«Gli insetti? Sono oro a sei zampe, una risorsa sostenibile per l’alimentazione»: ad affermarlo è l’entomologo Mario Colombo dell’Università di Milano, nel corso di una giornata all’interno di Expo e promossa dalla Società Umanitaria per presentare il Libro Bianco dedicato agli insetti commestibili ed elaborato nell’ambito del progetto Edible Insects.
Nato da un lavoro collettivo avviato nell’ottobre 2014, che ha visto coinvolti oltre 200 esperti in rappresentanza di università, centri di ricerca e istituzioni, il libro bianco – scaricabile qui – è stato presentato presso il padiglione dell’Unione Europea, con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni comunitarie. Il dossier dovrebbe fornire le prime linee guida verso la creazione di una normativa italiana ed europea per l’allevamento d’insetti destinati all’alimentazione umana e animale, ed è articolato in cinque aree tematiche: nutrire il pianeta in modo sostenibile, allevamento di insetti commestibili, ricerca, opportunità e cautele, aspetti nutrizionali e alimentari, legislazione e valutazione del rischio, comunicazione e informazione. Tra i molti temi sollevati dal Libro bianco, troviamo la necessità di valutare eventuali rischi ambientali legati all’introduzione di nuove specie di insetti e al loro allevamento, oltre che di studiarne la composizione chimica, la sicurezza alimentare e il valore nutrizionale, tenendo conto delle trasformazioni necessarie per renderli commestibili.
L’obiettivo è quello di rispondere al bisogno di produrre sempre più cibo, e di far sì che il nostro paese non perda un’opportunità interessante dal punto di vista sia imprenditoriale sia ambientale. «Le attuali tendenze demografiche ed economiche vedono il fabbisogno proteico mondiale in crescita costante – spiega il coordinatore del progetto Andrea Mascaretti, presidente del Comitato scientifico della Società Umanitaria – ma le proteine di qualità richiedono l’utilizzo di grandi quantità di energia, terra, acqua potabile e cereali, oltre a produrre gas serra e altri inquinanti. In questa situazione gli insetti hanno enormi potenzialità, perché sono ricchi di proteine di alto valore biologico – un contenuto in molti casi superiore al 60% del loro peso secco – e hanno un impatto ambientale notevolmente inferiore rispetto a quello di altri animali».
In realtà gli insetti commestibili sono una novità solo per l’occidente: secondo la Fao gli insetti integrano già la dieta di circa due miliardi di persone, soprattutto in Asia e in Africa. Le specie già identificate come commestibili sarebbero circa 1.900, anche se per ora i potenziali produttori europei ne prendono in considerazione solo una decina, tra cui alcune specie di mosche, grilli, coleotteri e locuste. E più che a preparazioni a base di insetti, già esposte – ma non in vendita – nel Future Food District di Expo, per ora si pensa a produrre farine che potrebbero essere utilizzate inizialmente per l’alimentazione animale – d’altronde polli e maiali allo stato brado integrano abitualmente la loro alimentazione con insetti – ed eventualmente, in un secondo tempo, come integratori di proteine per l’alimentazione umana.
Ci sono paesi come il Belgio e i Paesi Bassi dove è già tollerato l’allevamento di alcune specie, e sembra che anche la Svizzera si stia preparando. Da qui, affermano gli esperti, l’esigenza di non perdere le opportunità aperte da un mercato potenzialmente molto interessante. Se però il consumo tradizionale si concentra su insetti raccolti, in questo caso si tratterebbe di allevamenti, particolarmente efficienti dato che gli insetti consumano poco e spesso possono essere nutriti con rifiuti e materiali di scarto. Secondo Antonia Ricci dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie «gli elementi fondamentali per valutare i possibili rischi della produzione di insetti – sia destinati all’alimentazione umana che per mangimistica – sono la tracciabilità delle produzioni e il controllo della filiera produttiva». Con una particolare attenzione ai substrati, così si definiscono le sostanze utilizzate per alimentarli: «un problema relativamente semplice se gli insetti sono nutriti con prodotti già autorizzati per l’alimentazione animale – ricorda Ricci – più complesso nel caso in cui, come è stato già fatto in alcuni paesi, si vogliano utilizzare rifiuti». A settembre intanto dovrebbe essere disponibile il parere in merito dell’Efsa, l’Autorità Ue per la sicurezza alimentare, che costituirà la base per una futura regolamentazione del settore.
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giornalista scientifica
L’umanità prima dell’invenzione della pastorizia e dell’agricoltura si sarà certamente cibata di insetti come facile fonte di proteine. Poi però nei diecimila anni di evoluzione che ci separano da quell’epoca l’uomo ha stabilito tradizioni alimentari dove gli insetti c’entrano poco e niente (mi vengono in mente solo le lumache nel mondo occidentale) ed un motivo ci sarà ben stato..
Oggi che stiamo stretti su questa palla azzurra, iniziano a propinarci questa roba. Per quanto un insetto possa essere nutriente, a me questa situazione fa pensare molto al soylent verde. Non pensavo potesse davvero succedere.. Che dire, magari tra cinquant’anni solo i ricchi potranno mangiarsi una bistecca mentre i poveri si dovranno accontentare di mosche e locuste..
Ammetto la mia riluttanza all’idea…ma è un limite mio; se milioni di persone si cibano abitualmente di insetti (non necessariamente per questione di povertà) perchè devo per forza pensare che stiano sbagliando loro? è semplicemente una questione di differenti culture…
Non parlo per me, perché io sono quasi vegetariana..ma anche nella nostra cultura mangiamo animali ( lumache di mare e di terra, rane , gamberi, granchi) che non hanno aspetto e consistenza molto diversa da quella di alcuni insetti..credo sia soprattutto una questione culturale, e in prospettiva penso che le farine proteiche a base di grilli o coleotteri potranno essere accettate…