I consumatori tedeschi bocciano gli oli extravergini di oliva venduti nei supermercati perché, secondo le analisi di laboratorio condotte dalla rivista Öko Test, sarebbero contaminati da pesticidi, plastificanti e residui di oli minerali. La rivista ha acquistato venti oli (di cui 12 biologici) presso supermercati, discount e negozi biologici, in un range di prezzi tra 2,39 sino a 13,2 euro, ma ne ha promossi a pieni voti solo due. Iniziamo col dire che quattro oli su venti non hanno superato il panel test e sono stati declassati da extravergini a vergini di oliva.
Gli oli bocciati provenivano in due casi due dalla Tunisia, uno dalla Spagna e l’ultimo era una miscela di oli comunitari di un marchio italiano. Poi la redazione ha fatto testare i prodotti da diversi laboratori per individuare sostanze nocive come pesticidi, plastificanti e residui di oli minerali. Nove oli sono stati giudicati “inadeguati” o “insufficienti” per la presenza di molti idrocarburi aromatici MOAH e di idrocarburi saturi MOSH/POSH (per approfondire il tema leggere questo articolo pubblicato recentemente da Teatro Naturale).
Alla fine il giudizio “buono” è stato assegnato a un olio biologico greco della cultivar Koroneiki, marchio Rapunzel e a un olio IGP Toscano, convenzionale, a marchio PrimOli. I produttori interpellati da Öko Test, hanno cercato di minimizzare il problema, alcuni indicando che la presenza potrebbe essere anche naturale, derivando per esempio dalle cere delle olive. Tuttavia, i laboratori incaricati dalla rivista tedesca escludono la possibilità che i MOSH/MOAH esaminati provengano dalla natura, perché ha separato gli idrocarburi naturali da quelli di origine petrolifera con un metodo complesso.
Secondo Öko Test, le olive entrano in contatto con l’olio minerale durante la raccolta negli oliveti e durante la produzione (nastri trasportatori di frantoi, motoseghe per la potatura degli ulivi, ma anche da pesticidi a base di olio di paraffina, polveri fini e gas di scarico). “Il problema MOSH/MOAH sull’olio d’oliva – spiega Alberto Grimelli direttore di Teatro naturale uno dei più accreditati siti del settore oleario – è piuttosto serio. I metodi analitici ufficiali per i MOAH indicano in 10 mg/kg la soglia di rilevabilità, mentre i laboratori tedeschi la identificano già quando è presente a 1 mg/kg. Per quanto riguarda le potenziali fonti credo poco alle contaminazioni di campo sulle olive.
Le molecole dovrebbero penetrare nelle olive e diluirsi nell’olio anziché nelle acque di vegetazione durante l’estrazione, e mi pare assai improbabile. In letteratura sono noti casi di contaminazione da MOSH/MOAH a partire da cartoni alimentari usati per le pizze da asporto, per questo motivo qualche tecnico sta valutando la possibilità che la contaminazione possa essere dovuta ai cartoni utilizzati per filtrare l’olio nel corso del processo produttivo”.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Ftalati, Moah e Mosh… ecco come la logica del profitto unita ad una tasformazione industriale selvaggia riescono ad inquinare la salubrità dell’olio extra vergine di oliva con elementi potenzialmente cancerogeni.
A mio avviso è possibile una contaminazione da olii minerali durante la fase di raccolta agevolata con abbacchiatori pneumatici a pettini, in cui i pistoncini sono lubrificati da olii che vengono dispersi durante il loro funzionamento e che inevitabilmente finiscono con l’imbrattare le olive a contatto con i pettini.