pesticidi erbicidi campi agricoltura riso

erbicida glifosato pesticidi erbicidi campi agricolturaLa Francia continua la sua lotta solitaria contro il glifosato, ma anche contro gli insetticidi sui quali gravano dubbi di pericolosità. L’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare (ANSES) ha infatti annunciato, nello stesso giorno, due provvedimenti importanti: entro il 2020 saranno ritirati dal commercio ben 36 prodotti contenenti glifosato (dei 69 esistenti) ed è stata negata l’autorizzazione a 4 delle 11 nuove richieste inoltrate a partire dal 2018. Inoltre saranno ritirati due insetticidi con sulfloxaflor, sostanza introdotta nel paese a partire dal 2017 e tuttora legale in Europa.

Per quanto riguarda il glifosato, il comunicato fa esplicito riferimento alla decisione europea del 2017 di prolungare per ulteriori cinque anni l’autorizzazione all’impiego, nonostante i pesanti dubbi che gravano su di esso, e con la quale la Francia non è d’accordo. Per questo continuerà la revisione sistematica di tutti i prodotti con glifosato esistenti, che dovrebbe finire entro il 2020 e, via via che arrivano i risultati, procederà all’eliminazione dall’impiego su larga scala, fornendo la tempo stesso indicazioni su possibili alternative. Netta la motivazione: una vera definizione del rischio, soprattutto di possibili danni al DNA, non esiste, non è stata fornita dalle aziende, e richiederebbe molti anni prima di essere completata; nel frattempo, i prodotti in uso vanno ritirati, e le autorizzazioni per quelli nuovi negate. Un vero capovolgimento di approccio, visto che nella stragrande maggioranza dei paesi si attendono gli stessi risultati sul glifosato, ma nel frattempo lo si continua a utilizzare. Non manca, nel comunicato, una vena polemica: l’Anses, infatti, sottolinea la propria stretta aderenza alle norme comunitarie in materia di sicurezza dei fitosanitari, come a rimarcare che il resto dell’Unione, che pure ha approvato tali norme, non le rispetta.

Per quanto riguarda il sulfloxaflor, l’Agenzia accoglie la decisione del tribunale amministrativo di Nizza, che aveva chiesto il ritiro di due insetticidi contenenti la sostanza. Il sulfloxaflor è stato vietato dal governo francese insieme a un altro insetticida, il flupiradifurone: i due principi attivi agiscono in modo del tutto simile ai neonicotinoidi e potrebbero quindi essere dannosi per le api.

L’annuncio, probabilmente non a caso, arriva dopo che la stessa Anses ha tenuto una conferenza internazionale proprio sulle api, organizzata insieme a EFSA, della quale non sono ancora state rese note le conclusioni definitive.

© Riproduzione riservata

[sostieni]

0 0 voti
Vota
9 Commenti
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Giovanni Lombardi
Giovanni Lombardi
10 Dicembre 2019 18:57

Fornendo al tempo stesso le possibili alternative? E quali sarebbero?

gianni
gianni
11 Dicembre 2019 21:34

per esempio leggendo questo documento
https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/ecoscienza/ecoscienza2018_5/giovanni_dinelli.pdf
Sicuramente i francesi avranno dei loro documenti di ricerca , sta a vedere che senza questo coso il mondo morirà di fame.

Giovanni
Giovanni
Reply to  gianni
12 Dicembre 2019 14:24

Nel mondo, per fortuna, non sarà vietato. Se lo farà l’Europa semplicemente le aziende agricole perderanno produttività e competitività: importeremo di più. Nessuna delle pratiche citate in quell’articolo ha neppure lontanamente la possibilità di essere considerata alternativa. La più ridicola, il dicamba, che ha caratteristiche del tutto diverse da glifosate (ad esempio ha assorbimento radicale ed effetto residuale).

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
12 Dicembre 2019 15:11

Attualmente le alternative di sintesi al Gliphosate sono più tossiche e inquinanti le falde (2.4 D e DICAMBA).
Quelle “naturali” hanno poco effetto sulle malerbe perenni (acido pelargonico, acido acetico ) e hanno costi ad ettaro proibitivi. Oltretutto andrebbe una buona volta sfatata la leggenda molto rassicurante ma priva di riscontri oggettivi che il “naturale” sia più sicuro: basti pensare ai terribili effetti (Parkinson) accertati del bioinsetticida naturale Rotenone o comunque di altri mille molecole “naturalmente” tossiche e velenose a livello acuto o cronico.

Alternative proponibili sono le lavorazioni meccaniche o il pirodiserbo, ma anche qui i costi si impennano.

Siamo alle solite: consapevolezza, conoscenza e rispetto del lavoro altrui vorrebbero che le tematiche fossero affrontate con razionalità e spirito costruttivo, ognuno apportando qualcosa di utile. Per il consumatore , banalmente anche se non certo risolutivo, una maggiore spesa per l’acquisto del cibo (solo il 15% della spesa media), tagliando invece su mille malsane abitudini radicate che si trovano nel restante 85%.

Troppo facile altrimenti sbraitare contro il solito nemico complottista presentato come untore ricco e malvagio da telescandalo a fin di spot per aizzare il buon forcajolo.

Gli agricoltori di tutto il mondo sono infatti ormai stufi che il loro prezioso ma malpagato lavoro sia alla base delle rabbiose frustrazioni mondiali (90% ormai vive, e molto meglio, in città) che oltretutto li accusa e li colpevolizza per tutte le nefandezze ambientali (cd. “agri-bashing”), quando i principali custodi della Terra sono proprio gli agricoltori (vedi colline italiane salvate fino ad oggi dall’abbandono e quindi da conseguenti inevitabili disastrose frane proprio da viticoltori e olivicoltori)

gianni
gianni
12 Dicembre 2019 17:22

Sono disposto a credere a tutto quello che dite , gli esperti coltivatori parlano e chi critica è un irresponsabile , ma allora voi volete dirci che per mangiare ci dobbiamo per forza sorbire delle cose che ci fanno ammalare ? E dovremmo pure ringraziare?
Ma signori miei io mi domando come sia mai possibile che nell’era odierna che trasuda nei racconti della scienza e della tecnica gloria e infinita conoscenza delle cose , sonde che vanno su asteroidi e comete e ritornano indietro , fotografiamo oggetti a miliardi di anni luce distanza , facciamo operazioni chirurgiche miracolose , incidiamo il DNA per ogni progetto possibile e immaginabile e invece ( per il volere di qualche produttore ) non riusciamo a sostituire un diavolo di veleno che va in tutti i nostri cibi?
Mi sembra un comportamento sociale altamente autolesionistico e dimostra che più si diventa esperti in qualcosa e più ci si infila in una armatura che non permette di vedere chiaramente le cose, come dire che io conosco bene questo campo e non ci può essere niente di meglio!
Per me è inaccettabile.

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
Reply to  gianni
13 Dicembre 2019 11:52

Può provare a brevettare un diserbante buono e giusto, ovviamente naturale e (ci mancherebbe!) sostenibile, che pochi secondi dopo l’uso scompaia nell’acqua , nella terra, nell’aria e nei ricordi. Noi cattivi untori al soldo delle multinazionali del male non ci siamo ancora riusciti.

gianni
gianni
12 Dicembre 2019 19:51

Le conoscenze degli esperti sono senz’altro valide ma non si riesce a fare un passo in avanti e si preferisce pensare e affermare che chi si vuole affrancare dai pesticidi sia uno sprovveduto che non sa cosa dice e non sa quello che fa , vorrei ricordare che anche in Francia ci sono tante eccellenze agroalimentari e sicuramente non è nei pensieri delle autorità di fare salti nel buio.
Il tempo è galantuomo e vedremo tra qualche anno come andranno le cose qui , mai dire mai , può darsi benissimo che mi debba ricredere ma da buon avvocato delle cause perse ho tanta pazienza.
A proposito di cause legali vedremo anche che notizie arriveranno da USA e Canada.
Non accetterò facilmente che mangiare agricolo significhi mangiare pesticidi.

fabrizio_caiofabricius
fabrizio_caiofabricius
Reply to  gianni
13 Dicembre 2019 12:03

Anche noi agricoltori, cattivi untori e distruttori dell’ambiente contro i poveri saggi ed ecologici cittadini, vorremmo vivere e produrre senza nessun aiutino dagli agrofarmaci (o meglio pesticidi, un po’ di terrorismo lessicale non guasta mai).
Bisognerebbe notificarlo a virus, fitoplasmi, batteri, funghi, erbe infestanti competitive, insetti, piccioni, cinghiali…quando anche loro la smetteranno di farci i dispettucci (eppure son taaaanto caariniiii) e, finalmente tutti d’accordo, vivremo in un Mondo di pace e grande prosperità senza bisogno di avvelenare l’ingenuo consumatore. Allelujia!

PARADOSSO ASIATICO
PARADOSSO ASIATICO
13 Dicembre 2019 12:35

Un aspetto dell’evoluzione della capacita di pensiero dell’essere umano, è il concetto di “rischio” associato al concetto di “probabilità”. Passo immediatamente ad un esempio. Pur verificandosi casi di malattie che nel giro di 20 giorni dalla scoperta, diventano letali, nessuno mai prenderà l’iniziativa di fare una TC o una RM ogni due mesi, perché la probabilità che ciò avvenga sistematicamente è estremamente bassa, e perché è economicamente insostenibile. Passo agli eventi catastrofici. Tutto il territorio italiano è stato dichiarato sismico, ma in modo non omogeneo. Rimanendo con la vecchia classificazione, anche per semplicità di esposizione, esistono zone di 1^ categoria, di 2^ categoria e a bassa sismicità. Perchè non dichiarare tutto il territorio di 1^ categoria^?. Perchè la probabilità che in zone di altre categorie possa verificarsi un terremoto (cioè una accelerazione del terreno) da 1^ categoria, è estremamente bassa perché storicamente mai verificatosi, oppure verificatosi con periodo di ritorno notevolmente superiore alla vita media di una struttura. Per cui in ogni zona si prende in considerazione il più forte terremoto, atteso, che ritorna in un determinato e ragionevole periodo tempo. Il progettare strutture sovradimensionate non è razionalmente economico, alla stessa stregua della TC o RM ogni due mesi. Nondimeno la normativa sismica è improntata al conseguimento del non collasso della struttura, pur subendo con gravi danni, anche per intensità non attese. Il discorso si riversa automaticamente nel campo alimentare. In esso entra in ballo non la probabilità statistica, ma i concetti di “possibilità”, “associazione”, “sospetto”, perchè non è stato accertato nulla in laboratorio o con sperimentazione diretta. Faccio un esempio. La cicuta, non è sospettata di essere velenosa, ma lo è di fatto al 100%. Allora per il glifosato, i nitriti, i nitrati, il DON, per alcuni esperti eliminabili, per altri decisamente no, non esiste il di fatto 100% buono/cattivo. Possiamo soltanto perderci in confronti e discussioni, per un paio d’ore, poi la trasmissione chiude perché il palinsesto prevede altra discussione. In assenza di certezze chimiche, fisiche e biologiche, (ma dove sta la certezza se il modello della membrana cellulare è ancora oggetto di aggiornamento, e la fisica non si è chiusa con Einstein, e la chimica non si è chiusa con l’artemisinina solo per la malaria), ognuno che ha la fortuna di aver capito questi aspetti legati all’esistenza, prende delle decisioni, setacciando al vaglio dell’esperienza, la possibilità del tutto, niente, in parte, del consumo di tutti gli alimenti “sospettabili”. Perchè il mio discorso non rimanga pura demagogia, da oggi, perché ieri ho esposto la mia opinione in altra pagina, eliminerò i prodotti “secchi” della carne, che in realtà non sono sostitutivi di altri alimenti e tutto sommato non aggiungono nulla alla piacevolezza di un pranzo, avendo già da tempo anche ridotto al minimo il consumo di carboidrati da farina.