A chi non è capitata la delusione di aprire un sacchetto di snack o di cereali e scoprire che era pieno solo a metà? Si tratta di confezioni alimentari sproporzionate rispetto al reale contenuto, realizzate al solo scopo di attirare l’attenzione del consumatore e spingerlo all’acquisto. Si tratta di una strategia adottata da diverse aziende e contro cui si è schierata la Ong Foodwatch, gruppo di tutela per i diritti dei consumatori. Imballaggi “pieni di niente”, come li definisce la Ong che, oltre a illudere il consumatore sul reale contenuto, sono contrari ai principi di sostenibilità ambientale tanto acclamati dai produttori del settore alimentare.
Gli stratagemmi per nascondere il contenuto al momento dell’acquisto sono davvero innumerevoli: etichette applicate nella zona giusta, confezioni opache, finestrelle trasparenti il cui posizionamento è studiato alla perfezione. Contro queste confezioni la Ong ha avviato una campagna, abbinata a una petizione, per chiedere alle aziende produttrici di ridurre al minimo la quantità di vuoto. Se in taluni casi uno spazio vuoto all’interno degli imballaggi alimentari è giustificato, per meglio proteggere il cibo o per consentirne una più lunga conservazione, per 7 diversi prodotti individuati dal Foodwatch è del tutto inutile e il “sovraincarto” che ne deriva è destinato soprattutto ad attirare lo sguardo del consumatore.
L’imballaggio in eccesso
Si tratta di prodotti presenti sugli scaffali dei supermarket francesi (e segnalati dai consumatori nel corso di sondaggi specifici condotti dalla Ong) ma non è un mistero che prodotti del tutto simili si trovino in vendita anche in Italia. La scelta dei prodotti non è tuttavia casuale: Foodwatch segnala che per ogni prodotto evidenziato esiste almeno un’alternativa equivalente che non presenta spazi vuoti all’interno della confezione.
Tra i maggiori brand segnalati dall’associazione ambientalista spiccano Barilla, Carrefour, Lipton. Vediamoli nel dettaglio:
Barilla aveva abituato i consumatori a grandi confezioni di pasta. Tuttavia, la busta di questo prodotto sembra piuttosto vuota e la confezione di cartone è decisamente sovradimensionata.
Le confezioni di cereali rappresentano un classico prodotto “pieno di vuoto”. Se lo spazio vuoto nel sacco viene spesso utilizzato per “proteggere” meglio i cereali, l’azienda troverà difficile giustificare questa situazione: esiste infatti un prodotto del tutto simile del marchio distributore che è riempito fino in cima.
Tutto sta nel sapiente posizionamento dell’etichetta e nell’opacità del tappo! Il distributore riempie meno il contenitore e vende meno prodotto rispetto ai concorrenti. Il prezzo al chilo è però più alto se confrontato con prodotti simili.
La quantità di imballaggio vuota è veramente esagerata se si considera che oltretutto parliamo di un alimento biologico!
Tè biologico in una bellissima confezione di cartone… ma che Lipton ha chiaramente “dimenticato” di riempire! Tuttavia, le scatole da tè riempite fino in cima non sono rare sugli scaffali.
Non lasciarti ingannare dalla finestra che ti fa vedere il prodotto all’interno: questa confezione è vuota per un terzo. Capovolgendola potrai facilmente far “sparire” le due bistecche di soia che contiene.
Per l’aperitivo lasciatevi tentare da questi cubetti di salmone… ma non dovrebbero esserci troppi ospiti intorno al tavolo! Perché se la taglia del prodotto sembra promettere una quantità generosa, non è questo il caso… un “overpack” destinato sicuramente a essere “di taglia” sullo scaffale!
A questo punto aspettiamo di pubblicare le vostre foto. Sicuramente anche a voi sarà capitato qualche prodotto con un imballaggio esagerato.
* Nota bene: Le percentuali di vuoti mostrate sono stime calcolate dalle misurazioni effettuate da Foodwatch. I risultati ottenuti sono stati arrotondati per difetto.
Le vostre segnalazioni
Ecco la prima segnalazione arrivata in redazione, inviata da Davide, che evidenzia come il problema dell’overpack non interessa solo gli alimentari.
Jacopo ci segnala la confezione di nocciole dell’azienda Caputo che risulta praticamente mezzo vuoto.
Nicoletta ci segnala la confezione dei cracker Doria.
Paolo ci segnala la confezione in plastica di un hamburger.
Nicoletta ci segnala la confezione delle trecce Bauli con più di un terzo della confezione vuota.
Anche Gianna Ferretti, docente della Scuola di specializzazione in Scienze dell’alimentazione dell’Università Politecnica delle Marche, ci ha inviato una segnalazione. L’overpack di una confezione di fagioli borlotti della marca Citrus.
Alexandra ci segnala l’overpack di una confezione di Cereali bio Esselunga
Nicoletta ci segnala l’imballaggio di Fornacine.
Diana ci segnala il problema dell’overpack per un siero cosmetico.
Anche Federica ci segnala un prodotto non alimentare con una confezione sovra dimensionata.
Diana ci segnala che “il “maxi formato” dell’imballaggio delle strisce depilatorie Veet contiene tre confezioni singole, ma al netto della carta e dello spazio vuoto ciò che rimane è quello che si vede in foto”
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Buon giorno, invito i consumatori a controllare anche le scatole di riso che hanno le stesse dimensioni di quelle da kilo ma che in realtà ne contengono 8,50 etti. Mi hanno detto che questa operazione si chiama ” degrammatura” che, guarda caso, fa rima con ” fregatura” ……
Buongiorno,
vorrei sapere se esiste una normativa italiana che proibisce di illudere i consumatori con confezioni spropositatamente grandi e mezze vuote. So che c’è Germania (Mogelpackung = confezione ingannevole).
Non credo, la norma dice che la fotografia presente sulla confezione non deve ingannare il consumatore
Le azioni proposte secondo me lasciano il tempo che trovano, le proteste dei cittadini e delle ong otterranno ampie rassicurazioni e nuovi imballaggi diversi, non più vuoti al 50% ma solo al 45%, e si dovrà ricominciare da capo… Sisifo si stancherebbe prima.
Eppure la soluzione sarebbe semplice, una norma di legge che tassi pesantemente ogni 5% di spazio vuoto inutilmente presente nelle confezioni (o ogni 5% di imballo in eccesso nel caso di imballaggi senza vuoti, come grandi blocchi di espanso con una piccola nicchia che racchiude il prodotto).
Ovviamente percentuali cumulabili, a meno che il produttore non dimostri che lo spazio vuoto è indispensabile alla conservazione del prodotto, e in tal caso un lato della confezione dovrebbe essere totalmente trasparente mostrando tutto l’interno.
Un’occasione per fare un po’ di soldi per lo Stato a spese dei furbetti… che farebbero in fretta a passare a confezioni “mini” e piene all’orlo.