio dopo questa data, sono considerate ‘nuovi prodotti’ e devono riportare in etichetta l’elenco di tutti i componenti della gomma. Si tratta di un elenco poco accattivante da leggere per il consumatore, essendo prevalentemente derivati del petrolio”
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Se ci si scomoda a indagare il 1,3-butadiene, per non parlare dei plastificanti e altri eccipienti ivi contenuti si capisce perchè i fabbricanti preferiscono un termine neutrale come “gomma-base”.
Qualcuno si è mai chiesto perchè la gomma da masticare ha una giornata mondiale dedicata?
Un oggetto che contiene più del 50% di zuccheri o dolcificanti e tante altre sostanze dubbie a completamento merita tanta attenzione?
Per motivi, per me molto negativi, il chewing-gum è uno dei precursori dei cibi nutrizionalmente inutili utili soltanto ad educare i palati al gusto dolce, un ambasciatore dell’impero dei sensi degli UPF.
L’unico vantaggio è che l’uso occasionale di 1,5/2 grammi di una gomma è veramente poco influente ma il suo vero compito lo fa benissimo.
Mi fa poi sorridere l’arrampicata sugli specchi della spiegazione sulla definizione secondo cui la gomma-base sarebbe un adiuvante tecnologico, a chi dice che passa “” inalterata attraverso il corpo umano suggerirei di aggiungere un “quasi”…………