Dopo la bufera sui social, arriva la censura dello Iap: la pubblicità della Macelleria Ugolini appare sessista e svilente della dignità della persona. Il cartellone al centro delle polemiche, come spiega l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, è stato affisso nel mese di gennaio 2020 nel comune di Misano Adriatico (provincia di Rimini) e mostra “il corpo di due donne riprese da tergo, in abbigliamento intimo, con i fondoschiena in prima piano, uno apparentemente più “tonico” dell’altro”. Il tutto accompagnato dalla dicitura “La carne non è tutta uguale”.
Nell’ingiunzione n°2/20 del 10/01/2020, lo Iap spiega che la pubblicità è manifestamente contraria agli articoli 1 e 10 del Codice di autodisciplina pubblicitaria, che regolano rispettivamente la lealtà della comunicazione commerciale e il rispetto della dignità della persona.
In particolare questa pubblicità veicola “una rappresentazione svilente della persona”, in quanto “la figura femminile viene strumentalizzata al solo scopo di attirare l’attenzione del pubblico. La comunicazione crea una commistione di piani tra il corpo della donna offerto “in vetrina” e il prodotto che si pubblicizza, che conduce inevitabilmente alla mercificazione della persona.”
Secondo lo Iap “non esiste giustificazione narrativa o relazione tra l’immagine scelta e le caratteristiche di quanto si pubblicizza e tale gratuito sfruttamento del corpo della donna amplifica la violazione” della norma che regola il rispetto della dignità della persona, mentre “tale ingiustificato uso del corpo femminile” getta discredito sull’intero settore della comunicazione commerciale.
Inoltre “la diffusione del messaggio tramite affissioni, esposte a un pubblico indifferenziato, amplifica la violazione del Codice contestata. Il mezzo in questione si presenta infatti come uno dei più invasivi in quanto la visione del messaggio viene imposta indistintamente a chiunque, non rispondendo ad una precisa scelta dei fruitori.”
© Riproduzione riservata Foto: Gruppo Facebook “La pubblicità sessista offende tutti”
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Io penso sempre al fatto che c’è un pubblicitario che viene pagato per certe pensate e soprattutto un committente che approva un simile messaggio e per l’appunto, paga chi lo ha proposto.
La censura intermittente è sempre sbagliata. I colossi multinazionali ci bombardano impunemente 24 h di corpi mercificati: Deboli con i forti e forti con i deboli. In questo caso di pubblicità artigianale, fatta in casa, ci sono vari piani di lettura. Vi si potrebbe essere un messaggio contro l’anoressia: La carne contenente più grasso, detta “marezzata” è più buona.
| Vi si potrebbe essere un messaggio contro l’anoressia| Questa affermazione mi sembra tirata per i capelli… In questa pubblicità si dà una valenza positiva ai glutei più tonici rispetto a quelli appesantiti dalla cellulite, quindi il messaggio con una valenza positiva (che io non vedo) va a farsi friggere e sconfina in aspetti tipici del bullismo e del cosiddetto “body shaming”. Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Body_shaming
La pubblicità, che sia globale o artigianale, sè è brutta e svilente, resta tale. Chissà se il pubblicitario ha sottoposto al comittemnte anche un poster con il ventre “tartarugato” di un palestrato e quello promimente di uno di mezza età.
Resta il fatto che l’immagine femminile è abitualmente usata male dalla pubblicità: https://wp.me/pjP1E-oOL
Paoloblog, qualunque messaggio propagandistico siamo liberi di interpretarlo secondo i nostri filtri individuali. il messaggio del pubblicitario non è un dogma cui sottomettersi. Questa pubblicità casereccia di un macellaio locale è in stile Cetto La Qualunque di Albanese. A me piacciono le donne felliniane, bianche e rubensiane (marezzate) e non apprezzo le carni palestrate senza un filo di grasso. Non condivido neppure la sua sottomissione alle parole d’ordine sfornate dal politicamente corretto angloamericano. Se questa foto fosse di un notissimo fotografo italiano commissionata da una potente multinazionale che finanzia tutti i mass media main stream si parlerebbe di geniale provocazione di un artista. Ripeto, bigotti, prepotenti e censori con un macellaio locale e silenziosi e conformisti con le strapotenti multinazionali
Lo Iap censura giustamente le pubblicità sessiste ed è l’unico che ha questo potere in Italia. Negli anni ha censurato decine di campagne anche di marchi molto famosi della moda e non solo piccole imprese.
Roberto La Pira, Lei si presenta con il piglio da maschio Alfa, da capobranco che indica cosa è eticamente giusto ed usa a neologismi come sessismo molto discutibili, sconosciuti a maestri del pensiero da Severino in giù. Ricordo che una nota ironica scrittrice-gastronoma, su un noto quotidiano, recensì negativamente un ristorante di Milano appartenente ad una potente multinazionale. Automaticamente la suddetta multinazionale bloccò pagine pubblicitarie su quel quotidiano. Seguirono scuse e nuove recensioni positive. Eppoi questo fantomatico “Iap” chi lo conosce?
Lo Iap opera da decenni ed è l’organismo di autodisciplina riconosciuto da tutti i media giornali, tv, radio, ecc. I nomi dei vari organismi sono pubblici, ha emanato centinaia di decisioni e di censure contro aziende grandi piccole e medie.
Gentile Signor Marco,
mi potrebbe dire, per favore, il nome della scrittrice, del quotidiano e del ristorante?
Grazie, Giovanni.
Trovo quella pubblicità assai volgare. Non basta per cestinarla? Chi si sente di giustificarla ??!!!
Geniale, essere pagati per aver partorito una pubblicità di questo spessore.
Di pessimo gusto, quanto meno.