Un’occasione unica per capire perché e per chi “la terra è diventata un affare”, come e dove, a quali costi. Ci viene offerta non da Naomi Klein o altri ideologi no-global, ma dall’Università Bocconi e dall’autrice Franca Roiatti, che ha messo in fila alcuni rapporti delle organizzazioni internazionali (Fao e Nazioni Unite, Amnesty e Transparency International), dati economici e interviste, per spiegare con semplicità il fenomeno del land-grabbing. Un nuovo business su scala planetaria che in pochi anni si è mostrato tanto remunerativo per gli investitori quanto micidiale per gli “investiti”.

Il business consiste nell’accaparrarsi enormi estensioni di terra, radere al suolo tutto ciò che esiste e impiantarvi colture intensive, le cui messi sono destinate altrove. Gli “investiti” sono le popolazioni che hanno sempre abitato queste aree – nei Paesi in Via di Sviluppo e soprattutto in Africa – e ne vengono ora scacciate con violenze e soprusi.

Gli investitori sono fondi sovrani e colossi finanziari delle potenze emergenti che fanno a gara per carpire la benevolenza dei potentati locali e concludere accordi per assicurarsi lo sfruttamento esclusivo di aree enormi e delle loro risorse vitali – acqua compresa – per periodi mai inferiori al mezzo secolo. Nessuno al di fuori dei contraenti conosce il contenuto esatto di questi accordi, né altri ne traggono profitto. Le regole di fatto non esistono e dunque “cash is king”, anzi “cash is the law”. Qualcuno ne parla, pochi ascoltano, nessuno fa nulla. Mentre il “Risiko agricolo” prosegue senza tregua.

Il libro di Franca Roiatti è da non perdere, per abbandonare luoghi comuni o dietrologie su Nord e Sud del mondo e provare invece a comprendere l’attualità di un problema degno di interesse e mobilitazione. Prima che sia troppo tardi.

Il nuovo colonialismo (caccia alle terre coltivabili) di Franca Roiatti, 180 pagine, 15 euro, Università Bocconi edizioni, 2010

Dario Dongo