Due frutti di palma da olio su un cucchiaio; concept: olio di palma

Che tristezza leggere le cronache del convegno organizzato da Ferrero sull’olio di palma. Pagine intere sui maggiori quotidiani nazionali, decine di servizi tv e radio e un numero spropositato di articoli in rete sui vari siti. Certo la notizia non si poteva ignorare, la Nutella è un marchio nazionale e Ferrero è un’azienda di successo internazionale, con una politica molto attenta nei confronti dei lavoratori, dove molti vorrebbero lavorare. Fin qui tutto bene. I problemi cominciano quando si leggono gli articoli dei giornalisti che nel 90% dei casi hanno semplicemente riportato le tesi di Ferrero e degli ospiti presenti senza un briciolo di spirito critico. Il parere di Elena Fattore del Mario Negri, che ha riportato gli studi sul palma finanziati anche da Ferrero dove si salvano i grassi saturi del palma, oscura i pareri espressi da cinque istituti nazionali e internazionali.

L’ombra del conflitto di interessi sul convegno di Ferrero

Per la cronaca, Elena Fattore oltre ad avere ricevuto finanziamenti da Ferrero per lo studio, nei 3 anni precedenti ha avuto finanziamenti da AIDEPI , l’associazione di categoria che riunisce le grandi aziende produttrici di prodotti da forno e che ha investito milioni nella campagna a favore dell’olio di palma. Un altro relatore del convegno, il pediatra Carlo Agostoni, oltre ad essere coautore dello studio con Fattore, ha ricevuto per i 3 anni precedenti questo studio finanziamenti da Soremartec, una società della Ferrero.

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Elena Fattore, Mario Negri

I pareri contrari all’uso dell’olio tropicale (che nessuno ha citato) sono dossier pubblicati dall’Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) nel 2011 su acidi grassi e palma e dal Consiglio Superiore della Sanità in Belgio nel novembre 2013 (La problématique des acides gras saturés athérogènes et de l’huile de palme – Il problema degli acidi grassi saturi aterogeni e dell’olio di palma). C’è anche il documento del 2016 firmato dall’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente (RIVM) quello dell’istituto superiore di sanità del 2016 e infine quello dell’Efsa del 2016.

La questione dei contaminanti cancerogeni contenuti nel palma come sostiene l’Efsa, è un argomento sfiorato per sbaglio alla fine del convegno Ferrero, quasi fosse un aspetto trascurabile. In ogni caso le parole cancerogeno e genotossico forse sono state pronunciate una volta sola in tre ore di dibattito! Anche Marco Silano dell’Istituto superiore di sanità ha fatto un intervento molto blando senza evidenziare quanto emerso nello studio di 8 mesi fa quando lo stesso ISS titolava così a proposito del lavoro in una comunicazione ufficiale:Il consumo dell’olio di palma va ridotto soprattutto nei bambini tra i tre e i 10 anni e negli adulti con fattori di rischio cardiovascolare”.

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Calo Agostoni

Giornalisti o megafoni?

Il problema è che i giornalisti si sono limitati a fare da megafono all’azienda di Alba, e a riportare quanto più possibile gli elementi di assoluzione per il palma. Nessuna domanda sulla Nutella, tranne quelle formulate da Il Fatto Alimentare che era presente all’incontro. Le domande non hanno avuto risposte adeguate. Non è stato detto in che periodo Nutella ha cambiato la ricetta inserendo l’olio di palma, non è stato comunicato il dato sulla quantità di contaminanti cancerogeni presenti nell’olio di palma mitigato che si usa adesso (che secondo Ferrero risulta  al di sotto dei limiti Efsa), non è stato detto da quanto tempo si usa quest’olio. Negli articoli sui giornali e sui siti mancano pareri diversi.

In questo modo i personaggi chiamati da Ferrero diventano la voce della verità. Chi dissente non è ‘scienziato’, oppure fa la figura dello stupido perché fino ad ora ha seguito i complottisti del palma. Come si fa a scrivere una pagina come fa il Corriere della sera senza inserire un elemento critico? Ascoltare cosa viene detto ai convegni è importante ma il mestiere del cronista è quello di verificare se quanto viene raccontato risulta corretto e pensare che Ferrero sul palma ha qualche interesse da difendere. In questa situazione si registra l’assordante silenzio del Crea Nut e del Ministero della salute che sembrano distratti, non dicono nulla e lasciano spazio ad altri. Non è accettabile che su temi come la sicurezza alimentare o la nutrizione le linee guida e le direttive provengano dalle aziende private con grossi conflitti di interesse che producono junk food.

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Convegno organizzato da Ferrero sull’olio di palma a Milano

Difficile distinguere notizie e comunica stampa di Ferrero

La conclusione di questa storia la sintetizza bene l’ultima frase di un articolo sul convegno di ieri che riporta Jacopo Giliberto su Il Sole 24 Ore online ( vedi a lato ) quando dice “Un’osservazione a margine. Con ogni probabilità, qualche lettore interpreterà come operazione di lobby e di disinformazione sia l’evento scientifico della Ferrero e sia questo articolo”, ovvero direbbero i latini  “excusatio non petita, accusatio manifesta”  La lobby dell’olio di palma ieri ha mostrato la sua capacità di intervento sui media, tanto che sempre più spesso diventa difficile distinguere la notizia dai comunicati stampa.

Il vero nemico da battere per Ferrero non è però la “verità scientifica” (che ha dimostrato di saper gestire) e nemmeno gli articoli sui giornali,  ma le scritte “senza olio di palma” presenti sui milioni di confezioni di biscotti e merendine Mulino Bianco Barilla. Queste scritte lette da milioni di italiani ogni mattina quando fanno colazione con gli Abbracci o le Macine gettano un alone di discredito sui vasetti di Nutella che contengono il 20% circa di olio di palma. È a questo punto che la lotta tra le due lobby può diventare telenovelas.

Roberto La Pira e Dario Dongo

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Piero Borelli
Piero Borelli
3 Novembre 2016 17:04

M pare facile, contro i prodotti poco igenici (in tutti i sensi), basta boicottarli. Non acquistarli prima o poi si arrendono. Dimentichiamo spesso che senza consumatori le aziende chiudono.

Emanuele
Emanuele
3 Novembre 2016 17:10

Chiedo alla redazione cosa si può rispondere a chi afferma che la coltivazione dell’olio di palma richiede meno superficie rispetto agli altri oli? Non c’è uno studio o cose del genere che parlino di quanto effettivamente renda un ettaro di palma per produrre olio con contaminanti a norma di legge? E’ vero che se tutti rinunciassero all’olio di palma ci sarebbe comunque deforestazione per fare posto alle altre coltivazioni di olio?
Grazie

Roberto La Pira
Reply to  Emanuele
4 Novembre 2016 09:21

È vero che l’olio di palma ha un’ottima resa per ettaro, ma la differenza è che per coltivarlo si deforesta si brucia e si uccidono gli oranghi, mentre il girasole, il mais e la colza vengono coltivati in aree non certo così delicate

Ivo
Ivo
Reply to  Emanuele
4 Novembre 2016 13:42

La risposta è che l’ olio di palma cresce esclusivamente nel clima equatoriale umido della foresta pluviale, con oltre 2000 ml di pioggie e 25 gradi di media termica all’ anno, il sistema con la più alta concentrazione di biodiversità della terra. La specie Elaeis Guneensis, da cui si ricava la palma da olio, chiamata dendè in Africa e Brasile, esige solo quest’ ambiente e non ci possono essere terreni marginali per la sua coltivazione che non siano terre già sottratte alla foresta pluviale. Invece il girasole cresce nelle praterie di paesi temperati a bassissima biodiversità come il Mid-West americano, la Pampa argentina e l’ Ucraina. E la colza, oggi selezionata geneticamente senza acido erucico e con tanto acido oleico quanto l’ olio di oliva, cresce persino in Scandinavia e Canada. Dieci ettari di terreno in queste zone hanno molta meno concentrazione di vita che un ettaro di foresta pluviale equatoriale, in quantità e varietà di forme di vita uniche. Ogni isoletta dell’ Indonesia ha le sue specie endemiche adattate, mentre dalla Norvegia all’ estremo Est della Siberia il lupo e la lince sono per esempio la stessa specie….

Roby Ricerca
Roby Ricerca
3 Novembre 2016 17:55

Ferrero: la difficile difesa delle sue incoerenze

È difficile per un’azienda come Ferrero sostenere con così grande certezza che l’olio di palma è buono per la salute (la certificazione dell’olio usato da Ferrero ha valore solo per l’ambiente) e che le sue scelte sono basate sulla scienza. Purtroppo le autorità sanitarie dei paesi europei, numerosi studi scientifici e la comunità medico-scientifica non sono tutti concordi nel dire che l’olio di palma non sia un problema per l’uomo e soprattutto per i bambini che mangiano Nutella a colazione. Esiste il principio di precauzione e Ferrero, che deve il suo fatturato soprattutto al consumo dei suoi prodotti da parte dei bambini, dovrebbe essere la prima ad applicarlo visto la sensibilità dell’esserino in crescita.
Ferrero non vuole mostrare i risultati delle proprie analisi e ricerche che dimostrerebbero la totale sicurezza sulla salute dell’olio tropicale… è preoccupante. Da una parte ne garantisce la totale sicurezza affermando che le sue scelte sono basate sulla scienza, dall’altra però non mostra nessun dato sui suoi prodotti. La scienza è prima di tutto condivisione del sapere tra i pari, è pubblicazione, dibattito, NON è ciecamente fidarci dei ricercatori e della ricerca (se esiste) dell’azienda. Nel mondo della salute e della scienza non funziona così ma evidentemente Ferrero si crede oltre la scienza, si crede onnisciente (per la potenza economica si rischia di diventare arroganti).
Parlate tutti di lobby… direi che è una lobby poco sofisticata, un po’ provinciale quella di Ferrero. Basta prendere i “vicini di casa”, compaesani, più famosi a livello nazionale, che hanno interessi diretti o indiretti sul territorio, e farli parlare. Qualche nome:
Lo “scienziato” sicuramente chiacchierone Calabrese Giorgio che di pubblicazioni serie non ne ha neanche una – tantomeno sull’olio di palma – in CV, ma prescrive solo diete nei suoi studi. Di origine siciliana ma residente da tempo ad Asti (a pochi km da Alba, sede storica di Ferrero). Per lui tempo fa l’olio di palma era il diavolo, ora è diventato innocuo. Come mai? La coerenza?
Poi il vice Ministro delle Politiche agricole, nativo di Cuneo.
Forse non hanno interessi economici, forse… ma hanno interessi sul territorio e la Ferrero è la più grossa azienda proprio del loro territorio.
Incoerenza anche quando la Ferrero parla di Made in Italy: il 90% delle sue materie prime più importanti (forse escludendo il vaso in vetro di Nutella!) è di origine estera. Pensate: cacao (zone tropicali), olio di palma (Asia), nocciole (Turchia), zucchero (Nord Europa)… Ferrero nel sistema agricolo italiano conta poco o niente. E abbiamo pure un vice Ministro della Repubblica, non dell’industria ma delle Politiche agricole che si sposta a Milano per partecipare ad un convegno con forse un centinaio di persone presenti, su un tema tutto sommato non strategico per il settore agro-alimentare… e i costi per lo Stato?
Non solo, la holding dell’azienda “Italiana” Ferrero si trova, come sappiamo bene, in Lussemburgo. Per intenderci il ricavo, rilevante, non è tassato in Italia ma in Lussemburgo! C’è chi vuole multare Apple e Google, ma sarebbe più semplice guardare più vicino a noi…
L’olio di palma è forse un problema. Ma a quando il seminario sulla difesa dello zucchero con qualche ministro nativo delle Langhe? Almeno su questo Ferrero non deve essere incoerente!
L’alimentazione è gioia, è salute.

Valeria Nardi
Reply to  Roby Ricerca
4 Novembre 2016 10:01

Gentilissimo Roby Ricerca, le chiediamo di mettersi in contatto con la redazione. Questi i riferimenti: 02.92881022 ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it

luigi
luigi
3 Novembre 2016 20:41

Il Walzer dell’ipocrisia.
Siamo in un paese libero e ognuno è libero di scegliere cosa mangiare.
Se pensi che la nutella non è adatta ad un bambino non la compri…..Pure la Sambuca non è adatta ai bambini.

alberto
alberto
Reply to  luigi
4 Novembre 2016 13:31

Siamo tutti d’accordo che la Sambuca non è adatta a un bambino, ma l’azienda che la produce non fa pubblicità invogliando i bambini a berla!
Invece Ferrero, grazie alla pubblicità, alle sorprese e altre promozioni, invoglia i bambini (che non hanno a quell’età spirito critico) a mangiare le sue merendine e i suoi ovetti zuccherosi.
E non sempre i genitori hanno la cultura, la forza o la voglia per opporsi alle richieste dei figli.
Però, siccome Ferrero è una delle poche aziende italiane che hanno rilevanza internazionale, a mettersi contro Ferrero e a criticarla si fa quasi la figura degli anti italiani, di quelli che sputano nel piatto in cui si mangia!

FRANCESCO MURATORE
FRANCESCO MURATORE
3 Novembre 2016 23:04

la famiglia Ferrero sono delle persone serie, in silenzio hanno rifocillato di merendine le famiglie Italiane. Sono convinto che l’olio di palma se facesse male lo leverebbero dalla produzione.

Amelio
Reply to  FRANCESCO MURATORE
4 Novembre 2016 09:19

Non mi sono mai fidato di Ferrero, non hanno mai tentato di creare dei prodotti light (seri) hanno sempre insistito con i loro prodotti pieni di zucchero (molti solo di zucchero), chissà quante persone negli anni si sono ammalate anche a causa dell’abuso di questi prodotti.

Mario
Mario
Reply to  FRANCESCO MURATORE
4 Novembre 2016 18:05

I Barilla sono allora dei buffoni? Le persone serie sono quelle che cambiano idea quando, pur sapendo di non essere titolari della “verità assoluta”, optano per un comportamento prudente, ispirato alla massima cautela, specialmente se in è in gioco la salute di altri, anche andando contro ai propri interessi economici.

Dario
Dario
4 Novembre 2016 10:54

Ma diamoci una calmata. Sembra che l’olio di palma sia diventato il nemico numero uno. Se uno mangia correttamente non deve preoccuparsi dell’olio di palma. Tutto sto clamore a me fa sinceramente ridere. Io da genitore do tranquillamente ai miei figli prodotti con olio di palma. Siamo cresciuti anche noi con l’olio di palma. E lo ripeterò fino alla fine. Meglio il palma dei grassi trans che si usavano venti anni fa e meglio il palma degli oli polinsaturi per prodotti da forno

luca
luca
Reply to  Dario
4 Novembre 2016 13:59

Si… ma stai distruggendo le foreste,e le sue popolazioni.)))))

Dario
Dario
Reply to  Dario
4 Novembre 2016 18:27

Se volessimo sostituire tutto il palma con altri oli il problema sarebbe più grosso perché il palma ha una resa dalle 7 alle 11 volte rispetto agli altri. Dove troviamo un’area così vasta? Bisognerebbe invece frazionare la produzione e non concentrarla quasi esclusivamente in Indonesia.

Nicola
Nicola
4 Novembre 2016 14:01

Io trovo molto ingiusto incolpare solo Ferrero per l’uso di olio di palma. Questa azienda ha espresso il suo punto di vista e delle sue, opinabili, ragioni.
Ricordiamoci che Nutella non è un alimento da poter mangiare in abbondanza, non si può incolpare Ferrero se una persona si mangia 1 kg di Nutella al giorno e se per colpa di questo si ammala. Bisogna sempre utilizzare la testa e si sa che sono alimenti da utilizzare con moderazione.
In più non sta scritto da nessuna parte che uno debba acquistare Nutella. Può cambiare marca e se tante persone lo faranno allora Ferrero rivedrà le sue strategie.
Resto stupito invece che non si parli mai di alcune marche di verdure surgelate, mi è capitato di comprarne una confezione da tenere per le emergenze in un noto discount tedesco, e una volta a casa ho letto che all’interno c’erano olio di palma, olio di colza e olio di cocco e la metà della razione di sale giornaliera. Tutto questo in una sola porzione di verdure. I grassi saturi erano il 50% di una razione giornaliera, Tutto questo ripeto, in una sola razione di verdure. Magari tanta gente pensando di fare un acquisto sano compra verdure sperando che all’interno ci siano solo verdure, e invece no.
Sinceramente trovo molto più scandaloso questo che la ricetta di Nutella.
Anzi mi piacerebbe leggere presto un articolo in merito su “Il fatto alimentare.”

Valeria Nardi
Reply to  Nicola
4 Novembre 2016 14:23

se desidera segnalarci più dettagliatamente i riferimenti di queste verdure surgelate ci invii una mail in redazione: ilfattoalimentare@ilfattoalimentare.it Grazie

Sonia
Sonia
4 Novembre 2016 23:11

Il palma è contenuto anche nei dadi, nella pasta sfoglia confezionata e chissà in quanti altri prodotti, io, comunque, lo evito, questa è stata la mia scelta, fatta per il bene della mia famiglia e dell’ambiente. I dadi MAGGI non contengono il palma, per esempio.

ezio
ezio
5 Novembre 2016 11:27

Condivido in pieno i commenti di Ivo e di Roby per l’approfondimento e le informazioni riportate.
Non concordo l’assoluzione che Nicola fa della Ferrero, in quanto produttrice di alimenti dolciari quasi esclusivamente per bambini, mentre ne condivido l’invito a guardare anche altrove, ma gli segnalo che è la somma della diffusione che fa il totale e non l’overdose di Nutella.
Mentre vorrei chiedere a Il Fatto, di puntare la ricerca ai primi e maggiori responsabili della diffusione di questo pessimo grasso tropicale saturo, tossico e potenzialmente cancerogeno: I GRANDI RAFFINATORI DI GRASSI ALIMENTARI.
Capisco che l’olio vegetale da bruciare sia una nuova green-economy, ma forse spacciare questo grasso anche nel settore alimentare senza precauzione, sia stato un grande errore e una grave responsabilità.
L’origine, gli impianti ed il processo produttivo per la destinazione d’uso alimentare, devono seguire percorsi molto diversi, che non devono avere nulla in comune con l’olio industriale.
Il basso costo del palma alimentare finora commercializzato, forse sbaglio, ma mi fa pensare che provenga da forniture di materia prima raffinata in impianti industriali per le grandi produzioni di olio combustibile.
Lo prova la stessa Ferrero, che per rimediare al misfatto e con aumenti significativi di costo, si sia preoccupata di raffinare in proprio, grasso di palma di origine controllata e sostenibile.

luciana
luciana
6 Novembre 2016 14:26

Se la Ferrero tiene alla sua clientela dovrebbe anche tutelarla e dovrebbe essere attenta a tutto quello che succede attorno, l’olio di palma non fa sicuramente bene, nè per la salute nè per l’ambiente, se il cliente decide di non volerlo, la Ferrero dovrebbe ascoltarlo ed adeguarsi, non arrampicarsi sugli specchi cercando di convincerci del comntrario.Siamo noi che decidiamo della nostra salute e in base alle nostre conoscenze
optiamo per la scelta migliore.