La cottura nel forno a microonde non altera il cibo e non causa tumori. È questo il parere dell’Istituto superiore di sanità. In una nota presente sul sito di divulgazione Issalute fa alcune precisazioni importanti sulle numerose bufale presenti online. I forni a microonde scaldano il cibo grazie all’azione di radiazioni a radiofrequenza, onde radio con lunghezze d’onda che vanno da 1 mm a 30 cm, dotate di una bassa quantità di energia. Le molecole di acqua e grasso assorbono le microonde e grazie all’energia ricevuta, sono in grado di vibrare: l’attrito molecolare provocato dallo sfregamento genera calore e il calore a sua volta cuoce il cibo.
Il cibo radioattivo?
È importante rendersi conto che il cibo cotto nel forno a microonde non diventa “radioattivo”, non rimane alcuna traccia di radiazione nel forno o nel cibo dopo che il forno a microonde è stato spento. In un forno a microonde, la velocità di riscaldamento dipende dalla potenza del forno e dal contenuto di acqua, dalla densità e dalla quantità di cibo da riscaldare. L’energia a microonde non penetra bene in parti di cibo troppo spesse determinando una cottura non uniforme. È bene far “riposare” l’alimento per diversi minuti per consentire al calore di distribuirsi in tutto l’alimento e fare in modo che la cottura sia uniforme, anche per l’effetto che essa ha contro eventuali microorganismi presenti.
Valori nutritivi e forno a microonde
Il cibo cotto nel forno a microonde è sicuro e ha lo stesso valore nutritivo del cibo cotto in un forno tradizionale. La principale differenza tra questi due metodi di cottura consiste nel fatto che l’energia a microonde penetra più in profondità nel cibo riducendo così il tempo di cottura. Solo alcuni forni a microonde sono progettati per sterilizzare gli oggetti (ad esempio le bottiglie di latte per bambini). L’utilizzatore dovrebbe seguire sempre le istruzioni del produttore.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/1557249/
Pediatrics. 1992 Apr;89(4 Pt 1):667-9.
Effects of microwave radiation on anti-infective factors in human milk
R Quan 1 , C Yang, S Rubinstein, N J Lewiston, P Sunshine, D K Stevenson, J A Kerner Jr
Affiliations
Affiliation
Department of Pediatrics, Stanford University School of Medicine, CA.
PMID: 1557249
Abstract In intensive care nurseries it has become common practice to use microwave thawing of frozen human milk for more rapid accessibility. Twenty-two freshly frozen human milk samples were tested for lysozyme activity, total IgA, and specific secretory IgA to Escherichia coli serotypes 01, 04, and 06. The samples were heated by microwave for 30 seconds at a low- or high-power setting and then reanalyzed. One-mL aliquots of 10 additional human milk samples were microwaved at low (20 degrees C to 25 degrees C), medium (60 degrees C to 70 degrees C), and high (greater than or equal to 98 degrees C) setting before the addition to each of 1 mL of diluted E coli suspension. E coli growth was determined after 3 1/2 hours of incubation at 37 degrees C. Microwaving at high temperatures (72 degrees C to 98 degrees C) caused a marked decrease in activity of all the tested antiinfective factors. E coli growth at greater than or equal to 98 degrees C was 18 times that of control human milk. Microwaving at low temperatures (20 degrees C to 53 degrees C) had no significant effect on total IgA, specific IgA to E coli serotypes 01 and 04, but did significantly decrease lysozyme and specific IgA to E coli serotype 06. Even at 20 degrees C to 25 degrees C, E coli growth was five times that of control human milk. ——————Microwaving appears to be contraindicated at high temperatures, and questions regarding its safety exist even at low temperatures.——————
Letto quanto sopra, H.Hertel & Blanc ( forse ) non hanno agito in maniera corretta, ma voglio provare a fare lo scientista, chi sa indicarmi uno studio pubblicato da qualche parte ( uno solo che non si riferisca a 20 topi ) che dimostra che la cottura mw non può essere discutibile a qualche livello per smentire ciò che si tentò di dimostrare sperimentando su otto soggetti umani?
Cuocere significa fornire “energia” sottoforma di calore al cibo, la quale energia fa modificare chimicamente alcune sostanze.
Nell’articolo infatti spiega benissimo:
“I forni a microonde scaldano il cibo grazie all’azione di radiazioni a radiofrequenza, onde radio con lunghezze d’onda che vanno da 1 mm a 30 cm, dotate di una bassa quantità di energia. Le microonde vengono assorbite dalle molecole di acqua e grasso che, grazie all’energia ricevuta, sono in grado di vibrare: l’attrito molecolare provocato dallo sfregamento genera calore e il calore a sua volta cuoce il cibo.”
Ora, se per far “vibrare” le molecole fornisco il calore con fuoco, elettricità o delle microonde, cosa cambia?
PER FAVORE, NON HO CAPITO BENE, A QUANTI GRADI SI PUO’ “CUOCERE” IL CIBO? POICHE SE SI CUOCE A 30 GRADI NON MI STA BENE
GRAZIE