Ha tentato la via dei tribunali facendo causa al Governo, e ha perso. E nei prossimi mesi, oltre alle spese legali, la Kellogg’s si aspetta di perdere anche molto denaro: solo nel Regno Unito, paese dove è stata intentata la causa, non meno di 113 milioni di sterline all’anno in vendite. Secondo le stime, infatti, gli acquisti di cereali da colazione caleranno in misura significativa quando entrerà in vigore la nuova legge, nata proprio con lo scopo di ridurre drasticamente il consumo di ultra-trasformati ricchi di sale, zucchero e grassi. Categoria nella quale, da tempo, rientrano anche i cereali da colazione, perché pieni di queste sostanze e, in alcuni casi, con additivi come i coloranti.
La motivazione su cui si reggeva la causa da lontano sembra piuttosto ingenua, o (maldestramente) furbesca, a seconda di come la si voglia giudicare: gli avvocati del colosso statunitense in aprile avevano infatti cercato di sostenere che, siccome i cereali sono mangiati sempre con il latte, il bilancio finale dal punto di vista della salute non sarebbe negativo, anzi. Tecnicamente, hanno provato la carta del cavillo: il peso di prodotto su cui calcolare la quantità di zuccheri, sale e grassi secondo loro dovrebbe essere quello umido, ottenuto considerando anche il latte o lo yogurt, e non solo quello secco, perché è del tutto evidente che i cereali da colazione si mangiano praticamente sempre (nel 92% dei casi, secondo un’indagine della stessa azienda) accompagnati da questi alimenti.
Ma il giudice non ha dato loro ragione, affermando che la presenza del latte non compensa per nulla il contenuto di zucchero, sale o grassi. Anche se i cereali da colazione possono indubbiamente rientrare a pieno titolo in un’alimentazione sana – ha aggiunto il giudice – resta il fatto che zuccheri, sale, grassi e coloranti sono presenti quasi sempre in quantità eccessive. E ciò li rende responsabili di effetti negativi sulla salute di tutti e, in primo luogo, su quella dei bambini. Inoltre, ha ricordato sempre il magistrato, il consumo di cereali con il latte può rappresentare un’argomentazione contraria alla possibilità di promuovere, per ragioni di salute pubblica, solo la vendita di cereali più sani, o un consumo più consapevole.
Per argomentare la sua decisione, riporta FoodNavigator, il giudice ha messo nero su bianco alcune cifre: il 54,7% dei cereali oggi venduti da Kellogg’s nel Regno Unito sarà classificato come alimento non sano secondo la nuova normativa. Eppure il 30% di essi oggi si trova nelle posizioni migliori nei supermercati, ed è oggetto di numerose promozioni. Entrambe le strategie commerciali saranno bandite tra l’ottobre del 2022 e l’ottobre del 2023, in seguito il differimento dell’entrata in vigore della norma sulle offerte quantità per via dell’aumento dell’inflazione. Kellogg’s ha stimato che a causa di queste misure le vendite caleranno di 2.500 tonnellate ogni anno, con una perdita di 5 milioni di sterline in profitti.
Anche l’argomentazione secondaria non ha retto in aula: Kellogg’s ha infatti cercato di sostenere che la legge non sarebbe costituzionale perché non è passata dal Parlamento, ma secondo il giudice gli estremi legali di validità, essendo un provvedimento governativo, sarebbero stati rispettati.
Il Dipartimento di Assistenza sanitaria e sociale, parte in causa in quanto organo del governo che ha promosso le nuove regole, si è ovviamente detto soddisfatto, e ha sottolineato come l’obesità che si vuole combattere provochi tumori e molte altre patologie, e costi miliardi di sterline ogni anno: i risparmi attesi, per la sanità pubblica, sarebbero di 57 miliardi di sterline. Kellogg’s ha annunciato che rispetta la decisione della corte e non intende fare ricorso contro la sentenza.
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Giornalista scientifica