Copertina etichette nutrizionali FDA

Anche la Food and Drug Administration (FDA) statunitense sta pensando di introdurre un sistema di etichettatura nutrizionale fronte-pacco che aiuti i consumatori a fare scelte migliori, nel tentativo di fermare l’epidemia di obesità. Le bozze che stanno circolando, però, sono di etichette diverse da quelle adottate da altri Paesi e, secondo alcuni esperti e politici come il senatore democratico Bernie Sanders, da anni impegnato sul tema, troppo ‘permissive’ e quindi, in definitiva, poco efficaci. Anzi: introdurre un sistema inefficiente potrebbe essere controproducente, perché dopo sarebbe molto difficile modificarlo. Ne parla il Washington Post in un lungo articolo dedicato all’argomento.

Le possibili etichette

Le alternative al momento in discussione sono due, che l’agenzia ha selezionato dopo una serie di test, focus group e studi su cui ha lavorato negli ultimi anni. Nella prima le informazioni riguardano tre categorie di sostanze: i grassi saturi, gli zuccheri aggiunti e il sodio, riferiti alla porzione. Accanto a ciascuna è indicata la quantità, suddivisa in alta, media o bassa, con un colore che, rispettivamente, è rosso, giallo o verde. Una quantità elevata, in questa versione, si raggiunge quando le sostanze presenti raggiungono o superano il 20% del quantitativo giornaliero consigliato in una porzione, una bassa se non superano il 5%, e una intermedia tutto ciò che ricade tra il 5 e il 20%. La seconda versione, invece, segnala solo la categoria che eccede i dosaggi giornalieri consigliati, per ora senza colori. Nessuna delle due tiene conteggio delle calorie.

Etichette nutrizionali fronte pacco USA FDA
Due possibili etichette nutrizionali fronte-pacco proposte dalla FDA

Un sistema di questo tipo avrebbe alcuni limiti come, per esempio, il fatto di essere rapportato alle porzioni, concetto che, per quanto definito, resta vago. In America del Sud e del Centro, dove la maggioranza dei Paesi ha adottato un sistema che ha lo scopo specifico di dissuadere dall’acquisto basato sugli ottagoni neri, tutto è riferito ai 100 grammi. 

Il confronto con il Cile

Per rendere il confronto chiaro, l’articolo illustra una serie di prodotti venduti sia in Cile, Paese che forse più di tutti sta cercando di combattere l’obesità, sia negli Stati Uniti, mostrando cosa succederebbe se la proposta attuale fosse approvata. Per esempio, i cracker Goldfish, molto amati dai bambini perché a forma di pesce e pieni di formaggio, in Cile sono stati bocciati per i grassi e le calorie, ma negli USA diventerebbero ‘medi’ per i grassi e il sodio.

Anche i cereali Cheerios, sulle cui confezioni, negli USA, si legge che aiutano a combattere il colesterolo, e che riceverebbero anch’essi un’etichetta ‘media’ di colore giallo per il sodio, in Cile hanno un bollino nero tanto per il sodio quanto per le calorie. Ancora, le barrette di granola Nature Valley, prodotte dalla General Mills (come i Cheerios), che negli USA vengono pubblicizzate per i cereali integrali che contengono, dove riceverebbero un’etichetta rossa per gli zuccheri aggiunti e due gialle per il sodio e i grassi saturi, in Cile hanno avuto due ottagoni neri, per gli zuccheri e le calorie.

Gli effetti delle etichette nere

Quanto agli effetti, il sistema cileno, uguale a quello adottato in Messico, Perù, Uruguay e Israele, si è rivelato il più efficace, quando lo scopo è far capire ai consumatori che cosa stanno acquistando. La sua intellegibilità, peraltro, è stata confermata anche da specifici focus group fatti con madri cilene, che hanno fatto emergere un altro fatto positivo. I bambini cileni hanno imparato a identificare gli alimenti negativi, e a non portarli a scuola per la merenda, perché, almeno in quelle pubbliche, sono vietati.

Etichette nere di allerta su un pacchetto di patatine in Cile; concept: etichette nutrizionali, etichette a semaforo, warning label
Il Cile mette sulle confezioni dei prodotti alimentari bollini neri esagonali che avvisano quando coi sono troppe calorie, grassi saturi, zuccheri e/o sodio

Inoltre, il Cile ha avuto uno dei risultati più ambiti: la lista dei prodotti etichettati con l’ottagono nero è diminuita del 7%, perché le aziende hanno riformulato alcuni di essi, proprio per evitare la segnalazione.

Le reazioni delle aziende

Come già avvenuto negli altri Paesi, anche e soprattutto negli Stati Uniti lo scontro con i grandi produttori è già al calor bianco, con un riferimento legislativo ingombrante. La Costituzione prevede infatti, al primo emendamento, la libertà di espressione, che arriva a coprire anche la comunicazione commerciale. È appellandosi a questo che, nel 2015, l’American Beverage Association e altri 25 produttori sono riusciti a far ritirare la legge con la quale la contea di San Francisco voleva apporre delle segnalazioni sulle bevande zuccherate. Quello che hanno già minacciato i produttori, secondo il Washington Post, è una valanga di cause e ricorsi che potrebbero vanificare gli sforzi. 

Quanto alla giustificazione dell’opposizione al nuovo sistema, secondo loro, le etichette non funzionano, come dimostra il fatto che in Cile i tassi di obesità negli ultimi anni sono aumentati ancora. In realtà, hanno subito fatto notare diversi nutrizionisti ed esperti, stavano scendendo, e hanno ricominciato a salire come dappertutto durante la pandemia. E gli studi che dimostrano gli effetti delle segnalazioni sono ormai decine, se non centinaia.

Il fallimento degli impegni volontari

Donna esamina etichetta su un vasetto tra le corsie di un supermercato; concept: etichette, spesa
Le aziende americane continuano a sostenere la strada delle azioni volontarie al posto delle etichette

La controproposta, del resto, fa quasi sorridere, visto l’esito del tutto fallimentare ottenuto da almeno una dozzina di anni: le aziende continuano a sostenere la strada delle azioni volontarie, cioè cercando di proseguire con un regolamento varato nel 2011, in base al quale loro stesse decidono se e che cosa indicare, e in quale posizione sulla confezione. Anche perché segnalare una sola categoria (per esempio: troppo zucchero) maschererebbe eventuali altri ingredienti benefici. Un prodotto, riporta il Washington Post, sempre secondo loro, dovrebbe essere considerato in ‘maniera olistica’. Come se le conseguenze di un alimento per esempio pieno di zuccheri o grassi saturi potessero essere controbilanciate dal fatto che quello stesso alimento contiene molte fibre.

Infine, i produttori hanno minacciato di aumentare i prezzi, anche se i dati dimostrano che in Cile e in Sud America non è accaduto nulla del genere (non ci sarebbe del resto alcuna giustificazione per un rialzo).

Le aziende americane non appoggeranno mai le etichette

Come ha commentato Mike Rayner, docente di salute pubblica dell’Università di Oxford, nessun tipo di colore o segnalazione incontrerà mai il favore delle aziende, perché queste non vogliono che i consumatori siano più consapevoli di ciò che acquistano. Ma i governi devono agire per tutelare la salute pubblica, e non gli interessi dei produttori.

Bernie Sanders, dal canto suo, ha rincarato la dose: bisognerebbe indicare anche la presenza di ultra processati e dolcificanti artificiali, visto ciò che si sa oggi, nonché di qualunque altro tipo di ingrediente possa essere dannoso per la salute, e bisognerebbe farlo con bollini neri come quelli del Sud America. Per chiarire ancora meglio, il senatore ha fatto un esempio: il Gatorade, che tutti conoscono, contiene 34 grammi di zucchero (pari a otto cucchiaini da tè) per bottiglia, insieme a svariati additivi e coloranti. Pochi se ne rendono conto, e per questo dovrebbe avere un bollino nero come tutte le bevande zuccherate, e uno per la sua natura di ultra processat”.

Con ogni probabilità, comunque, tutto sarà rimandato a dopo le elezioni. Kamala Harris ha già detto più volte di voler portare avanti la proposta, che il presidente Joe Biden presenterà in ottobre, ma Donald Trump, nel suo mandato precedente, aveva bloccato qualunque iniziativa sulle etichette, con il North American Free Trade Agreement. E questo nonostante l’esplosione delle patologie croniche connesse all’alimentazione, che stanno continuando a far diminuire l’aspettativa di vita degli americani.

© Riproduzione riservata Foto: FDA, Depositphotos, AdobeStock

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luigiR
luigiR
30 Settembre 2024 12:10

negli Stati Uniti la politica alimentare la fanno le grandi aziende e le loro associazioni, per cui, a mio modesto avviso, sarà inutile attendersi qualche novità positiva per la salute dei consumatori.

Mattia
Mattia
1 Ottobre 2024 15:35

Curiosa l’idea degli ettagoni neri … in effetti salta subito all’occhio e rovina l’estetica delle confezioni di junk food…
Approvo

Adriano Cattaneo
Adriano Cattaneo
24 Ottobre 2024 08:35

Grazie per aver finalmente scritto a chiare lettere che il modello migliore è quello cileno. Altro che Nutriscore, che come, ho sempre scritto, è meglio di altri (batterie italioidi in testa) ma insufficiente. Purtroppo, come negli USA, un modello cileno proposto in Italia sarebbe immediatamente contrastato dalle lobby industriale (Ferrero in testa) e agroindustriale (Coldiretti in testa). Ma se i cittadini diventassero più rumorosi delle lobby, forse qualcosa potrebbe cambiare.

Roberto
Roberto
24 Ottobre 2024 09:18

Penso che se si arriva a credere di poter dare corrette informazioni nutrizionali al consumatore tramite etichette colorate ed esagoni neri, la situazione sia grave e non risolvibile.

La cultura alimentare si deve fornire attaverso altre forme di informazione, a monte del momento nel quale si mettono i prodotti nel carrello della spesa.

Poi non capisco questo prendere un alimento e valutarlo asetticamente, in valore assoluto, senza contestualizzarlo.
Mi riferisco a questo:

“il Gatorade, che tutti conoscono, contiene 34 grammi di zucchero (pari a otto cucchiaini da tè) per bottiglia, insieme a svariati additivi e coloranti. Pochi se ne rendono conto, e per questo dovrebbe avere un bollino nero come tutte le bevande zuccherate”

Allora: 34 g di zucchero corrispondono a 136 calorie, in un’ora di tennis si consumano da 500 a 800 calorie e mi chiedo quale sia il problema…
E’ chiaro che il Gatorade o bevande similari vanno consumate durante lo sforzo fisico, non seduti al cinema mentre si guarda un film.

Roberto La Pira
Reply to  Roberto
24 Ottobre 2024 10:23

La questione è qual è il miglior modo di dare informazioni corrette in etichetta ai consumatori. Nutrizionisti e scienziati di mezzo mondo sostengono che l’etichetta a semaforo “colorata”. Fino ad ora non ci sono altre proposte valide se non generiche dichiarazioni sull’importanza di educare il consumatore a scegliere!

Adriano Cattaneo
Adriano Cattaneo
Reply to  Roberto
27 Ottobre 2024 13:30

Peccato che il 99.9% di quelli che bevono gatorade non giochino a tennis (esagero, ovviamente, so benissimo che fanno altri sport). Ma il problema non dev’essere visto considerando la salute di un individuo, bensì quella della collettività. Se le ricerche mostrano che il consumo di bevande zuccherate è associato a un aumento dell’obesità, soprattutto nei bambini, allora l’esempio del tennista che beve gatorade è fuori luogo, e ci vuole l’ottagono nero.

Gina
Gina
29 Ottobre 2024 15:22

L’articolo è ben fatto, fermo restando che di tutto quanto segnalato, il fenomeno più drammatico sono l’aumento smisurato dei cibi ultra processati, come ben sottolinea Bernie Sanders. l’esempio del Gatorade è emblematico! Questi alimenti meritano molti bollini NERI.

Consiglio a tutti, vivamente, la lettura di “Cibi ultra processati” di Chris Van Tulleken e dei primi studi su gli ultra processati di Carlos Monteiro in Brasile.