
Le offerte dei supermercati spingono consumatori e consumatrici a comprare cibi poco sani. Lo rivelano i risultati di un’indagine su quasi 5 mila prodotti in promozione nelle principali catene della grande distribuzione francese condotta da Foodwatch Francia, insieme a Climate Action Network, France Assos Santé, la Federazione Francese Diabetici, La Confederazione Sindacale delle Famiglie (La CSF), l’Unione nazionale delle associazioni famigliari (UNAF) e il Collettivo Nazionale delle Associazioni delle persone Obese (CNAO).
Tra febbraio e marzo, le associazioni hanno scandagliato 40 volantini delle cinque principali insegne della Gdo francese: Carrefour, Coopérative U, E. Leclerc, Intermarché e Lidl. In totale, sono stati conteggiati 4.726 alimenti in promozione, che sono stati confrontati con le raccomandazioni delle linee guida del Programma Nazionale francese di Nutrizione e Salute (PNNS 4) e di Santé Publique France, secondo cui il consumo di cibi con troppi grassi, zuccheri e sale e di prodotti ultra processati è da limitare.
Le promozioni premiano il junk food
Il risultato è sconfortante. Solo il 12% delle offerte riguarda alimenti considerati sani, come frutta, verdura o cereali integrali, che dovrebbero rappresentare la base di un’alimentazione salutare e che spesso la popolazione non consuma abbastanza, in Francia come in Italia. Due terzi delle promozioni (66%) invece interessa prodotti troppo grassi, zuccherati e/o salati (il cosiddetto ‘cibo spazzatura’), il cui consumo è da limitare, secondo le linee guida. Il restante 22%, infine, riguarda alimenti il cui consumo, secondo le linee guida, non è né da aumentare, né ridurre. Per di più, molte promozioni incoraggiano un consumo eccessivo di cibo spazzatura attraverso ‘offerte quantità’ o ‘3×2’, che rappresentano ben il 40% del totale.
“Aldi, Auchan, Carrefour, Casino, Coopérative U, E. Leclerc, Intermarché, Lidl e Monoprix decidono cosa mettere sugli scaffali e a quale prezzo. Tuttavia, le loro promozioni incoraggiano il consumo eccessivo di prodotti dannosi per la salute e l’ambiente. Questo è inaccettabile,” spiegano le sette associazioni chiedendo di aumentare almeno al 50% le offerte sui cibi sani (frutta e verdura, verdure essiccate, noci non salate, cereali integrali, oli di colza, noci e oliva). Idealmente, poi, la quota di prodotti biologici in promozione dovrebbe rappresentare il 10% del totale (esclusi quelli ultra processati).
L’inchiesta delle associazioni fotografa la situazione corrente in Francia, ma è probabile che quella italiana sia molto simile. Con le loro pratiche promozionali, le catene della grande distribuzione vanno in direzione contraria alle raccomandazioni sulla salute pubblica e anche alla transizione verso un consumo più sostenibile. Per questo è importante intervenire, affinché aumentino le offerte di prodotti sani e sostenibili rendendoli più accessibili al maggior numero possibile di persone.
© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Foodwatch France
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Anche nella comune esperienza di tutti vediamo che è così, con delle differenze tra un’insegna e l’altra. Esselunga inserisce anche qualche cibo salutare e i biologici (anche se negli ultimi due/tre anni la frequenza e la quantità dei cibi biologici a marchio Esselunga è diminuita parecchio). In Lidl e Carrefour e Gigante sono molto rari i cibi salutari.
L’idea che mi sono fatto è che le promozioni riguardano soprattutto i prodotti che sono venduti spesso e in quantità. Questi, purtroppo, sono in buona parte i trasformati e gli ultraprocessati. In questo modo le insegne si garantiscono un impatto commerciale delle promozioni in corso.
Va detto, ad onor del vero, che non possiamo aspettarci dalle insegne un contributo significativo per una modifica dei comportamenti, in quanto la prevalenza di una logica commerciale – che porta ad es. dei danni pesanti anche sul versante del lavoro nei campi (caporalato) e nella logistica – oscura ogni tendenza a proporre cibi sani e sostenibili.
Mentre sulla sostenibilità qualcosa si può pretendere: vuoto a rendere, vaschette di plastica a rendere, riutilizzo dei sacchetti di plastica e dei guanti nei reparti di frutta e verdura, accuratezza nella differenziazione dei rifiuti, gestione dei frigo, cestini di rifiuti separati per tipologia, nelle aree non commerciali, lampade ad accensione al passaggio, riutilizzo (non vendita) dei cartoni per il trasporto della spesa (Esselunga lo faceva tanti anni fa), repressione/prevenzione del furto di carrelli.