Nei primi giorni di giugno, a Pescara, almeno 136 bambini e 3 adulti sono stati colpiti da una gastroenterite di origine alimentare causata dal batterio Campylobacter jejuni. Lo rende noto l’Azienda sanitaria locale di Pescara, che ha identificato il microrganismo responsabile del focolaio, in un comunicato dove fa sapere anche che tutti i pazienti rispondono bene alle terapie reidratative e antibiotiche, anche se per alcuni bambini (11 al momento del comunicato ufficiale) si è reso necessario il ricovero.
Tutti i bambini e gli adulti colpiti dalla campylobatteriosi facevano parte della stessa collettività scolastica. Di conseguenza l’attenzione si è focalizzata sul servizio mensa, subito sospeso dal sindaco di Pescara, per evitare un’ulteriore diffusione dell’infezione. I locali Servizi di igiene degli alimenti, in collaborazione con i Carabinieri del Nas di Pescara, si sono quindi recati nel centro cottura dove hanno provveduto a raccogliere campioni degli alimenti e dei piatti serviti ai bambini delle scuole coinvolte, che sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Teramo per le analisi. Al momento non è ancora stato individuato l’alimento contaminato dal batterio che ha dato origine al focolaio.
Le indagini dell’Unità di microbiologia e virologia del Presidio di Pescara, a partire da campioni di feci dei bambini, hanno subito escluso che la causa dell’infezione fosse un virus. Le analisi hanno eliminato anche la possibilità che si trattasse dei batteri dei generi Salmonella e Shigella, ritenuti inizialmente i più probabili responsabili del focolaio.
Il Campylobacter jejuni è il principale responsabile delle gastroenteriti di origine alimentare e di focolai molto diffusi nei Paesi del Nord e dell’Est Europa. Epidemie di campylobatteriosi sono causate, nella maggior parte dei casi, dal consumo di acqua o latte contaminati, alimenti a rischio (molluschi, frutta e verdura innaffiata con acqua contaminata) consumati crudi e, occasionalmente, a carne di pollo mal cotta. I sintomi sono solitamente leggeri, consistono in diarrea, dolori addominali, febbre, mal di testa, nausea e vomito, e si risolvono nell’arco di una settimana (Fonte Istituto Superiore di Sanità).
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Sarebbe importante che chi conduce l’indagine epidemiologica avesse una chiara idea di come si deve condurre.
Troppo spesso capita che si addebiti a talune matrici alimentari la responsabilità di aver veicolato l’agente eziologico un po’ a casaccio, per usare un eufemismo forbito.
In questo caso mi sembra che siano stati esclusi alcuni agenti patogeni e si sia invece puntato sul campylobacter, forse in base alla sintomatologia prevalente dei casi e già si sono avvertite le onde lunghe dei fornitori della mensa che preavvisano i produttori di alimenti consumati dai ragazzi – altrimenti ineccepibili sotto il profilo della safety – di stare in campana perchè sono inquadrati nel mirino dei possibili untori.
Ebbene se queste imprese, per mera sventura, saranno chiamate in causa solo sulla base di sospetti non meglio documentati e il loro nome comparisse nella bacheca infame del minsal, subirebbero un danno tale di cui nessuno vorrà rispondere.
Quindi meglio dire e scrivere cose di cui si ha contezza e non buttare li ipotesi non verificate.
KEEP CALM AND THINK SAFETY