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Un’indagine condotta dal Laboratorio di chimica sperimentale dell’IZSVe (pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Near Infrared Spectroscopy), ha verificato la veridicità delle etichette nutrizionali di prodotti alimentari acquistati online utilizzando la spettroscopia nel vicino infrarosso (NIR). Su un campione di 103 prodotti venduti su una nota piattaforma e-commerce, ben il 35% degli 80 prodotti trasformati non recava etichette nutrizionali sulla confezione. Inoltre, il 35,8% dei campioni su cui è stato possibile eseguire le analisi ha mostrato almeno un valore fuori dai limiti di tolleranza rispetto alle norme UE. I campioni di cui è stato possibile verificare le etichette appartenevano a 53 diversi prodotti, suddivisi tra carne, formaggio e pesce, e sono stati presi in considerazione otto valori nutrizionali (energia kcal, energia kJ, grassi totali, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine, sale), per un totale di 424 misurazioni.

Il confronto dei valori sperimentali con quelli riportati in etichetta ha mostrato che circa il 74,5% dei valori dichiarati era in linea con con i dati sperimentali, l’11,3% era leggermente al di fuori dai limiti di tolleranza, il 7,5% era fuori dai limiti di tolleranza, mentre il 6,6% era assolutamente infondato. Riassumendo, il 35,8% dei campioni ha mostrato almeno un valore fuori dai limiti di tolleranza, soprattuto i grassi. La maggior parte dei prodotti analizzati proveniva da piccoli produttori di carne e prodotti lattiero-caseari che vendono principalmente localmente e che hanno iniziato da poco la distribuzione con il sistema delle piattaforme online. Non sono stati riscontrati errori nei pochi campioni provenienti da grandi aziende.

“Il recente utilizzo dell’e-commerce per i prodotti alimentari ha avuto un notevole sviluppo – spiega Roberto Piro dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e autore dello studio – ma a questa rapida introduzione di nuovi canali di vendita non ha corrisposto un adeguato livello di formazione e informazione degli operatori. I produttori alimentari indipendenti, che vendono i loro prodotti online, dovrebbero avere maggiore consapevolezza di quanto richiesto dalla legislazione e le grandi piattaforme di e-commerce dovrebbero impegnarsi a fornire le caratteristiche nutrizionali di tutti i prodotti alimentari. Infine dall’indagine emergono altri aspetti relativi all’organizzazione dei controlli. Poiché le autorità sanitarie responsabili della sicurezza alimentare sono territoriali, mentre il commercio online non ha limiti, rimane aperta la questione di quale organismo controllerà gli alimenti prodotti in una determinata regione e venduti in tutta Italia”.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock

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lucataff
lucataff
20 Maggio 2023 12:19

Rispetto all’ultima affermazione vorrei integrare: per gli alimenti di o.a. gli stabilimenti di produzione locale (registrati) a differenza di quelli a produzione nazionale/europea (riconosciuti) richiedono caratteristiche più semplice da conseguire, ma hanno il vincolo della vendita locale. La vendita diretta on-line, ma senza confini (potenzialmente anche al di fuori dell’Italia) non è regolamentata a sufficienza.

Valerio
Valerio
20 Maggio 2023 18:45

Quando in altri post scrivevo che le imprese del settore alimentare che se lo possono permettere, predispongono l’etichettatura con studi legali e consulenti specializzati, qualche facilone mi ha accusato di spararle grosse. Peccato che parlassi per esperienza diretta. Molte etichette di alimenti predisposte in maniera artigianale da piccoli produttori e commercianti non sono regolari, per ignoranza, faciloneria o per risparmiare il costo di consulenze ed analisi. La dichiarazione nutrizionale non sarebbe obbligatoria per i piccoli produttori che vendono i prodotti in un ambito geografico ristretto e/o direttamente al consumatore finale (reg. 1169/11 allegato V). Peccato che la vendita online di alimenti non sia considerata vendita diretta al consumatore finale, perché manca la presenza contemporanea del venditore e dell’acquirente, e quindi andrebbero fornite le informazioni complete previste dalla normativa per la tipologia di alimento commercializzato. Quindi i piccoli produttori che legittimamente nei loro spacci aziendali o mercatini possono vendere un alimento senza applicare la dichiarazione nutrizionale, si sono lasciati prendere la mano e si sono buttati sulla distribuzione online senza porsi il problema di adeguare l’etichettatura. Inoltre andrebbe chiarito che la dichiarazione nutrizionale non è obbligatoria per tutte le categorie di alimenti, per non generare ulteriore confusione.