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Foto di Bob Noto

Il cibo può essere bellissimo. Non stiamo parlando di ricette sofisticate, ma degli elementi base che lo compongono. Le forme e i colori dei semi, le trasparenze degli olii, le sfumature rosate dei frutti. Sono queste le immagini che accompagnano il visitatore di “Food la scienza dai semi al piatto”, la mostra aperta da venerdì 28 novembre, fino al 28 giugno 2015, presso il Museo di Storia naturale di Milano (vedi sito).

 

A pochi mesi dall’inizio di EXPO, la mostra realizzata da Dario Bressanini e Beatrice Mautino, e nata da una collaborazione tra Comune di Milano, Museo di storia naturale 24OreCultura e Codice, spiega quello che c’è dietro gli alimenti di cui ci nutriamo. Partendo da semi, piante e animali, per raccontarci la loro storia, il viaggio che li ha portati a noi da paesi lontani, le tecniche di lavorazione e i processi chimici che servono a trasformarli in manicaretti.

 

food mostra bottiglie
Partendo da semi, piante e animali, per raccontarci la storia, il viaggio che li ha portati a noi da paesi lontani

Si scopre così, per esempio, che il classicissimo riso Carnaroli è in realtà una creazione relativamente recente, visto che è stato selezionato nel 1945, e che il “padre” del frumento che oggi consumiamo è Nazareno Strampelli, agronomo e genetista che negli anni ’20 del secolo scorso s’impegnò nel miglioramento genetico del frumento raddoppiando la produzione in pochi anni.

 

L’idea è quella di una mostra «da guardare ma anche da annusare, ascoltare, toccare e perfino assaggiare» spiega il direttore del Museo, Domenico Piraina. Così ci sono gli olfattori per riconoscere le diverse fragranze, e un programma interattivo ribattezzato “Il cuoco pasticcione” per scoprire le procedure corrette per realizzare ricette solo apparentemente semplici. Nelle quattro sale in cui è articolata la mostra si alternano tecnologia e tradizione. Accanto alla moka in sezione che racconta la fisica del caffè ci sono i macchinari per tostare il caffè e lavorare il cioccolato, che spandono gradevoli aromi, e le bellissime riproduzioni di mele realizzate da Francesco Garnier Valletti e provenienti dal Museo della frutta di Torino.

 

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La locandina della mostra Food la scienza dai semi al piatto

Sono frutti che siamo abituati a considerare nostrani, eppure le mele sono originarie dell’Asia centrale, anche se si sono diffuse in epoca antichissima. Nell’antica Roma se ne conoscevano già trenta specie, oggi ce ne sono più di ventimila. Anche se le specie più antiche, profumatissime ma più farinose, hanno oggi meno successo rispetto alle mele moderne, più croccanti».

Per scolaresche e famiglie ci sono visite guidate e laboratori didattici, mentre per gli adulti è stato allestito all’ingresso del museo uno spazio cucina dove saranno organizzate dimostrazioni e show cooking. Il limite di questa mostra è forse il prezzo del biglietto che (nonostante le molte riduzioni previste) arriva alla cifra di 12 euro per gli adulti e 10 euro per i giovani sino a 26 anni. A rischio di disincentivare soprattutto il pubblico più giovane.

Paola Emilia Cicerone

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Foto: iStockphoto.com

 

 

Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno lanciato una petizione online su Change.org per fermare l’invasione dell’olio di palma nei prodotti alimentari.

Dal prossimo 13 dicembre milioni di consumatori italiani ed europei scopriranno la presenza di un nuovo ingrediente in migliaia di prodotti alimentari. Stiamo parlando dell’olio di palma, una sostanza fino a oggi camuffata dietro la scritta “olii e grassi vegetali”. Per rendersi conto di quanto l’olio di palma sia diffuso basta dire che è il grasso principale di quasi tutte le merendine, i biscotti, gli snack dolci e salati, le creme… in vendita nei supermercati. L’ampio utilizzo di questa materia prima è dovuto sia al costo estremamente basso, sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro. Il Fatto Alimentare dice “no” all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.

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