Stop alla vendita e alla pubblicità della patatina più piccante del mondo. Si è concluso così il procedimento avviato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) nei confronti di DAVE’s Srl, distributrice delle patatine “Hot Chip Challenge”. Si tratta di una tortilla chip piccantissima, pensata e venduta appositamente per le sfide, le challenge appunto, via social tra giovani, considerata potenzialmente pericolosa per la salute.
La storia della Hot Chip Challenge
La vicenda ha avuto inizio nell’ottobre del 2023, quando l’Unione Nazionale Consumatori ha presentato un esposto contro la patatina Hot Chip Challenge (leggi qui l’articolo sul caso dell’esposto dell’UNC contro la patatina più piccante del mondo). Lo scopo dell’associazione era verificare se il prodotto “rappresenta un rischio diretto o indiretto per la salute umana, se è conforme ai requisiti generali della legislazione alimentare, anche in materia di etichettatura e se la pratica commerciale è corretta”. Le autorità di Stati Uniti e Canada, infatti, avevano ritirato precauzionalmente dal commercio un prodotto del tutto simile, One Chip Challenge, in seguito alla segnalazione di reazioni avverse e alla morte di un giovane consumatore.
Nelle confezioni si trovava una singola patatina, condita con la polvere di due dei peperoncini più piccanti del mondo (Carolina Reaper e Trinidad Scorpion) e un guanto protettivo, per evitare irritazioni alla pelle e agli occhi in caso di sfregamento. Sul sito della Hot Chip Challenge, poi, si invitavano esplicitamente gli utenti a mangiare la patatina filmandosi e pubblicare il video sui social con l’hashtag #hotchipchallenge. Il prodotto era venduto online a un prezzo tra i 9,9 e i 15 € per una singola patatina da 6 g, pari a ben 1.650-2.500 €/kg.
Il procedimento dell’AGCM
In seguito all’esposto dell’UNC, il Ministero della Salute ha avviato un’indagine sul prodotto, affidata ai Carabinieri del NAS, e di un procedimento dell’Antitrust. L’Autorità, infatti, ha rilevato diversi profili di illegittimità nella pratica commerciate: “l’induzione ad una sfida rivolta, perlopiù, a consumatori adolescenti (diffusa anche attraverso i social media) e la non adeguata rappresentazione delle informazioni sui rischi per la salute connessi all’uso del prodotto.” Inoltre l’AGCM contestava “la mancanza di informazioni rilevanti su un prodotto alimentare che poteva mettere in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, specie se bambini o adolescenti.”
Ora il procedimento si chiude con gli impegni dell’azienda a non commercializzare e non pubblicizzare più la Hot Chip Challenge sul suo sito e i suoi profili social, rimuovendola anche dai suoi listini di vendita. Siccome l’AGCM ritiene che “gli impegni presentati dalla società siano idonei a far cessare i profili di illegittimità della pratica commerciale”, l’azienda non ha ricevuto sanzioni.
© Riproduzione riservata Foto: Hot Chip Challenge
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Ho letto questo articolo perché cercavo risposa ad una domanda: il peperoncino piccante può essere dannoso alla salute ? Ne so come prima.
L’articolo riferisce della conclusione del procedimento dell’Antitrust contro il distributore della patatina Hot Chip Challenge. Non entriamo nel merito della presunta pericolosità della patatina extra piccante, perché non lo fa nemmeno l’AGCM. Nel documento di conclusione del procedimento si legge soltanto: “È emerso, inoltre, che il prodotto “Hot Chip Challenge”, risulterebbe essere particolarmente pericoloso per la salute dei consumatori nella misura in cui viene descritto attraverso espressioni quali “cosi piccante da essere insopportabile per alcuni”, “faccia a faccia con il mietitore”, “è un’esperienza davvero unica e per palati forti”, “la patatina più piccante al mondo”, “i tuoi occhi inizieranno a lacrimare” e attraverso la sfida “quanto riuscirai a resistere senza correre a bere qualcosa che spenga questo incendio?” alimentando, proprio con tali affermazioni, nel potenziale acquirente la volontà di raccogliere e superare quella sfida, così da far trascurare (e non valorizzare) gli effettivi rischi per la salute del prodotto messo in vendita, ovvero della sfida che diviene essa stessa parte del prodotto venduto come dimostrato dalla denominazione e dal confezionamento dello stesso.”
non ho parole.
Se da un lato è encomiabile combattere e contrastare questa stupida abitudine di “sfide” pericolose tra adolescenti, dall’altro è facilmente e legalmente reperibile sul mercato qualunque tipo di peperoncino piccante, alcuni veramente impressionanti.
A me hanno regalato un barattolino di peperoncini tritati sottolio dove era dichiarato in etichetta avere 1.000.000 (un milione) di gradi scoville (la scala di Scoville è la misura della piccantezza) che era assolutamente immangiabile, a qualunque diluizione.
Ho dovuto buttare il conentuto nel bidone dell’umido dove sarà finito a fare del comost…
Sarebbe stato interessante capire come mai sia stato possibile la commercializzazione, ossia, a monte, quali siano state le lacune del sistema: mancanza di strumenti legislativi o inadempienze nei controlli.