“Così l’industria dello zucchero ha manipolato la scienza per proteggere i propri interessi”. Una nuova ricerca dell’Università della California
“Così l’industria dello zucchero ha manipolato la scienza per proteggere i propri interessi”. Una nuova ricerca dell’Università della California
Beniamino Bonardi 27 Novembre 2017Nel 1965, Sugar Research Foundation (SRF), oggi Sugar Association, un potente gruppo di rappresentanza degli interessi dell’industria dello zucchero, finanziò segretamente tre scienziati di Harvard, affinché realizzassero uno studio che smentisse le evidenze secondo cui lo zucchero incrementa i livelli di lipidi nel sangue, aumentando così il rischio di malattie cardiovascolari. Lo studio fu concluso nei termini desiderati dai finanziatori e, come programmato, nel 1967 fu pubblicato in due articoli sulla rivista New England Journal of Medicine. La conclusione era che, per quanto sembrasse effettivamente esistere un’associazione tra consumo di grassi e zuccheri e rischio di mortalità cardiovascolare, gli unici interventi efficaci per ridurre questo rischio erano quelli relativi alla riduzione del colesterolo e alla sostituzione dei grassi saturi con grassi insaturi nella dieta degli americani. Questo fatto è stato portato alla luce un anno fa da un gruppo di ricercatori dell’Università della California di San Francisco.
Oggi, lo stesso gruppo di ricercatori svela un altro segreto custodito per mezzo secolo, che indica come l’industria dello zucchero abbia manipolato la scienza per proteggere i propri interessi commerciali, influenzare la legislazione e l’opinione pubblica. Infatti, dopo il successo del primo studio, la SRF decise di finanziarne un secondo da condurre sui ratti, denominato “Progetto 259” e guidato da W.F.R. Pover, dell’Università britannica di Birmingham. Il nuovo studio iniziò nel giugno 1968 e dopo 27 mesi, quando i risultati preliminari indicarono che il saccarosio sembrava non solo aumentare il rischio cardiovascolare ma anche quello di cancro alla vescica, la Sugar Research Foundation smise di finanziarlo. Questi risultati non furono mai pubblicati, consentendo all’industria di continuare a minimizzare il ruolo delle zucchero nelle malattie cardiovascolari.
Questo secondo studio dei ricercatori della University of California San Francisco è stato condotto su documenti interni della Sugar Research Foundation ed è stato pubblicato dalla rivista PLOS Biology. La Sugar Association ha reagito alla pubblicazione con un comunicato, in cui afferma che la ricerca dell’Università californiana è “una raccolta di speculazioni e ipotesi su eventi accaduti circa cinquant’anni fa, condotti da un gruppo di ricercatori e finanziato da persone e organizzazioni che sono noti critici dell’industria dello zucchero. È anche importante sottolineare che gli autori di questo documento non hanno contattato la Sugar Association per verificare le loro ipotesi”.
“Tuttavia”, prosegue il comunicato, “dato l’impegno dell’industria alla trasparenza, abbiamo esaminato i nostri archivi di ricerca e trovato della documentazione secondo cui lo studio in questione si è concluso per tre motivi, nessuno dei quali riguarda i potenziali risultati della ricerca: lo studio aveva subito un significativo ritardo e di conseguenza aveva superato il budget previsto; il ritardo si è sovrapposto a una ristrutturazione organizzativa con la Sugar Research Foundation che è diventata una nuova entità, l’International Sugar Research Foundation. C’erano piani per continuare lo studio con i finanziamenti della British Nutrition Foundation, ma, per ragioni a noi sconosciute, questo non si è verificato.”
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E per di più si dimentica la guerra al dolcificante ciclamato condotta dai saccariferi americani attraverso studi che imputavano al dolcificante un’azione cancerogena. Solo che poi dopo qualche anno gli stessi studi furono ampiamente sconfessati dimostrando semplicemente che i ratti erano stati alimentati con ciclamato in dosi “da cavallo”. Evidentemente anche la rivista dove i lavori erano stati pubblicati aveva dei Referee molto distratti.
Perchè chiamarla industria dello zucchero? Non ci sono i coltivatori di barbabietole nè gli zuccherifici dietro questa lobby. E ‘l’industria dolciariaria oltre a quella dei soft drink la più grande utilizzatrice di zucchero in tutto il mondo occidentale. Ed è quella che ha più interesse a mantenere alti i consumi di zucchero. La Coca Cola sta correndo ai ripari con le versioni Zero e con la coca cola a base di Stevia,ma cosa sarebbe la Nutella senza zucchero? ( oltre che senza olio di palma…) Non è un caso che in italia sia attiva da anni, ispirata da Ferrero e gestita da Aidepi, una “task force sullo zucchero” che “coinvolge” nutrizionisti, dietologi, sedicenti scienziati e opinion leaders mediatici al solo scopo di costruire e diffondere argomentazioni per difendere lo zucchero da critiche e attacchi.
Per gli addetti di settore è scontato il fatto che uno stile alimentare a base di alimenti meno raffinati e ricchi di vegetali sia assolutamente necessario per riconquistare un migliore stato di benessere/salute. Vogliono farci mangiare male per poi farci ammalare. In questa partita chi vince? Personalmente ho deciso di mangiare più vegetali autoprodotti e carni acquistate direttamente dall’allevamento di mia conoscenza.