Spesso pensiamo che tutte le diciture che leggiamo sulle etichette dei prodotti alimentari abbiano una definizione ben precisa, normata da leggi e regolamenti. Purtroppo non sempre è così, e questo può generare confusione e fraintendimenti in consumatrici e consumatori. È il caso, per esempio, del termine ‘plant based’, letteralmente ‘a base vegetale’, che può farci pensare a un prodotto 100% vegetale: ma è davvero così? Di seguito la segnalazione di una lettrice, rimasta stupita da un prodotto a ‘plant based’ con uovo a marchio Beretta, con la risposta dell’azienda.
La lettera
Buongiorno, oggi al supermercato ho trovato un affettato di lenticchie rosse della Beretta. La confezione riportava la scritta ‘plant based’. Però l’etichetta, in piccolo, fra gli ingredienti riporta “bianco o rosso d’uovo”, non ricordo quale dei due. Questo, secondo me è molto scorretto, specialmente se una persona ha delle allergie.
Loredana
La risposta di Beretta
Plant Based fa parte del logo Beretta rivisitato appositamente per caratterizzare e distinguere il nuovo segmento di prodotti con ingredienti vegetali e senza componenti a base di carne.
I prodotti in questione sono affettati vegetali nei quali l’ingrediente principale, ma non esclusivo, sono i legumi. È importante sottolineare che, in Europa, la dicitura plant based è associata al proprio significato letterale e, dunque, non è sinonimo di vegano.
La natura del prodotto è chiaramente dettagliata nella lista ingredienti, ove la presenza dell’uovo è dichiarata in quanto allergene, con specifica evidenziazione grafica ai sensi di legge.
Ringraziamo per la segnalazione, che sarà tenuta in considerazione per valutare come rendere ancora più chiara, anche a livello di packaging, la composizione del prodotto.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos (copertina), inviate dalla lettrice




Non è un caso isolato, molti prodotti il cui packaging rimanda ad una composizione vegetale contengono negli ingredienti latte o uova, ingredienti non vegani e, cosa ancor più grave, inseriti nell’elenco allergeni. Ora, considerando la caccia alle streghe messa in atto nei confronti dei prodotti vegetali che rimandano nel nome a prodotti di origine animale, mi chiedo se all’Europa e al Ministero della salute interessi veramente tutelare il consumatore. Perché a me sembra che il primo caso (alimento che si suppone vegetale e che contiene allergeni di origine animale) sia molto più ingannevole di un cosiddetto latte, formaggio o bistecca vegetale.
Forse dovrebbe rileggere con attenzione: non era scritto “vegano”, ma “a base vegetale”, che non vuol dire “esclusivamente vegetale”: ovvero il grosso degli ingredienti è vegetale, ma possono contenere, in proporzioni minori, elementi non vegetali. Essenzialmente l’uovo serve come legante ed è quasi inevitabile che sia presente.
ritiene “cosa ancor più grave, inseriti nell’elenco allergeni”: ringrazi che la loro presenza sia inserita nell’elenco degli allergeni, preferirebbe che fosse stata omessa?
Esiste un problema “generale” che è quello dei prodotti nuovi o nuovi per il singolo acquirente: per lunga esperienza, per evitare sorprese occorre leggersi la lista ingredienti. Anche per questo motivo tendo ad evitare prodotti nuovi andando su quelli che conosco. Tra l’altro avete presenti i minuscoli caratteri usati nelle confezioni in particolare dai discount che ficcano 15 lingue diverse in un barattolo di fagioli?…
Per me il fatto grave non è il termine “Plant Based” su cui potrebbero esserci fraintendimenti, ma proprio il fatto che siano definiti “affettati vegetali” se invece contengono alimenti animale o di origine animale. Se questo non è un inganno…
Non sono vegano quindi non ho interessi nel denigrarli, ma in inglese plant based vuol dire vegano, non si può rispondere con “eh, ma in Europa lo traduciamo letteralmente e quindi”basato su piante” non esclude la presenza di prodotti animali* (questo in sostanza il loro ragionamento). Il termine è stato inventato dagli americani e si è affermato come sostituzione di “vegan”, ma ha lo stesso significato. Sarebbe stato meglio ammettere l’errore e scusarsi piuttosto che tentare di prendere in giro i loro clienti.
L’azienda avrebbe fatto meglio a scrivere in italiano, per la chiarezza di tutti. Bisognerebbe imporre che i nomi siano in italiano.
Tuttavia l’azienda non è responsabile della confusione linguistica altrui, tra i vari modi in cui americani, inglesi, australiani, indiani ecc. usano la stess parola. In America può essere usato oggi nel senso restrittivo che lei ha indicato, ma se apre il dizionario Merriam-Webster trova che “plant based” indica
1. made or derived from plants,
2. consisting primarily or entirely of food (such as vegetables, fruits, nuts, oils, and beans) derived from plants
Pertanto l’accezione con cui è stato usato è pienamente coerente con la definizione del dizionario. Di nuovo, scrivere in italiano avrebbe aumentato la chiarezza, dal momento che uno non è obbligato né a conoscere l’inglese né a conoscere come sia usata una parola inglese nelle varie sottoculture. In italiano tutti avrebbero capito subito che “a base vegetale” non vuol dire “esclusivamente vegetale”. Un anglofono non si sarebbe fatto confondere, ma noi non siamo anglofoni. Possiamo forse affermare che l’azienda passa aver giocato sull’equivoco, ma non ha torto.
(Riguardo al “come si usa in Europa”: non essendo anglofoni, ci si affida al dizionario, ma a volte una parola viene completamente stravolta. Un esempio: sul diverso uso “ticket” in Italia, pur essendo una parola inglese, ha un significato diverso da “ticket” in un qualsiasi paese anglofono. I vegani americani hanno ristretto il significato di “plant based”)
Perdonami ma a me non pare proprio nel modo più assoluto che “Plant based” sia sinonimo di vegano nei paesi anglosassoni. In tutta la letteratura scientifica sull’argomento i termini non vengono confusi ne sovrapposti.
OK, un vegano è sempre plant-based, ma non tutti i plant-based sono vegani.
Il termine plant based si riferisce al consumo di alimenti di origine vegetale non allo stile di vita. Consumo che può essere anche occasionale e per questo adattarsi ad una dieta di tipo flexitariana.
Penso che l’azienda abbia ragione, ho letto che tra coloro che per primi hanno usato il termine “plant based” c’è discordanza. Scrittori di libri su diete plant based permettono in minima parte alimenti di origine animale, e correttamente anche. A base vegetale vuol dire in larga parte vegetale e non è un sinonimo di vegano.
Un vegano è una persona particolarmente attenta a ciò che mangia dal punto di vista formale e non necessariamente in senso salutistico, anzi. Pertanto un vegano conosce i marchi che caratterizzano i prodotti certificati, ad esempio il V-mark e altri e tra questi non c’è il “plant based”. Queste sono polemiche sterili e inutili.
Ricordo che esistono anche i vegetariani e che il plant base è riferito anche a loro,e se non ricordo male uova e latticini loro lo possono mangiare..
Da come scrive, pare che “vegetariani” e “vegani” siano appartenenti a sette religiose, per cui “possono mangiare” (o no) determinati cibi, sulla base dei dogmi della loro fede.
Basta la traduzione letterale, Plant Based, ovvero a base vegetale, non c’è scritto “prodotti vegano”, il fatto che venga espressamente menzionato l’albume d’uovo, dato che è un allergene, mi sembra assolutamente corretto, non capisco di cosa possa lamentarsi l’acquirente
Da consumatore 100% carnivoro ritengo però che l’azienda Beretta non sia stata particolarmente trasparente.
Il termine “plant based” che richiamano anche nel logo non può dare adito ad equivoci ed interpretazione di diversa natura. Ne tanto meno ritenere accettabili e permittibili le diciture (sul retro della busta) che dicono trattarsi poi di una “preparazione alimentare a base di…”
Questo per me è un giocare un po’ sull’equivoco del “dire” e “non dire”.
Sia chiaro l’azienda non ha commesso illeciti, perché tra l’altro non c’è nessuna dicitura o logo che dica espressamente che si tratta di un prodotto vegano (ed in effetti un vegano puro non dovrebbe incorrere in un errore di acquisto se non trova un marchio “vegan” o “ok vegan”): è un prodotto a base vegetale, nulla più nulla meno.
Però io trovo inutile che per vendere questo tipo di prodotti, ammiccando a chi vuole consumare vegetale, ci si abbandoni a questi sotterfugi.
Tanto più che non necessariamente doveva usare l’albume d’uovo per legare l’impasto, dacché ci sono in commercio numerosi tipi di fibre completamente vegetali che assolvono al medesimo compito.