Petti di pollo crudi su un tagliere di legno con cipolla, aglio, cipollotto, erbe, pomodorini, sale e pepe

L’Antitrust multa Fileni per 100 mila euro per pratica commerciale scorretta dopo una richiesta di intervento da parte del Codacons. La pratica commerciale finita sotto i riflettori dell’Antitrust riguarda la sostenibilità ambientale dell’attività e i vanti di integrale produzione agricola da parte di Fileni delle derrate/materie prime usate per le produzione dei mangimi biologici e circa l’origine totalmente italiana delle derrate e materie prime per l’alimentazione degli animali.

Come riferisce l’agenzia stampa Help Consumatori, nell’istruttoria dell’Autorità non sono emersi elementi che consentono di valutare come ingannevoli le affermazioni di sostenibilità ambientale (green claims) fatte dall’azienda. Diverso il caso dei due vanti usati da Fileni, relativi all’integrale produzione agricola delle derrate usate per la produzione dei mangimi biologici e l’origine totalmente italiana delle materie prime per l’alimentazione degli animali.

Due mani sollevano una grossa manciata di mais da un grande cumulo; concept: cereali, ogm
Il Codacons ha segnalato Fileni all’Antitrust per affermazioni circa la sostenibilità, l’italianità delle materie prime e l’integrale produzione delle materie prime

La decisione dell’Antitrust

“Con riferimento ai due vanti utilizzati da Fileni – riporta la decisione dell’Antitrust – relativi rispettivamente, l’uno, all’integrale produzione agricola (diretta o indiretta, tramite coltivatori contrattualizzati) delle derrate/materie prime utilizzate per la realizzazione dei mangimi biologici, l’altro, all’origine totalmente italiana delle derrate/materie prime utilizzate per l’alimentazione degli animali, dagli elementi acquisiti in istruttoria è emerso il loro carattere ingannevole e decettivo. Invero, anche accedendo alla decodifica prospettata da Fileni secondo il vanto di totale ‘italianità’ delle derrate/materie prime fosse da considerare come riferito alla produzione dei soli mangimi biologici (minoritaria rispetto ai mangimi non biologici), l’infondatezza dei predetti claim è stata riconosciuta dal Professionista per l’anno 2022.”

“Fileni – continua l’Antitrust – ha, infatti, ammesso i) l’acquisto sul mercato di parte delle derrate/materie prime in quanto quelle coltivate (direttamente o indirettamente) risultavano insufficienti a coprire il fabbisogno del proprio mangimificio biologico e ii) che le predette derrate/materie prime non erano esclusivamente di origine italiana. I predetti vanti, rivelatisi ingannevoli, si pongono in contrasto con l’obbligo di diligenza professionale che incombe su Fileni, specie in considerazione delle sue rilevanti dimensioni ed esperienza nel settore avicolo, nonché della sua natura di società ‘benefit’. Essi, inoltre, appaiono idonei ad indurre in errore il consumatore riguardo alle caratteristiche – anche in termini di sicurezza, salubrità e qualità – dei prodotti avicoli di Fileni e a indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”.

Piantina che cresce tra le crepe nella terra secca per la siccità
Fileni ha ammesso di aver dovuto importare parte delle materie prime per un breve periodo nel 2022, a causa di siccità e guerra in Ucraina

La risposta di Fileni

Fileni ha tenuto a precisare in una nota che l’italianità dei mangimi utilizzati per la linea di polli ‘bio’ è venuta meno solo in alcuni mesi del 2022, a causa della guerra in Ucraina e dell’enorme siccità che ha colpito le coltivazioni.

In merito alle conclusioni dell’indagine Antitrust, spiega l’azienda, “Fileni precisa che nel provvedimento in questione l’Autorità Garante ha ritenuto del tutto esenti da profili di scorrettezza i messaggi di Fileni in materia di sostenibilità ambientale; sia perché, quanto allo specifico tema dell’italianità dei mangimi, Fileni ha invece dimostrato nel corso del procedimento che la totalità dei mangimi utilizzati per la linea di polli ‘bio’ è stata sempre effettivamente italiana da molti anni, fatta eccezione per una quota minimale e per un brevissimo periodo di tempo, coincidente nel 2022 con l’esplosione della guerra in Ucraina e con l’enorme siccità che ha colpito le coltivazioni, con la conseguenza di una improvvisa scarsità in Italia delle derrate alimentari ‘bio’”.

Fileni ribadisce inoltre il proprio impegno “per allevamenti sostenibili, biologici e legati al territorio e, come sottoposto alla stessa Autorità Garante, proprio per questo si prefigge di adottare un codice di comunicazione che rappresenti una best practice per tutto il settore”.

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giova
giova
27 Gennaio 2024 20:35

Mhmm … mi sembra una sanzione eccessiva per pochi mesi di utilizzo di derrate estere per il mangime a seguito di impedimenti meteorologici e internazionali … certo la trasparenza è importante e una comunicazione alla clientela avrebbe evitato il procedimento.