Una lettera appello per chiedere che i futuri principi relativi all’etichettatura di sostenibilità europea siano basati su informazioni dettagliate, corrette e imparziali riguardo agli impatti ambientali e sociali delle modalità di produzione. L’hanno spedita lo scorso 7 marzo alla Commissione europea 14 organizzazioni non governative impegnate sulle tematiche dell’ambiente, dell’agricoltura e della tutela dei consumatori. Le associazioni chiedono che la metodologia per creare la nuova ‘etichetta verde’ dell’Ue sia in linea con gli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversity.
La lettera, che vede tra i suoi firmatari realtà come il Beuc, Greenpeace, Compassi0n in world farming, si deve in particolare alle perplessità sull’etichettatura di sostenibilità ambientale e sociale attualmente proposta dalla Direzione generale per l’ambiente della Commissione Eu, la cosiddetta Pef (Product Environmental Footprint). Le associazioni ritengono che questa nuova metodologia, per i criteri con cui valuta i prodotti, finirebbe per premiare l’agricoltura intensiva con uso di pesticidi e gli allevamenti in gabbia, anziché le pratiche agronomiche e zootecniche biologiche, rispettose dell’ambiente e del benessere animale.
Progettata per i beni manifatturieri industriali, infatti, la Pef non è stata concepita per valutare in modo olistico i più complessi sistemi agroalimentari. I punteggi dati ai prodotti sono calcolati in maniera inversamente proporzionale all’estensione della pratica agricola: le uova di galline allevate in gabbia, per esempio, otterrebbero più punti rispetto a quelle di animali allevati all’aperto, a loro volta più premiate da questo sistema rispetto a quelle biologiche. La Pef è infatti uno strumento principalmente orientato a valutare l’efficienza della produzione in termini di resa e premia i metodi di intensivi. Si adatta quindi bene agli ambiti manufatturieri ma non a quelli agricoli, responsabili, secondo quanto indicato nella lettera, dell’83% dell’impatto dei 2.500 prodotti alimentari più consumati.
I firmatari chiedono che la futura etichetta ambientale miri a favorire la transizione verso sistemi più sostenibili, piuttosto che intensificare le attività produttive. La Pef, invece, non tiene neppure adeguatamente conto degli impatti sulla biodiversità né dell’uso di pesticidi, tematiche che i cittadini dell’Ue considerano oggi sempre più importanti. Riguardo al pesce, per esempio, le regole previste non considererebbero affatto i metodi di pesca, né i problemi relativi alla riduzioni degli stock ittici.
Le proposte di etichettature ambientali alternative a quella criticata nella lettera dalle Ong non mancano, come dimostra il caso della Francia, con i suoi Eco-score e Planet-Score. (vedi foto in alto). La lettera invita la Commissione europea a scegliere metodologie e indicatori che guidino i cambiamenti nelle diete e nei metodi di produzione alimentare, in linea con gli obiettivi e le ambizioni della strategia Farm to Fork. In grado cioè di promuovere la riduzione di pesticidi e di fertilizzanti nonché l’uso di antibiotici, aumentando nel contempo l’agricoltura biologica, migliorando il benessere degli animali e garantendo condizioni di lavoro dignitose. I firmatari chiedono che sia istituito un processo di governance inclusivo per identificare criteri di valutazione più completi, in grado di considerare i complessi aspetti dalla catena produttiva dei beni alimentari.
© Riproduzione riservata; Foto: Sito Eco-Score, sito Planet-Score
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