Dopo il caso della data di confezionamento e quello della data di scadenza della carne (di cui abbiamo parlato qui e qui), continuano ad arrivare domande dei lettori sui prodotti preincartati presso il punto vendita. Questa volta il quesito riguarda l’origine di un prodotto: risponde Roberto Pinton, consulente aziendale ed esperto di diritto alimentare.
Volevo sapere se è normale che nella grande distribuzione molta frutta in guscio confezionata dagli operatori del supermercato in vaschette trasparenti non indichi la provenienza del prodotto. Mi è stato detto che in fattura e nel sacco di origine la provenienza è indicata. Ma io, povero consumatore, che non voglio mangiare le mandorle californiane spesso inquinate di aflatossine, come faccio?
Ignazio
Risponde Roberto Pinton, consulente ed esperto di normativa alimentare.
Fermo restando che per aumentare l’informazione al consumatore la catena potrebbe senz’altro indicare l’origine a titolo volontario, la frutta a guscio non rientra tra i prodotti per i quali la legge imponga tale indicazione, che è generalmente obbligatoria per l’ortofrutta disciplinata da organizzazione comune di mercato (OCM). L’informazione è ovviamente tra quelle disponibili all’operatore, che ne tiene registrazione ai fini della tracciabilità.
Per quanto riguarda l’affermazione sulla contaminazione da aflatossine, in base ai dati del sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rasff) la criticità riguarda con frequenza di gran lunga superiore arachidi e pistacchi (di qualsiasi origine) ed è più accentuata su mandorle di provenienza Australia che Usa. Le norme europee prevedono un livello accresciuto di controlli ufficiali da effettuarsi sulle importazioni di alcuni mangimi e alimenti, ivi comprese le mandorle statunitensi, che sono sottoposte ad analisi alla dogana; quest’anno a maggio è stato respinto (e non è quindi stato immesso sul mercato europeo) un carico di mandorle di produzione statunitense, mentre per un altro a marzo è stato diffuso un alert che ha portato al ritiro dal mercato in Italia e Germania.
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Compro spesso la frutta al supermercato , ma, nonostante il prezzo alto e di cui non riesco a capacitarmi, spessissimo è insapore e mi domando chi faccia questi acquisti, per cui riporto indietro il prodotto, perché i miei euro sono originali, mentre la frutta non mantiene le promesse.
Ripeto questa frutta non sa da comprare ( come il matrimonio famoso ) e aspetto una ragionevole risposta, visto che il gestore del supermercato, credo riceva merce stimata ed acquistata da altri.
Mi starebbe pensiero ad essere il suo negoziante… secondo lei qualcuno del supermercato dovrebbe assaggiare ogni partita di merce che gli arriva? Anzi, che acquista. Chissà che succede al controllore del treno quando per sua sfortuna c’è lei sopra col treno in ritardo… Un po’ di polemica è sana, ma la sua mi pare esagerata. Provi a fare la spesa nei negozi bio, così magari cambia parere anche sul costo della frutta del supermercato… Provi ad acquistare dai produttori
Leggendo i vari articolo di questo tipo, mi rendo conto di quante cose devono sapere i negozianti, non è un lavoretto facilissimo