Una nuova normalità si va delineando, mentre l’esperienza dell’emergenza sanitaria sembra si possa finalmente avviare verso la conclusione. Questa nuova normalità viene definita e delineata nell’anteprima digitale del Rapporto Coop 2021 – Economia, consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani, presentata qualche settimana fa. Dal rapporto, emergono stili alimentari e stili di vita diversi rispetto al passato, con un occhio sempre puntato alla sostenibilità, tema su cui è incentrato un dibattito non più confinato agli addetti ai lavori. Scelte sostenibili vengono fatte ormai anche quando ci si reca al supermercato e si acquistano prodotti alimentari e bevande, come sostiene l’88% degli intervistati. E la scelta, si sa, parte dal packaging.
Per un consumatore su tre, oltre ai metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, un ruolo fondamentale nel determinare il giudizio complessivo lo ha proprio l’imballaggio. Il packaging non è più visto come un elemento marginale o differibile rispetto alla definizione della sostenibilità complessiva dei prodotti. ‘Plastic free’ è diventata la parola d’ordine e non si può prescindere dall’impiego di materiali amici dell’ambiente e, comunque, non in eccesso rispetto a quanto veramente necessario. Solo il 7% degli italiani non si interessa al materiale della confezione quando compra un prodotto.
Quali sono, in particolare, le attese del consumatore nei confronti dell’imballaggio ce lo spiega la terza edizione dell’Osservatorio packaging del largo consumo, realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife-Università di Padova. Lo studio vuole approfondire il ruolo delle confezioni nelle scelte d’acquisto, alla luce degli effetti indotti dall’emergenza sanitaria su esigenze, bisogni e sistema valoriale degli italiani. Oltre la metà degli intervistati ritiene che la principale funzione sia quella di conservare il prodotto e di mantenerne intatte le caratteristiche organolettiche. Vi è però anche un buon 47% che lo individua come determinante nel “contribuire a definire la sostenibilità del prodotto”. Gli intervistati sostengono poi che un buon pack debba fungere da mezzo di comunicazione delle caratteristiche del prodotto (35%), facilitare le operazioni di stoccaggio e trasporto (31%) e, in ultimo, rendere il prodotto più attraente (23%). Ma c’è di più: un pack non sostenibile rappresenta un buon motivo di abbandono di una marca e, negli ultimi mesi, il 14% degli italiani ha smesso di acquistare prodotti a causa di una confezione che non presentava elementi di sostenibilità. Più della metà degli intervistati, inoltre, ha dichiarato che potrebbe fare lo stesso nei mesi a venire.
La sostenibilità è un fattore chiave nelle scelte d’acquisto dei consumatori e l’offerta verde si sta ampliando con il 28% delle aziende che propongono prodotti con caratteristiche green. L’imballaggio ha conquistato un ruolo di primo piano anche nella capacità di comunicare gli aspetti ambientali del prodotto e gli italiani si dichiarano tuttora insoddisfatti rispetto alle informazioni di cui dispongono. Il 26% ritiene infatti di non avere tutte le informazioni utili a definire la sostenibilità di ciò che trova sul punto vendita e un ulteriore 64% dichiara che vorrebbe saperne di più.
Tra le indicazioni ritenute più utili spiccano quelle relative alla modalità di riciclo (“molto importante o importante” per otto italiani su 10), importante anche l’indicazione della quota di materiale proveniente da fonti rinnovabili (per il 75% degli intervistati), la quantità di plastica in meno utilizzata per produrre l’imballo (70% degli intervistati) e le emissioni di CO2 risparmiate per la produzione (61% degli intervistati). Comunicare bene la sostenibilità del packaging è diventato un determinante nelle strategie aziendali, considerando quanto questo possa influenzare i comportamenti d’acquisto. Attenzione però: oltre il 60% degli acquirenti sostiene di fidarsi solo delle aziende che adottano scelte credibili in termini di sostenibilità. Come a dire: “Basta proclami, passiamo ai fatti”.
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