Ieri ho fatto la spesa al supermercato Esselunga vicino a casa con mio figlio di 5 anni. Alla fine di una delle corsie, il bambino è stato attirato da un espositore di uova di Pasqua Kinder GranSorpresa Mini vendute a 3,49 € l’una. Si tratta di un ovetto dal peso di 41 grammi (il doppio del famoso Kinder Sorpresa) che costa ben 85 €/kg. Certo, il bambino conosceva la marca ed era attirato soprattutto dalla sorpresa promessa oltre che dai colori sgargianti della confezione, mentre io ho preferito leggere con attenzione l’elenco degli ingredienti. Sull’etichetta c’è scritto “Guscio dolce con sorpresa ricoperto di finissimo cioccolato al latte”. In altre parole non si tratta del solito uovo di cioccolato, ma di un dolce a forma di uovo, ottenuto da due strati sovrapposti, quello esterno è di cioccolato al latte finissimo, mentre quello interno è una pasta dolce di colore bianco.
Fra gli ingredienti spiccano, a fianco di materie grasse di pregio come burro di cacao e burro, altri grassi meno nobili come l’olio di palma e il burro di karitè. La cosa che mi ha sorpreso di più è però il prezzo. Lo so che fare un confronto con le tavolette di cioccolato non è corretto, ma vorrei ricordare che Kinder GranSorpresa Mini costa sei volte di più rispetto a un ottimo cioccolato al latte di marca, ed Esselunga vende tavolette che costano 17 volte meno. Certo nelle considerazioni sul prezzo occorre tenere presente la sorpresa, che è forse l’elemento vincente perché attira la curiosità dei bambini. Ferrero in genere sceglie sorprese che piacciono molto, anche se a Bruxelles da tempo si discute di vietare la vendita prodotti alimentari destinati ai più piccoli abbinati a giocattoli e gadget.
Quando sono rientrato a casa per curiosità sono andato sul sito di Esselunga è ho guardato l’elenco dei prodotti Ferrero in assortimento. Il conteggio è arrivato a 92 ma, aggiungendo l’uovo Kinder GranSopresa Mini che non ho trovato online, arriviamo a 93. Un ultimo appunto, sul vostro sito ho letto che Ferrero ogni anno investe oltre 120 milioni di euro in spot televisivi. Anche mio figlio quando guarda la tv e vede parecchi di questi spot, i risultati si vedono. Inutile dire che alla fine l’ovetto è finito nel carrello.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Geniale Ferrero: riesce a rivenderci zucchero (metà del peso di questo e gran parte dei suoi prodotti) fino a 85 euro/kg con un costo di materie prime molto basso. È una buffa semplificazione, ovvio, resta il fatto che la società rientra nella top ten delle aziende più ricche d’Europa con un patrimonio miliardario e che i margini stratosferici gli consentano di inondarci di pubblicità a tutte le ore, da sempre.
Buongiorno, era un paio di settimane che avevo notato il prezzo al Kg della stessa cioccolata Kinder, ma in formati diversi..
Ovetto Kinder “normale” al kg 68 €, barrette di cioccolato Kinder al kg 19..
Ora leggo il vostro articolo..
La mia domanda resta questa: “ma il cioccolato Kinder non è lo stesso?”
Il cioccolato è lo stesso…ma probabilmente la politica di ripartizione dei costi si differenzia a seconda del prodotto…magari anche l’investimento della pubblicità è diverso…
carissimi, il cioccolato è uguale ma il ripieno è diverso… In aggiunta ricordate che c’è una sorpresa che genera un plus in termini di gradimento ma soprattutto anche di costi…Non vorrei entrare nelle complessità produttive che molto si differenziano tra una barretta e un prodotto con sorpresa, ma è certo che richiedono impianti con complessità tecnologiche e quindi di investimento diverse.. fermarsi al solo costo( che comprende anche il guadagno di chi lo vende…) forse è un pochino riduttivo… Ciao Luigi
Anche considerando giustamente questi elementi il prezzo risulta davvero esagerato, anche perché prodotti simili fatti solo di cioccolato al latte costano molto meno
il costo del prodotto è decisamente diverso, oltre alla sorpresa va considerato il costo di mantenimento di una linea di produzione attiva poche settimane l’anno, il confezionamento (è un involucro di allumini stampato, non costa poco), la sorpresa ed il suo contenitore, gli espositori in cartone, la pubblicità,…sono d’accordo che fermarsi al mero costo delle materie prime è riduttivo.
Parliamo di comprare plastica che buttiamo all’atto dello scarto… ad un costo folle, inquinante, diseducativa e piena di materia grassa e probabilmente con poco cioccolato, inondata come altri i prodotti della marca, di olio di palma che oltre ad essere poco sano, rade al suolo le foreste, inquina con gli incendi e distrugge l’habitat naturale di animali. Ora il prezzo di questo uovo non è nemmeno 85€/kg, ma sommate tutte queste voci, quanto costa oltre alla singola tasca al collettivo ambientale… il conto ognuno se lo faccia a seconda del suo sentire…E’ anche colpa di chi lo acquista senza pensare nemmeno un istante a cosa fa.
d’accordissimo, la ferrero è una azienda che ha promosso olio di palma come se fosse sano senza pensare ai danni ambientali, è inutile pensare di comprare merendine o altro se poi dall’altra parte del pianeta si distruggono habitat naturali che, fino a prova contraria, è anche il nostro habitat. chi compra questi prodotti dovrebbe pensarci due volte
Analisi perfetta, plauso a Federica!
Avrei scritto esattamente le stesse cose. Riguardo le “strategie di marketing vincenti” (leggasi lavaggio del cervello) c’è un modo molto semplice per bypassarle: buttare via la TV. Io vivo felicemente senza da 20 anni, mia figlia di 6 non l’ha mai guardata, i cartoni animati li vede in altro modo ma senza pubblicità. Abituata ed educata a gustare cioccolato fondente al 75%, il cioccozucchero Kinder lo ha sempre mollato lì, quando le è capitato di assaggiarlo… “papà, è troppo dolce!”
Sa anche benissimo che non è salutare e che tutta quella plastica non è sostenibile. Basta educarli, i bambini…però dando il buon esempio, altrimenti non siamo credibili.
E’ chiaro che non ha senso sparare sul prezzo al kg di questi prodotti, perché il prezzo è composto da uovo e gioco. Volendo, si potrebbe dire che il cioccolato è gratis e il prezzo (3,49 euro) è riferito al giochino contenuto.
E’ un perfetto caso di studio di una politica aziendale vincente: il prodotto è stato acquistato, nonostante il prezzo non sia giustificabile né come alimento né per la sorpresa. La scelta aziendale è di investire in promozione e rendere il prodotto attraente non come alimento, ma come regalo, soddisfazione di uno sfizio, ecc. Mi è capitato più volte di vedere persone che all’uscita dal supermercato buttavano la cioccolata perché collezionavano le sorpresine in plastica da pochi centesimi. Pensate alle famosissime bevande gasate che dominano il mercato, in cui il costo della bottiglia è superiore al costo del contenuto per il produttore, ma nessuno si chiede quanto costino al litro rispetto alla materia prima impiegata, perché non sono percepite come alimenti, diversamente dalla zucchina che in tutti i servizi televisivi viene usata come riferimento per l’aumento dei prezzi degli alimenti. Stesso discorso vale per le merendine confezionate, anche in questo caso il target di mercato sono prevalentemente i bambini, e anche in questo caso se si guardasse il prezzo al kg per il consumatore, sarebbe preferibile un bel panino con affettato o confettura, anche sotto il profilo nutrizionale. Quanto più la comunicazione aziendale slega il valore nutrizionale ed economico del prodotto dalla categoria alimenti, ma promuove invece altri aspetti come gratificazione, dolcezza, regalo, sorpresa, status symbol, ecc., tanto più può permettersi di applicare prezzi non giustificati dai costi di produzione, che consentono ampi margini che vengono reinvestiti in pubblicità e sponsorizzazioni, e il circolo ricomincia e si autoalimenta. Basta vedere un qualsiasi evento sportivo alla TV e vedrete ovunque marchi e slogan di prodotti pseudo alimentari come bevande gasate e zuccherate, sicuramente controindicate per un’alimentazione sana e per l’attività sportiva, ma onnipresenti grazie allo strapotere economico che consente sponsorizzazioni miliardarie. Evidentemente funziona, nonostante valori nutrizionali in etichetta, nutriscore, semafori ecc.
Mi sembra un’analisi molto interessante. Purtroppo il marketing spesso prevale su molti ragionamenti
Chi ha scritto la lettera alla fine non è stato capace di unire il pensiero mero economico (in assenza di altri pensieri più importanti in riferimento alla salute, all’ambiente e agli animali), con un’azione saggia di non acquisto. È su queste leve è sui bambini che contano. Sta a noi insegnare loro cosa è acquistabile e cosa no.
Alla Ferrero lavorano dei bravi manager.Con rare eccezioni i prodotti che lanciano sono un successo. Basti pensare alla complessità tecnologica di un prodotto come il Pocket coffee o il Rocher che non hanno concorrenza (e non per limitazioni brevettuali, ma tecnologiche).