Nelle ultime settimane i media hanno riportato tre casi di persone che si sono ammalate gravemente o sono morte a seguito del consumo di vegetali. Due episodi sono stati causati da un’erba infestante velenosa, la mandragora, mischiata per errore ad altre commestibili. Questa pianta appartiene al genere delle Solanaceae e contiene alcaloidi in grado di provocare stati agitazione, allucinazioni e, nei casi più gravi, convulsioni e coma.
Il terzo caso riguarda due coniugi deceduti per avere consumato un risotto cucinato con un fiore tossico (Colchicum Autumnale) scambiato per zafferano selvatico (Crocus biflorus). Il colchico d’autunno è una pianta spontanea che fiorisce tra agosto e settembre e cresce spontanea nei prati, per lo più ai margini dei boschi. L’avvelenamento si manifesta con bruciore alla gola, dolori gastrici, crampi e sudori freddi e può portare alla morte per insufficienza respiratoria o collasso cardiocircolatorio.
Per sensibilizzare la popolazione il CeIRSA – Centro interdipartimentale per la ricerca sulla sicurezza alimentare della Regione Piemonte – ha pubblicato online un opuscolo sulle intossicazioni alimentari causate da tossine naturali presenti nei vegetali.
Questo tipo di pericolo è spesso sottovalutato dai consumatori che dovrebbero evitare di raccogliere e consumare piante, erbe e funghi quando non sono certi della loro commestibilità. Anche quando nelle verdure acquistate confezionate, fresche o surgelate, si notano presenze anomale, conviene non consumare il prodotto e riportarlo al punto vendita evidenziando il problema.
L’argomento è anche trattato nel rapporto annuale “Emerging Risks Exchange Network Report 2015” pubblicato dall’EFSA, che tra gli 11 nuovi rischi emergenti nelle filiere alimentari ne identifica 5 causati dal consumo di vegetali contenenti contaminanti tossici per la salute. Il dossier prende in considerazione episodi legati al consumo di barbabietole crude in Francia o la presenza di elevati livelli di deossinivalenolo e zearalenone nel mais in Italia. Ci sono poi casi di dermatite dovuta al consumo di funghi shiitake crudi o poco cotti in Francia, rischi microbiologici e chimici del fieno impiegato come alimento o additivo alimentare in Austria, fino alla presenza eccessiva di acido ossalico nei frullati verdi (smoothies, preparati con foglie verdi come spinaci o cavolo riccio e frutta) in Germania.
Anche il Centro Antiveleni di Milano, l’ATS della Brianza e l’IZSLER, in collaborazione con il Ministero della Salute, la Regione Lombardia e l’Ospedale Niguarda, hanno pubblicato nel 2016 un interessante documento dal titolo “Le intossicazioni alimentari da tossine naturali: guida al riconoscimento e alla prevenzione“. La guida, destinata a cittadini, operatori del settore e studenti, illustra quali alimenti in natura possono essere dannosi per la salute (funghi, piante, pesci, etc), suggerendo come comportarsi in caso di intossicazione e sulla corretta gestione degli alimenti in ambiente domestico. Nell’immagine sotto ci sono alcune piante tossiche che possono essere scambiate per piante commestibili.
© Riproduzione riservata. Foto: “Le intossicazioni alimentari da tossine naturali: guida al riconoscimento e alla prevenzione”
* Con Carta di credito (attraverso PayPal). Clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare 2017. Clicca qui