formaggiIn questi giorni si leggono sui  giornali  titoli allarmistici che paventano l’arrivo dei “formaggi senza latte”. Da dove arriva questa convinzione e cosa significa “senza latte”? La Commissione Europea vuole davvero imporci l’obbligo di produrre in questo modo? Innanzitutto la posizione europea parla della possibilità di utilizzare latte in polvere  disidratato e ricostituito per la produzione di latticini quali formaggi e yogurt e non di un obbligo. Il problema è che la legge italiana n°138  del 1974  vieta l’utilizzo di questi derivati del latte.

L’articolo 1 recita infatti:

È vietato detenere, vendere, porre in vendita o mettere altrimenti in commercio o cedere a qualsiasi titolo o utilizzare:
a) latte fresco destinato al consumo alimentare diretto o alla preparazione di prodotti caseari al quale sia stato aggiunto latte in polvere o altri latti conservati con qualunque trattamento chimico o comunque concentrati;
b) latte liquido destinato al consumo alimentare diretto o alla preparazione di prodotti caseari ottenuto, anche parzialmente, con latte in polvere o con altri latti conservati con qualunque trattamento chimico o comunque concentrati;
c) prodotti caseari preparati con i prodotti di cui alle lettere a) e b) o derivati comunque da latte in polvere.
È altresì vietato detenere latte in polvere negli stabilimenti o depositi, e nei locali annessi o comunque intercomunicanti, nei quali si detengono o si lavorano latti destinati al consumo alimentare diretto o prodotti caseari.

latte formaggi coldiretti
Molti giornali , tv e blogger hanno riportato la falsa notizia dell’Ue che chiede all’Italia “formaggi senza latte”

Secondo la Commissione Europea la norma italiana viola il principio della libera concorrenza all’interno dell’UE. Per questo le autorità di Bruxelles hanno inviato una lettera di diffida chiedendo di eliminare il provvedimento legislativo che rappresenta a tutti gli effetti un ostacolo alla libera circolazione delle merci.

Dal punto di vista politico, è probabile che la questione non si concluderà presto, anche se la  Bruxelles non impone nulla, ma chiede che venga eliminato un divieto per certi versi inutile e superato dalla realtà dei fatti. Formaggi e yogurt potranno contenere anche latte in polvere, ma chi vuole potrà continuare a produrre come ha fatto sino ad ora. Inoltre i prodotti STG (mozzarella) DOP e IGP non subiranno alcuna modifica: per questi formaggi valgono i disciplinari di produzione, che vietano l’utilizzo di latte in polvere o altri derivati. Nulla cambierà per: mozzarella di bufala campana, fontina, caciocavallo, Parmigiano Reggiano, Grana Padano così come tanti altri formaggi tipici.

Ciò non toglie che giornali, tv e siti internet, aiutati dai comunicati di Coldiretti, si siano lanciati nell’ennesima crociata contro l’UE. Il quotidiano La Stampa titolava “L’Ue ci impone il formaggio senza latte” (!) imitata da decine di altre testate, dimostrando quanto meno una conoscenza della materia approssimativa. Coldiretti ha addirittura convocato una manifestazione a Roma l’8 luglio chiamando allevatori, casari e consumatori per dire “No al formaggio senza latte”! La realtà è leggermente diversa.

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Il latte in polvere è un prodotto sicuro, che dopo un’adeguata integrazione diventa anche l’alimento fondamentale per molti neonati

Il latte in polvere il più delle volte viene aggiunto per aggiustare il contenuto di proteine e grassi e standardizzare la materia prima e rappresenta un costo aggiuntivo e non un risparmio. La composizione del latte varia nei mesi. In estate quando fa molto caldo, come in queste settimane, il contenuto  proteico e di grasso diminuisce. Per ovviare a questi problemi  si aggiunge una piccola quota di  latte in polvere cercando di avvicinarsi il più possibile alla formula standard e proseguire con l’aggiunta del caglio fino ad ottenere il formaggio. Per contro  bisogna precisare che qualcuno potrebbe comunque trovare un modo per produrre nuovi formaggi solo con latte in polvere. A questo punto la cosa importante è dichiaralo in etichetta.

Una cosa però deve essere chiara: nessun caseificio può pensare di sostituire il latte fresco con il latte in polvere per produrre i formaggi italiani attualmente sul mercato come hanno scritto molti giornali. L’operazione non funziona perché la cagliata non riesce e il prodotto finale è deludente sia da un punto di vista estetico sia organolettico. Soprattutto se parliamo di mozzarella e crescenza. Stesso discorso vale per gli yogurt, ai quali viene aggiunta una piccola quantità di latte concentrato, per evaporazione od osmosi inversa, per dare più consistenza e densità. Questa procedura non è una furberia come qualcuno lascia intendere, ma solo un processo di lavorazione industriale per proporre uno yogurt con una consistenza diversa. I migliori yogurt stranieri, molto apprezzati in Italia, contengono dal 2 al 4% di latte in polvere.  Il latte in polvere il più delle volte viene aggiunto per aggiustare il contenuto di proteine e grassi e standardizzare la materia prima e rappresenta un costo aggiuntivo e non un risparmio. Per contro bisogna precisare che in futuro si potrebbe trovare un modo per produrre nuovi formaggi solo con latte in polvere. Nella realtà gli italiani comprano ogni giorno formaggi e yogurt francesi, olandesi o tedeschi corretti o standardizzati con latte in polvere e tutto ciò è legale perché non esistono problemi di salute o di igiene. Mentre è vietato aggiungere latte in polvere nel processo di lavorazione fatto in Italia.  Tutto ciò non  vuol dire che d’ora in poi il formaggio si farà con il latte in polvere, perché nessuno ha queste intenzioni, come si vuole lasciar credere.

yogurt frutti di bosco
Gli italiani comprano ogni giorno formaggi e yogurt francesi, olandesi o tedeschi corretti o standardizzati con latte in polvere e tutto ciò è legale

Un altro elemento poco conosciuto è che oggi i grandi produttori per ovviare al divieto di utilizzo di latte in polvere  procedono alla concentrazione del latte fresco ultra o microfiltrato (retentato) e in questo modo ottengono un semilavorato arricchito in grassi e/o proteine da usare per standardizzare la composizione del latte prima della lavorazione. Altri invece acquistano direttamente questo semilavorato e tutto risulta assolutamente legale.

Ovviamente a difesa della qualità e del “marchio italiano” sono insorte le associazioni coinvolte, come Coldiretti che porta avanti un discorso corporativo slegato dalla realtà.  Anche il ministro delle politiche agricole   Maurizio Martina ha preso le distanze da certi comportamenti e in un comunicato stampa parla soprattutto della necessità di un’etichettatura adeguata in modo che il consumatore sappia quale latte contiene il formaggio in questione.  Questo è sicuramente un elemento importante da sostenere. Una curiosità finale: l’intervento della Commissione europea è stato scatenato da un’interrogazione parlamentare del 2013 di un eurodeputato leghista. Con lo scopo di difendere i produttori italiani penalizzati dal divieto risalente al 1974, l’eurodeputato ha portato la Commissione a conoscenza di questa legge in contrasto con il libero scambio.

frutta formaggio
Il latte in polvere può servire per normalizzare la composizione della materia prima o a sostituirla in parte o in toto

Per chiarire gli aspetti tecnici abbiamo rivolto alcune domande a Germano Mucchetti, del Dipartimento di scienza degli alimenti  all’Università di Parma.

Quali sono le caratteristiche del latte in polvere? Il latte in polvere è latte disidratato, al quale è stata tolta l’acqua. Si può conservare anche due anni e permette di gestire le eccedenze  produttive e di calmierare i prezzi, perché quando si registrano forti eccedenze sul mercato  si procede alla trasformazione in polvere di latte.  Si tratta di un prodotto sicuro, senza rischi per la salute, tanto che dopo un’adeguata integrazione  diventa l’alimento fondamentale per molti neonati. Il trattamento può essere diverso e questo determina varie tipologie di latte in polvere, adatte ad essere aggiunte nella preparazione dello  yogurt o del formaggio.

Perché le aziende potrebbero preferire il latte in polvere? Il motivo è sia economico che tecnico. Il latte in polvere può servire per normalizzare la composizione della materia prima o a sostituirla in parte o in toto. Il latte fresco ha un contenuto di proteine e grassi variabile che cambia in funzione della stagione, del tipo di alimentazione e della frequenza delle mungiture. Questi cambiamenti rappresentano un problema per la produzione di molti formaggi dove è richiesta una composizione standardizzata del latte  per ottenere un prodotto con la medesima consistenza e lo stesso sapore ecc.

gorgonzola formaggio
i prodotti STG (mozzarella) DOP e IGP non subiranno alcuna modifica perché i disciplinari vietano l’utilizzo di latte in polvere o altri derivati

Quindi  lo scopo della liberalizzazione del latte in polvere è ottimizzare la produzione del  formaggio? L’uso di latte in polvere è uno dei mezzi usati dall’industria casearia europea per gestire la produzione di formaggi non DOP in una logica di standardizzazione della qualità e di ottimizzazione dei costi. Quella “qualità” può piacerci o meno, ma i consumi di formaggi europei “commodity” da parte dei consumatori italiani indica che possono essere anche apprezzati, forse per il prezzo.

Le proprietà nutrizionali sono le stesse del latte fresco? Si può registrare un calo del contenuto di vitamine, ed una parziale modificazione della struttura delle proteine, come accade per il latte a lunga conservazione. Questa modifica non rappresenta necessariamente una perdita decisiva di valore nutrizionale. Possiamo ricordare che non consideriamo dannosa la denaturazione delle proteine del siero di latte quando mangiamo la ricotta.

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Il latte in polvere il più delle volte viene aggiunto per aggiustare il contenuto di proteine e grassi e standardizzare la materia prima e rappresenta un costo aggiuntivo e non un risparmio

 

Dal punto di vista dei produttori di latte...Dal punto di vista economico, il prezzo del latte in Italia è normalmente più alto che nel resto dell’Europa ed è possibile verificarlo sul sito Clal, dedicato al mercato del latte e derivati. Questo riduce la competitività dell’industria di trasformazione, ma non rende i produttori di latte soddisfatti perché evidentemente il loro margine di guadagno non è soddisfacente. Se non si crea valore attraverso la trasformazione, è tuttavia difficile remunerare il latte. Anche in Italia per altro, in Piemonte, allevatori italiani trovano remunerazione al loro latte vendendolo a un’importante azienda che produce latte in polvere destinato prevalentemente al settore dolciario.
Quindi ben venga l’abolizione di questo divieto? Credo che servano delle regole per garantire la qualità dei vari prodotti. Agirei sull’etichettatura:  oggi non è obbligatorio indicare sulla confezione se viene utilizzato latte in polvere nello yogurt e nel formaggio. Se ci fosse questo obbligo, il consumatore potrebbe fare le scelte in modo consapevole.

Aggiornamento del 13 luglio 2015 

La  Commissione europea  ha deciso di prorogare fino al 29 settembre 2015 il termine per la risposta alla lettera di avvio di una procedura di infrazione 2014/4170, sul  divieto italiano  di impiego di latte concentrato o in polvere nelle produzioni lattiero-casearie.

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Riccardo Mosna
8 Luglio 2015 14:04

Non considerate l’impatto sui prezzi della produzione artigianale. Per quanto questa ennesima liberalizzazione possa permettere una riduzione dei costi, senza nulla togliere alla qualità finale di un formaggio industriale, questa operazione può altresì obbligare i produttori artigianali a rivalutare a loro volta verso il basso prezzi e qualità o nei migliori dei casi verso l’alto rivolgendosi però esclusivamente ai consumatori più benestanti, che sono una nicchia di mercato. Alla fine a rimetterci è il consumatore che avrà si formaggio industriale a prezzo più basso ma allo stesso tempo non avrà più formaggio artigianale a condizioni ragionevoli.

stefano
stefano
8 Luglio 2015 17:28

“L’uso di latte in polvere è uno dei mezzi usati dall’industria casearia europea per gestire la produzione di formaggi non DOP in una logica di standardizzazione della qualità e di ottimizzazione dei costi. Quella “qualità” può piacerci o meno, ma i consumi di formaggi europei “commodity” da parte dei consumatori italiani indica che possono essere anche apprezzati, forse per il prezzo.”

Mi chiedo come fate a sostenere che l’aggiunta di LiP costituisca un costo aggiuntivo per i caseifici citando oltretutto il parere di un “esperto” che sostiene il contrario?
In pratica state cercando di offrire una visione positiva sull’introduzione del latte in polvere nei CASEIFICI! Evidentemente avete conoscenze di base sia del mercato italiano dei formaggi e delle produzioni non DOP locali, sia dei principi di base di economia.
Se viene permesso questo si avrà certamente un boom di produzione di latticini con LiP integrati e addensati. Il basso prezzo di vendita dato dall’abbattimento dei costi di materie prime e dall’aumento dei volumi (latte + LiP + acqua per ricostituire la polvere) non possono che aumentare la domanda offerta in quel settore, creando concorrenza sleale alle realtà italiane che producono con i metodi tradizionali. Le produzioni “tradizionali”, dati gli evidenti costi maggiori, chi le comprerà più? Così le si spinge a: 1) chiudere, la scelta più facile; 2) aumentare i prezzi di vendita vista la diminuzione di quantità domandata, così quello che è già un settore che ha prezzi elevati diventerà produttore di beni di lusso.. (Bè si, ci sono i Radical-Food Blogger per comprare quelle cose li no?)
L’Italia attualmente può vantare la l’offerta più diversificata AL MONDO per numero e tipo di formaggi.. E non solo DOC, la maggior parte dei formaggi non lo sono nemmeno, si pensi al patrimonio caseario montano di tutto l’arco alpino. Un settore che rappresenta un’altra eccellenza italiana che si vuole portare allo sfascio da politiche europee in nome della standardizzazione di qualità e di commodity.
All’Italia, un paese che é composto da persone completamente differenti da nord a sud, da est a ovest, che vanta una cultura cosí ricca per la sua posizione centrale nel mediterraneo e che ha visto numerose diverse popolazioni diverse lungo la sua storia..all’italia non piace la standardizzazione. All’italia non piace la standardizzazione di qualità e i prodotti da discount spacciati per la nuova moda europea del latte in polvere.
Per favore, pensate un po a questo quando comperate il vostro prossimo filadelfia spalmabile o cose simili.
L’italia non può permettersi di diventare la discarica europea del latte in polvere in eccedenza a basso costo.
A livello di marketing per l’export, se il prodotto italiano funziona, è inutile puntare sulla quantità a discapito della qualità.

PS: definizione di qualità: “è l’insieme delle caratteristiche e delle proprietà di un prodotto, di un processo o di un servizio, le quali conferiscono ad esso la capacità di soddisfare le esigenze implicite o espresse del cliente.”
Ricordatevi di non utilizzarla universalmente, è una caratteristica soggettiva del cliente, data dall’niterazione tra il bene e il soggetto. Se vedete un ben che minimo di qualità nel futuro che proponete… io non ne vedo neanche una.

Roberto La Pira
Reply to  stefano
8 Luglio 2015 18:28

La Francia al pari dell’Italia è un paese che vanta una varietà e una qualità elevata di formaggi e yogurt, eppure il latte in polvere si può usare. L’uso del latte in polvere non riguarda i formaggi DOP , IGP e STG. In alcuni yogurt stranieri molto amati dagli italiani c’è latte in polvere e sono tra quelli più cari. In questo caso l’aggiunta di latte in polvere serve a infondere una cremosità ulteriore. In ogni caso lo stesso discorso allarmistico si è fatto quando l’UE ha autorizzato la presenza del 5% massimo di grassi diversi dal burro di cacao nel cioccolato . In realtà non è cambiato nulla e nessun produttore ha modificato la ricetta continuando ad utilizzare in Italia solo 100% burro di cacao.La vera cosa importante è la dichiarazione in etichetta un obiettivo purtroppo non facile.

Stefano Piloni
Stefano Piloni
8 Luglio 2015 17:58

Agire sull’etichetta specificando se è contenuto latte in polvere sarebbe il minimo: il consumatore dovrebbe sempre essere messo in condizioni di sapere cosa sta mangiando per poter confrontare i prodotti ed esercitare una libera scelta. Questo non significa che il latte in polvere sia una porcheria, ma bisogna poter scegliere.
Un aspetto ancor più controverso è la conoscenza da parte del consumatore degli ingredienti dei prodotti utilizzati nella ristorazione: ad esempio, per restare proprio nell’argomento, attualmente in molte pizzerie italiane si utilizza – al posto di quello che crediamo essere il tradizionale fior di latte italiano e viene indicato come mozzarella nel menu – un preparato prodotto con l’aggiunta di caseina in polvere, importata principalmente dalla Francia.

Fabrizio Giudici
Fabrizio Giudici
8 Luglio 2015 20:37

Francamente non capisco proprio il senso di commento “nessuno obbliga… “, così come “gli italiani apprezzano…”. Nel caso di Mc Donald’s stiamo parlando sostanzialmente della stessa cosa: materie prime più economiche, che non impediscono a nessuno di andare in ristoranti più cari e mangiare carne di alta qualità, eppure Mc Donald’s è un problema (e gli italiani, come altri, apprezzano). Il discorso “libero mercato, liberi consumatori di scegliere” non vale per Mc Donald’s, ma vale per i latticini fatti con il latte in polvere?

PS Le mozzarelle industrlali non sanno di niente; non sono neanche degne di essere chiamate mozzarella. Ho difficoltà a comprendere come potrebbero essere peggiorate se preparate con il latte in polvere.

Aldo Zorzi
Aldo Zorzi
Reply to  Fabrizio Giudici
10 Luglio 2015 14:49

Mi scusi, non colgo il punto. Le risulta che Mc Donald’s sia fuori legge in Italia? C’è, è presente, ci ho messo piede un paio di volte nella vita, scelgo altro. Idem farò con questi formaggi industriali, ma in realtà già lo faccio: non mangio formaggi industriali fatta eccezione per quelli spalmabili simil philadelphia, per il semplice fatto che i margari non si prendono la briga di farli.

Fabrizio Giudici
Fabrizio Giudici
Reply to  Fabrizio Giudici
10 Luglio 2015 20:47

Faccio e continuerò a fare anch’io lo stesso. Ma la domanda era rivolta alla redazione del Fatto Alimentare, per cui McDonald’s rimane un problema, anche se si è stabilito che la carne che usa, pur se di bassa qualità, non fa male. Si è detto che il problema è la comunicazione non corretta, ma da questo stesso articolo mi par di capire che non c’è e non ci sarà obbligo di dichiarare la presenza di latte in polvere in etichetta, per cui vedo un analogo problema di comunicazione non corretta. Quindi, perché McDonald’s rimane un problema e la direttiva europea non lo è?

Roberto La Pira
Reply to  Fabrizio Giudici
10 Luglio 2015 21:24

Abbiamo scritto che il problema non è il latte in polvere ma la necessità di riportare una chiara indicazione sull’etichetta dei formaggi e dei latticini che lo usano. Il secondo motivo è che secondo noi i formaggi italiani non cambieranno ingredienti anche se si potrà usare il latte in polvere come è successo per gli acidi grassi diversi dal burro di cacao per il cioccolato qualche anno fa

ilo
ilo
9 Luglio 2015 09:44

Adesso siete tutti qui a lamentarsi, poi però guarda caso nei supermercati i formaggi e yogurt tra i più venduti ed apprezzati dai consumatori italiani (si quelli che non amano le differenze la standardizzazione bla bla..) sono, senza far nomi, quei famosi spalmabili e gli yogurt con cui fare l’amore… Senza parlare dell’elevato numero di altri prodotti che contengono quantità di latte in polvere.
Non significa che mi piace o approvo il suo utilizzo, tuttavia bisognerebbe informarsi meglio visto che ve li mangiate da anni e neanche lo sapete che anche produttori artigianali (non DOP IGT ecc) lo utilizzano talvolta in base al periodo.
L’aumento dei prezzi e la creazione di clientela di nicchia per molti prodotti caseari esiste già, (vedi formaggi a 40+ euro al kg…) in parte per colpa di slow food che ha saputo solo rendere sempre meno accessibili i prodotti alimentari ad una fetta di popolazione non abbiente.

Fabrizio Giudici
Fabrizio Giudici
Reply to  ilo
9 Luglio 2015 10:10

Scusi ilo: ma è vero o non è vero che “la legge italiana n°138 del 1974 vieta l’utilizzo di questi derivati del latte” per la produzione di formaggi e yogurt? Penso di sì, perché se così non fosse non capirei il motivo del dibattito. E se è così, com’è possibile che i produttori artigianali italiani li usano? Violano la legge? La legge consente deroghe temporanee?

Luca
Luca
14 Luglio 2015 16:00

Non conosco la legge sulle etichette ma sicuramente ci saranno delle scappatoie del tipo sotto un certa quantità… Per capirci troppe volte ci troviamo di fronte a prodotti confezionati con scritto oli vegetali invece che olio di…. Per non parlare poi dell’origine che non viene praticamente mai menzionata.
Insomma prima bisogna fare delle vere etichette, poi fate il formaggio con quello che vi pare in modo che il consumatore possa decidere se consumarlo o lasciarlo sullo scaffale in base alle proprie convinzioni, idee e superstizioni.
Temo però che una vera etichetta non verrà mai perché non conviene e fa paura.

Luca
20 Luglio 2015 19:20

Qualsiasi cosa sia è comunque concorrenza non equa (non vorrei definirla “sleale” perché troppo forte), poter chiamare con il nome “esterno” Formaggio qualcosa che per altri prodotti e produttori viene fatto secondo vincoli più onerosi sul piano economico.
Vogliamo vedere una corsa allo scatafascio della qualità che abbiamo visto nel settore del tessile?
Allora permettiamo di lottare sul prezzo e non sulla qualità, arricchiamo gli importatori di latte in polvere invece di mantenere un decoroso processo economico locale che, anche se più costoso, produce meno importazioni e quindi mantiene un certo giro economico dentro il confine italiano, generando un’economia più virtuosa di quella affidata alle grandi commerciali delle commodities.

Lorenzo
Lorenzo
21 Luglio 2015 13:10

Si vede bene leggendo questo articolo, che il fatto alimentare è stato ben “alimentato” dai produttori caseari industriali italiani…
Uno sdoganamento e un’incitazione all’uso del latte in polvere che mi lascia allibito. In un paese (l’Italia) dove la qualità dell’agroalimentare è uno degli ultimi e pochi vanti che ancora abbiamo, e che dovremmo difendere, vogliamo trasformarla e standardizzarla come la Baviera…?
Chi vuole l’introduzione in Italia del latte in polvere sono i grandi caseifici industriali, che a differenza dei loro competitor europei, sono obbligati per legge a fare un prodotto con un minimo ancora di qualità, essendo però meno competitivi nel produrre questo genere di prodotti.
Con la possibilità di usare il latte in polvere potranno vendere le loro “prelibatezze” a un prezzo più basso sia in Italia che nel resto d’europa, aumentando i profitti ed “educando”il consumatore ad apprezzare questo tipo di prodotti, che costano decisamente meno… Una volta stabilito che anche in Italia il formaggio si può fare con latte in polvere (che è buono, ha proprietà organolettiche identiche al latte crudo…è sano e più economico…ecc.) che problema c’è a cambiare i disciplinari delle varie Dop, Igp ecc. aggiungendo la possibilità di usarlo anche in questo tipo di produzioni? Così l’industria casearia ci guadagna di più e il consumatore può anche risparmiare…
Bé certo i piccoli produttori artigianali, che spesso fanno ancora Formaggi e prodotti caseari con passione, con rispetto per l’ambiente e senza l’anonima standardizzazione che l’industria vuole imporre ai consumatori, saranno ancora più penalizzati e andranno a scomparire.
Ma cosa ce ne importa… l’importante è che il Galbanino aumenti la sua fetta di mercato…

Valeria Nardi
Reply to  Lorenzo
21 Luglio 2015 16:44

È una polemica curiosa, perché diciamo le stesse cose. Ma lei, non so perché, cerca di farmene dire altre, con cui polemizzare, estrapolando dall’articolo una frase ma omettendo quella che la precede.
Lei cita questa frase: “I biocarburanti favoriscono la deforestazione, facendo aumentare in tal modo le emissioni di gas serra e annullando i benefici ambientali del loro utilizzo”. Se avesse citato anche quella precedente, sarebbe stato chiaro che mi riferivo ai “biocarburanti prodotti con oli vegetali, tra cui quello di palma, che comportano l’utilizzo di terreni agricoli per la produzione energetica, riducendo la superficie disponibile per le coltivazioni alimentari e determinando un aumento dei prezzi”.
Si tratta appunto della distinzione tra modalità sostenibili e modalità speculative di produrre energia, di cui parla lei.
Per quanto riguarda l’Unione europea, gli impatti ambientali negativi delle coltivazioni agricole a scopo energetico stanno inducendo ad approvare una nuova direttiva, che dovrebbe ridurre dal 10% al 7% la quota di biodiesel nel settore dei trasporti al 2020.

Guido
Guido
21 Luglio 2015 19:35

Oggi sono stato al supermercato. Erano in vendita formaggi italiani. L’etichetta diceva ” ingredienti: vedere il libro degli ingredienti”, poi c‘era una sigla. Il libro degli ingredienti non era in vista, avrei dovuto, unico fra gli acquirenti, fare il rompiscatole e chiederlo, forse in direzione. Ho comprato il formaggio lo stesso. Se un domani quello che si chiama formaggio contenesse altre cose oltre al latte, fosse anche il latte in polvere, bisognerebbe perdere le giornate per ogni pezzo di formaggio per capire cosa c‘è dentro, anche se tutto fosse a termine di legge. Chiamate il formaggio con il latte in polvere in un altro modo e lasciateci vivere.

Emanuele
Emanuele
21 Luglio 2015 22:56

Ho una domanda per la redazione. In questo articolo mi sembra che si parli di proteine del latte al pari del latte in polvere. Quello che io leggo quando compro certi formaggi spalmabili e gli yogurt, è il rapporto grassi/proteine. In quelli nutrizionalmente migliori, viene aumentata la quantità di proteine (con il conseguente calo dei grassi) con l’aggiunta di PROTEINE DEL LATTE e non con latte in polvere. Allora mi chiedo, anche li dove le proteine siano in polvere, sono equiparabili al latte in polvere?
Se ci fosse veramente latte in polvere, quegli yogurt non potrebbero essere venduti in Italia visto che la legge è ancora in vigore. O no?
Grazie

Roberto La Pira
Reply to  Emanuele
21 Luglio 2015 23:06

I formaggi e gli yogurt confezionati all’estero possono contenere latte in polvere e possono essere venduti in Italia .È quello che avviene tutti i giorni

Carla Zanardi
Carla Zanardi
22 Luglio 2015 10:52

Ha fatto bene, dr. La Pira a farci sapere che certi yogurt cremosi e formaggi non italiani contengono latte in polvere: cercherò di non acquistarli, se non altro per premiare la produzione italiana (che distribuise a sua volta yogurt “cremosi”: da evitare anche loro?). Devo dire che mi sorprende un po’ la posizione del Fatto Alimentare sulla liberarizzazione del latte in polvere, etichetta o non etichetta. Ma perché penalizzare le eccellenze italiane? Abbassare la qualità delle nostre produzioni agroalimentari mi sembra davvero punitivo e insensato. Anche se i caseifici non saranno obbligati a farlo, scommetto che l’uso del latte in polvere verrà adottato alla grande. Purtroppo.

Roberto La Pira
Reply to  Carla Zanardi
22 Luglio 2015 11:13

Non siamo noi a volere autorizzare il latte in polvere ma l’UE. Noi diciamo che già si usa nei prodotti importati in Italia e che le grandi aziende italiane usano sistemi simili per ottenere lo stesso effetto , resentati idrolizzati proteici , latte concentrato. Il latte in polvere non viene usato per frodare ma per standardizzare. Questo concetto è complicato forse ma è la realtà. Ciò non toglie che deve essere indicato in etichetta e che noi in Italia possiamo continuare a produrre i nostri formaggi come primae che tutti i formaggi Dop, IGp ecc non potranno usare latte in polvere.

Carla Zanardi
Carla Zanardi
22 Luglio 2015 11:26

Alla UE (Germania in testa, che ha produzione agroalimentare di qualità inferiore alla nostra e quindi interessata ad abbassarla) chiediamo maggiore rispetto per le specifità di ciascun Paese. La qualità è uno dei pochi pregi italiani, farne a meno ci “standardizzerebbe”: conviene al nostro mercato?

Danilo
Danilo
22 Luglio 2015 11:48

Buongiorno. Credo che si stia perdendo di vista ogni logica di buon senso e di bene comune!
Ritengo sacrosanto il divieto previsto dalla Legge italiana rispetto all’uso di latte in polvere per la preparazione di prodotti caseari: il formaggio si fa con il latte e cambia il suo sapore a seconda del pascolo dove la vacche si sono nutrite, della temperatura e dell’umidità dei luoghi di stagionatura, etc. etc…
Avete mai mangiato quelle porcherie “mitteleuropee” che, con spudoratezza, vengono chiamate “formaggio”, “cioccolato”, “caffè”… ? Ma con che coraggio si può sostenere che il divieto della nostra Legge, viola il principio della libera concorrenza”? Semmai è proprio il contrario: tale principio è violato da chi produce quelle schifezze spacciandole per prodotti che da noi hanno un senso culturale antico e che hanno ben altri costi di produzione!! Continuassero loro a mangiare quelle porcherie e provveda, l’Italia, a mettere in atto tutte le procedure di messa in mora contro coloro che, spacciando merci contraffatte come prodotti italiani, recano un enorme danno al nostro export e, di conseguenza, al Pil nazionale.

sergio
sergio
22 Luglio 2015 12:28

Dal punto di vista del mercato è ovvio che molti nostri produttori vogliono essere liberi di usare latte in polvere invece che, magari, altri tipi di concentrati atti allo stesso scopo di standardizzazione e così abbassare il costo di produzione e vendere a prezzi più bassi.
Il fatto grave, secondo me, è che ad oggi le etichette sono incomplete. quindi l’UE fa la procedura di infrazione per aprire al latte in polvere francese e tedesco, anche su richiesta della parte di nostri produttori che già usano metodi alternativi, ma non pensa a modificare prima le norme sull’etichettatura, per far si che il consumatore attento possa leggere le informazioni richieste.
In commercio leggo spesso che tra gli ingredienti è scritto latte pastorizzato (vaccino, di capra o pecora o bufala), a volte invece c’è scritto solo latte, caglio, sale (p.es molte mozzarelle).

Domande:
1-perché nell’articolo è scritto che i concentrati usati dai nostri produttori sono legali se la legge vieta anche i latti “comunque concentrati”?
2-Se tra gli ingredienti leggo latte pastorizzato, posso essere sicuro che non siano usati concentrati?
3-l’unico modo che abbiamo per avere un prodotto di qualità è affidarci ai marchi STG, DOP e IGP?
4-quei prodotti in cui c’è scritto solo latte e basta, sono fatti con quello in polvere?
5-non si pone comunque un problema di qualità per i formaggi fatti con polvere, concentrati o altro rispetto a quelli a marchio?
grazie

giovanni
giovanni
22 Luglio 2015 16:09

Prodotti standardizzati, praticamente tutti uguali !!!! che senso ha ? Nelle Nazioni dell’UE, nel settore alimentare ognuno fa come le pare: utilizzo di zucchero nella produzione di vini; impiego di latte in polvere per la produzione di formaggi, produzioni di prosciutto crudo con carni di animali allevati chissà dove, idem per l’olio di oliva, etc, etc.,
La cosa fondamentale, a mio parere, è la correttezza delle indicazioni in etichetta, nella quale dovrebbe risaltare la provenienza delle materie prime utilizzate nelle produzioni, come tra l’altro stabilito dal Regolamento (CE) 28 gennaio 2002 nr. 178 del Parlamento europeo e del Consiglio. Infatti, tale regolamento oltre a istituire l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissare procedure nel campo della sicurezza alimentare, stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare.
L’articolo 18 del citato regolamento introduce nel diritto alimentare europeo una prescrizione generale, la “rintracciabilità” di tutti gli alimenti e mangimi. Pertanto, sulla base di detto principio, fondamentale dovrebbe essere l’informazione al consumatore per porlo nelle condizioni ideali di valutare e acquistare il prodotto che ritiene consono alle proprie esigenze, gusti e necessità, come anche per il prezzo.

Costante
Costante
23 Luglio 2015 19:12

Ma quando la smetterà Coldiretti di diffondere per buone al pubblico inconsapevole certe bufale, per cui il latte in polvere non sarebbe latte, e ci sarebbero formaggi prodotti senza latte ?.
Ancora più grave perché Coldiretti queste cose le sa benissimo, e l’ Autority glielo lascia fare (spargere falsità e disinformazione) senza mai intervenire. Certo che dopo le estremamente precise e corrette informazioni date da un esperto corretto come Mucchetti ci siano ancora interpretazioni così “Fantasiose”(per essere educati), fa cadere le braccia e denota una scarsa cultura e sfiducia di base che tradotta in generale dà un’immagine desolante di questo paese che nell’alimentazione in particolare è all’avanguardia, a partire dall’artigianato, ai prodotti tipici e alla nostra industria alimentare.