Sette anni dopo il disastro nucleare di Fukushima le analisi sono buone ma la fiducia poca. I test sulla radioattività dei prodotti non bastano
Sette anni dopo il disastro nucleare di Fukushima le analisi sono buone ma la fiducia poca. I test sulla radioattività dei prodotti non bastano
Beniamino Bonardi 28 Agosto 2018Sette anni dopo il disastro nucleare causato da uno tsunami, la regione di Fukushima cerca di rinascere, partendo dalle sue attività tradizionali, agricoltura e pesca. E anche se le analisi effettuate da una task force istituita presso il Fukushima Agricultural Technology Center sono rassicuranti, la ripresa economica appare lontana. Lo racconta un reportage dell’agenzia France Press (AFP), in cui si spiega come le rassicurazioni degli esperti si scontrino con i timori dei consumatori, che da una parte vorrebbero aiutare gli abitanti della regione di Fukushima ma dall’altra temono per la propria salute.
Da marzo 2011, nel Centro sono stati testati più di 205 mila prodotti coltivati e animali allevati, e nell’ultimo anno nessuno ha superato il livello massimo di 100 becquerel di radioattività per chilogrammo (bq/kg) stabilito dal Giappone, che è ben più basso di quelli dell’Unione europea (1.250 bq/kg) e degli Stati Uniti (1.200 bq/kg). Su migliaia di campioni analizzati – più di 150 al giorno – solo otto pesci allevati in stagni interni e un fungo selvatico hanno superato il limite. Questo anche grazie al programma di decontaminazione realizzato a Fukushima, dove, tranne che nelle foreste, lo strato superficiale dei terreni è stato rimosso, gli alberi lavati e il potassio spruzzato per ridurre l’assorbimento del cesio.
Il problema rimane la percezione che i consumatori hanno dei prodotti provenienti da Fukushima, osserva l’AFP, sebbene i test effettuati da laboratori indipendenti confermino i risultati di quelli governativi. Tra i 54 paesi che hanno imposto restrizioni al cibo da Fukushima dopo il 2011, 27 hanno revocato i divieti. Altri 23, tra cui Usa e Ue, le hanno rese meno severe, ma alcuni paesi vicini al Giappone, tra cui Cina e Corea del Sud, hanno mantenuto i divieti intatti.
Ciò di cui gli esperti stanno prendendo atto è che l’approccio scientifico del governo giapponese è servito ben poco a convincere le persone. Come osserva Tomiko Yamaguchi, professore di sociologia alla International Christian University di Tokyo, parlare di questo argomento è quasi un tabù ma se sei molto preoccupato per i tuoi figli, poco importa se ci sono prove scientifiche o meno.
In una fattoria di Fukushima dove le pesche sono pronte per essere raccolte, un contadino di 69 anni commenta: “Non ha senso sprecare le nostre energie cercando di convincere coloro che non vogliono i nostri prodotti. Non possiamo fare altro che aspettare che cambino idea”.
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viene detto: “ha superato il livello massimo di 100 becquerel di radioattività per chilogrammo (bq/kg) stabilito dal Giappone, che è ben più alto di quelli dell’Unione europea (1.250 bq/kg) e degli Stati Uniti (1.200 bq/kg)”
Si intendeva “LIMITATIVO” invece di “ALTO”, immagino!
grazie abbiamo corretto