Giorgio Calabrese attuale presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, è un nutrizionista invitato spesso da Bruno Vespa a Porta a porta e anche in altri programmi tv, oltre che collaboratore del Corriere della sera. Si tratta di uno dei pochi personaggi pubblici, insieme a lobby come Coldiretti, che ha preso ufficialmente posizione contro la carne coltivata e la farina di insetti con argomentazioni che sono state contestate da scienziati di tutto il mondo, da altri nutrizionisti italiani, insieme a economisti e ricercatori universitari. Calabrese ha espresso di recente anche un parere contrario al Nutri-Score, etichetta a semaforo che in futuro potrebbe essere presente su tutti i prodotti alimentari venduti in Europa, con argomentazioni molto singolari e prive di riscontri scientifici seri come invece ci si aspetterebbe da un esperto come lui.
Ma la cosa che colpisce di più è che Calabrese disquisisce su prodotti che ancora non esistono in Europa come la carne coltivata. Anche quando si esprime sulle etichette a semaforo si riferisce a un modello adottato per ora solo fuori dall’Italia. Anche le farine di insetti hanno un ruolo del tutto marginale visto che da noi sono utilizzate da un numero di imprese inferiore a cinque e i prodotti venduti nei supermercati sono pochissimi. Non sempre Calabrese è però così rapido nell’esprimere pareri. Il nutrizionista così attento alla realtà non si è accorto per anni che l’intera popolazione italiana, soprattutto i bambini assumeva ogni giorno una quantità esagerata di olio di palma attraverso snack, merendine, biscotti e centinaia di prodotti. Di fronte a un’intera industria alimentare che utilizzava olio di palma (grasso dalle caratteristiche nutrizionali assimilabili al burro), sconsigliato dai nutrizionisti, Calabrese per anni non ha espresso un parere contrario, non ha rivolto appelli alle industrie per sostituire il grasso tropicale con altre materie prime meno ricche di grassi saturi, non si è rivolto ai consumatori invitandoli ad acquistare prodotti con altri grassi. Eppure ora stiamo parlando di insetti e carne coltivata pressoché inesistenti.
Come mai una persona così attenta alle esigenze nutrizionali degli italiani non si è schierata contro l’invasione dell’olio di palma? Per essere precisi nel 2010 il professore era contrario all’uso dell’olio tropicale salvo poi cambiare idea. Come mai mancano dichiarazioni di Calabrese su un ingrediente che, anche grazie alle campagne promosse da siti come il nostro, il 90% dell’industria alimentare ha abbandonato, modificando le ricette. Giorgio Calabrese sembra un nutrizionista distratto e poco attento quando bisogna argomentare su aspetti che coinvolgono in modo invasivo l’industria alimentare. Non sembra distratto quando invece si tratta di assecondare decisioni e orientamenti che piacciono a lobby come Coldiretti o ai ministri delle Salute o delle Politiche agricole che da anni si alternano sulle poltrone. Un’ultima cosa da ricordare riguarda gli eventuali conflitti di interesse che Calabrese potrebbe avere quando esprime pareri su certi argomenti. Da un personaggio pubblico come il professore ci si aspetta un profilo molto chiaro sulle eventuali consulenze con aziende o associazioni che gravitano intorno al mondo alimentare. Abbiamo formulato questa domanda al professore qualche anno fa senza fortuna. La questione non deve sembrare un’invasione nella privacy. Si tratta di un’informazione pertinente visto che stiamo parlando di una persona che forte del suo curriculum professionale composto da ben 16 pagine è da anni presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa), un organo scientifico consultivo, alle dirette dipendenze del ministero della Salute incaricato di pubblicare pareri e dossier con una rilevanza nazionale. Nessuna legge impone al professore di dichiarare le eventuali collaborazioni con aziende o associazioni di categoria, ma nel mondo scientifico esiste un’etica professionale che vorrebbe la massima trasparenza.
© Riproduzione riservata
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Non voglio essere il difensore del sig. Calabrese ma parlando di lipidi e alimentazione solo sui grassi trans-idrogenati c’è unanimità di pareri negativi , prodotto meraviglia decaduta dell’ingegno umano, sui saturi, in particolare vegetali, circolano più leggende che sicurezze.
Tutti parlate come se ci fosse una stragrande maggioranza di pareri scientifici favorevoli al valore di limitazione 10% saturi sul totale di grassi assunti……e che queste limitazioni valgano a tutte le latitudini allo stesso modo e per tutte le stagioni ed età.
Siete proprio di sparare al bersaglio giusto?
Condivido
Condivido pienamente. Il prof.e ‘ preoccupato per la carne artificiale, ma non ricorda o omette che la carne rossa quella vera è nella lista Iarc A2 probabilmente cancerogena e le carni lavorate A1 sicuramente cancerogene. Amnesia????
Sula carne probabilmente cancerogena sarebbe meglio che si aggiorni.
Di quel rapporto sono già stati prodotti diversi studi scientifici che attestano che il rischio di contrarre una forma tumorale associata alla carne vale solo per il cancro del colon retto. E anche in questo caso il rischio, per un ‘assunzione moderata di carni rosse, è basso. Senza dimenticare che i limiti dello studio dello IARC si sono basati su dati epidemiologici, che hanno messo in relazione il cancro con pochi studi di coorte.
Se ne potrebbe parlare ancora ma basta questo articolo (fra i tanti che ormai sono consolidati in letteratura): https://academic.oup.com/af/article/13/2/19/7123476
Calabrese non è da prendere come riferimento per quanto riguarda la nutrizione anche se è dappertutto in televisione
Quando leggo questo genere di articoli su questo sito (e ne leggo spesso) mi viene sempre il dubbio che a scagliarsi contro qualche lobby o qualche personaggio o qualche notizia non sia altro che una lobby contraria.
Noi facciamo il nostro mestiere di giornalisti ed è fastidioso pensare che questo possa essere collegato a una lobby
Dott. La Pira, una semplice curiosità: vedo in questa pagina la pubblicità di un’azienda di allevamento di carni naturali (e pure bio) che, recentemente, è stata oggetto di attenzione mediatica per qualche ‘anomalia’. Si è tutto risolto positivamente, dal momento che è diventata fornitore ufficiale della Nazionale italiana di calcio? Grazie.
La cosa su cui riflettere è che all’interno di un’ora di trasmissione l’azienda abbia avuto solo una manciata dei secondi per replicare. L’azienda ha inviato alla redazione in tempo utile le risposte alle varie domande per un totale di oltre 10 pagine che sono state allegate alla puntata che si può trovare sul sito. Questo non vuol dire che abbia ragione l’azienda ma che le si debba dare il diritto di replica
Beh, se parliamo di conflitto di interessi allora non ne usciamo più. Ci sono tante virostar che spadroneggiano da anni sulla Rai e adesso vi accorgete del Calabresi per un eventuale conflitto di interessi? Mica sarà l’unico!!!
Calabresi è un personaggio con un ruolo pubblico importante e quindi il conflitto di interessi ha una sua importanza. La questione ì l’abbiamo segnalata diversi anni fa
Penso che il prof. Calabrese sia il classico esempio di coloro che dicono ma non dicono, il loro modo di porsi è quello di “si è vero che la tal cosa fa male, però suvvia siamo Italiani come si fa a rinunciare alla lasagna a 10 strati con le polpette che la nonna ci fa la domenica, vorrà dire che dopo invece di fare il bis ci limitiamo ad una sola porzione da 500g “, ho voluto esagerare ma è così; lo so che non va bene però…si può chiudere un occhio. La mia disapprovazione non è verso la singola persona, ma verso la classe di chiunque: medici, professori scienziati ecc. che danno una visione edulcorata e compiacente dei fatti, per cui chi li ascolta e non è un conoscitore della materia rimane saldamente ancorato alle sue posizioni. Ci vogliono persone serie che riescano a parlare ai non esperti con chiarezza. Il mondo della scienza in generale dovrebbe smettere di parlare a quell’1% che li comprende ed aprirsi al 99% di chi si “disinforma” dai salotti televisivi.
L’olio di palma fa male allo stesso modo di qualunque altra sostanza grassa ricca di acidi grassi saturi, ossia i grassi animali.
Se la posto dell’olio di palma si usa il burro, fa male uguale ma non vedo crociate contro i prodotti di pasticceria che contengano burro.
E non mi sembra che il Prof. Calabrese abbia mai detto di abbuffarci di salumi, carni rosse e compagnia.
Ha citato, in merito alla carne coltivata (non “sintetica” altrimenti qualcuno si inalbera anche so in biochimica si parla di siontesi delle proteine), che vanno approfonditi alcuni aspetti relativi alla crescita in laboratorio perchè potrebbero essere non sicuri per la salute.
Il problema è che l’olio di palma veniva usato dappertutto senza essere nominato in etichetta. E siccome ha la opposizione del burro alla fine ne mangiavano quantità esagerate senza saperlo. Per questo motivo è stato sostituito con altri oli di semi
Gentile Dott. La Pira, mangiare QUANTITA’ ESAGERATE di cibi ricchi di grassi, che siano olio di palma, oli di semi vari, grassi animali come il burro ecc., fa male apprescindere.
Non mi risulta che qualcuno abbia mai detto che l’olio di palma facesse meno male di altri grassi.
Anzi, è vero il contrario, si è creata la demonizzazione per l’olio di palma come se fosse l’UNICO grasso che fa male e che fossero sdoganati gli altri grassi come innocui.
Per non mangiare quantià esagerate di alimenti, basta leggere l’etichetta nutrizionale nelle confezioni per sapere quanti grassi contengono ed in particolare QUANTI SATURI.
Che poi derivino dalla palma o dal burro, poco importa per la salute.
Giorgio Calabresi in un video punta il dito contro l’olio di palma salvo poi cambiare idea pochi anni dopo. Il problema è che l’olio di palma ( che in realtà era grasso di palma) veniva mimetizzato dietro la dicitura oli vegetali che hanno una composizione in acidi grassi saturi molto diversa
A complemento della discussione mi permetto di aggiungere due fatti non irrilevanti sull’utilizzo dell’olio di palma:
– L’impatto ambientale della coltivazione estensiva/monocultura della palma a discapito principalmente delle foreste
– La presenza di sostanze tossiche (3-monocloropropandiolo) o addirittura genotossiche (glicidil esteri degli acidi grassi) che si possono formare nei processi di raffinazione ad alte temperature per ottenere l’olio di palma (in misura maggiore rispetto ad altri grassi – EFSA 2016, 2018).
Ne consegue come una diminuzione dell’utilizzo possa quindi avere effetti positivi non solo sull’ambiente ma anche potenzialmente sulla salute umana.
Concordo con il dr.LaPira.gli olii vegetali estratti da semi senza polpa vengono estratti non per spremitura ovviamente ma con solventi ,carburi, che poi si cerca di allontanare sempre chimicamente. Il burro viene ricavato direttamente dal latte per affioramento della panna e poi per sbattitura nelle zangole per addensarlo e l’olio d’oliva per spremitura a freddo delle olive e filtrazione.Anche l’olio di oliva extravergine contiene naturalmente grassi saturi intorno al 10% circa ma non è un problema come per i trattamenti chimici dì trasformazione in grassi trans.
Si fa un gran parlare di grassi, dividendoli in buoni (gli insaturi) e cattivi (saturi). Nessuno si è mai posto un paio di questioni: 1) i grassi saturi sono tutti ugualmente negativi? Che dire, ad esempio, dell’acido butirrico prodotto dal nostro microbiota con funzioni benefiche per la mucosa intestinale, oltre che anti-infiammatorie e anti-tumorali?
2) i grassi insaturi (in particolare i polinsaturi): siete sicuri che siano così salutari, una volta che si sono ossidati? (basta un po’ di luce, aria o la cottura)
Quando si parla di proprietà dei nutrienti negli alimenti, bisogna usare anche il grandangolo, e non solo il teleobiettivo (metafora fotografica), considerare a 360° e contestualizzare.
In realtà sull’olio di palma non si può dire nulla dal punto di vista tecnologico che non sia simile ad altri grassi. E’ stato demonizzato ma sugli aspetti della salute nessuno può dire che sia nocivo tanto e più di altri grassi, anzi un consumo di moderato di grassi saturi (come lo è anche il burro) è considerato accettabile anche dalla scienza medica.
Diverso è il discorso etico-ambientale legato alla sua produzione, se è questa è frutto di disboscamenti e sostituzione di altri ecosistemi, ma quando la palma da olio è coltivata in maniera sostenibile, possiamo dire qualcosa?
Alla stessa stregua dovremmo considerare nocive le coltivazioni estensive di soia e quinoa, che parimenti sono fatte disboscando terreni adibiti ad altre specie arboree? Ma nessuno si scandalizza di questo
Mi scusi: l’olio di palma era presente nel 90% dei prodotti ad insaputa del consumatore, e questo lei lo considera logico e trasparente?
ma scusi, il problema quale sarebbe nell’olio di palma? la non trasparenza dell’etichetta? e vogliamo paragonarlo alla proposta coercitiva di questi nuovi food, di cui ancora non abbiamo neanche abbastanza dati?
e per questo voi attaccate un professionista?
Il problema dell’olio di palma è che ne assumevamo quantità esagerate ogni giorno, sia adulti che bambini, senza sapere che si trattava di grassi saturi come il burro
Mi pare che nella maggioranza degli interventi vi sia una tendenza, più o meno esplicita, a difendere l’olio di palma. Inviterei tutti a non cercare risposte conclusive e per qualcuno definitive. La discussione sulla alimentazione, come su tutte le materie scientifiche, è in continua evoluzione per cui, chi non ha competenza dovrebbe solo ascoltare, comprendere e poi eventualmente condividere, le, ovviamente, diverse convinzioni raggiunte da tecnici professionisti.
Per quanto riguarda l’olio di palma è noto che rappresenta una rilevante fonte di acidi grassi saturi, cui le evidenze scientifiche attribuiscono, quando in eccesso nella dieta, effetti negativi sulla salute, in particolare rispetto al rischio di patologie cardio- vascolari. E’ necessario porre attenzione alla abbondanza che nuoce. Ed in effetti l’olio di palma, un tempo ( perché attualmente le campagne di informazione ne hanno ridotto l’uso) aggiunto agli alimenti durante la trasformazione industriale e definito “olio vegetale”, si addizionava agli acidi grassi saturi assunti attraverso il consumo degli alimenti che li contengono naturalmente, come latte e derivati, uova e carne. Accadeva così che le persone e soprattutto bambini e giovani consumavano, spesso ignari, quote di grassi saturi moderatamente, o più, in eccesso del fabbisogno soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione italiana.
Per chi vuol capire meglio: https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2481_allegato.pdf
L’olio di palma contiene ì rispetto agli altri oli elevate quantità di sostanze cancerogene sostiene l’Efsa in uno studio di qualche anno fa (https://ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-sostanze-cancerogene.html)
L’olio di palma contiene tre sostanze tossiche (una delle quali classificata come genotossica e cancerogena) per cui il consumo di prodotti alimentari con discrete quantità di grasso tropicale viene sconsigliato soprattutto a bambini e adolescenti. È quanto sostiene l’Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) in un corposo dossier di 160 pagine dove si valuta la presenza di tre contaminanti che si formano nel processo di raffinazione ad alte temperature (200°C) di oli vegetali. Stiamo parlando del glicidiolo, del 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e del 2-monocloropropandiolo (2-MCPD) e loro esteri degli acidi grassi (GE, glicidil esteri degli acidi grassi). Il problema riguarda anche altri oli vegetali e margarine, ma l’aspetto saliente è che il grasso tropicale ne contiene da 6 a 10 volte di più (vedi tabella 1 e 2) (*) . Gli alimenti sotto accusa sono prodotti da forno, dolci, torte, ma anche cibi per l’infanzia che contengono il grasso tropicale.
Non mangio carne di nessun tipo e ho eliminato i prodotti contenenti olio di palma mi preservo d’assola probabilmente il professore ha qualche interesse personale quando esprime certi giudizi ma la cosa non mi tocca è solo questione di buon senso
Tanti interrogativi, un’unica risposta. Basterebbe non guardarlo questo loro spettacolo ma la platea è purtroppo molto vasta…
Invece di chiudere gli allevamenti industriali e risolvere il problema della fame, raddoppiando le foreste planetarie… Con l’agroecologia possiamo sfamare il doppio della popolazione dimezzando il consumo di risorse attraverso un rendimento energetico quadruplicato dell’agricoltura, in primis eliminando gli allevamenti industriali a base di ogm e pesticidi collegati.
Riconversione oltretutto finanziata e pagata completamente dai fondi europei per l’agricoltura biologica e le misure agro-cliamtico-ambientali.
Ai figli dobbiamo lasciare terra fertile e non desertificata con serre per alimenti artificiali.
Prof. G. Altieri Agroecologo
Mi viene qualche sospetto!
Se l’olio di palma è un prodotto fantastico…come mai non esiste da acquistare?
A un certo punto si rimane indietro e forse è ora di andare in pensione.
Perché è un prodotto poco presentabile ma che veniva usato per il 90% dei prodotti alimentari. Chissà perché?!
L’olio di palma, che volendo, si trova nei negozi “cinesi” ed è l’olio più economico per fritture. Quindi è reperibile, ma non di largo consumo fuori dall’industria. Nello Sri Lanka è perfino vietata la coltivazione! È tutto dire…
Basta chiedersi come mai non viene venduto nei supermercati
Sono perfettamente d’accordo nel giudicare negativamente personaggi che palesemente sostengono multinazionali, da cui vengono foraggiati. La colpa è di chi si lascia abbindolare