Gli alimenti confezionati direttamente nei punti vendita devono comunque fornire delle informazioni accurate e precise sulle etichette. Un lettore ci segnala il ripetersi di un errore umano nella descrizione dell’origine di alcuni alimenti venduti nel reparto ortofrutta di un punto vendita Esselunga di Verona. Di seguito pubblichiamo la segnalazione con la risposta dell’ufficio stampa Esselunga.
Cara redazione,
non è la prima volte che si presenta questo problema all’Esselunga di Verona che frequento. Spesso ai prodotti vegetali sfusi e confezionati dal supermercato manca corrispondenza sull’etichetta per quanto riguarda la provenienza.
Ne ho parlato anche col direttore della Filiale. Scusandosi, ha detto che si è trattato di un errore umano. I prodotti peperoni, zucchine, melanzane arrivano sia dall’Italia che dalla Spagna. I prodotti sono simili (?) e ci può essere un momento di confusione nella fase di confezionamento sull’ìorigine, per cui sull’etichetta vengono riportate indicazioni contraddittorie rispetto a quelle che poi appaiono sul cartellino. È la terza volta che constato questo “errore umano”.
Gianluca
Di seguito la risposta della catena di supermercati.
Come comunicato al cliente dal Direttore del punto vendita, si è trattato di un errore umano e non di una scelta volontaria.
In alcuni periodi dell’anno e per alcuni prodotti di frutta e verdura, al fine di soddisfare le quantità richieste dai nostri clienti, non è possibile approvvigionarsi da un’unica zona di produzione, e pertanto si provvede a compensare le quantità necessarie affiancando gli acquisti di una zona prevalente a quelle di altre origini.
In questi casi, è compito del punto vendita inserire manualmente nell’etichettatrice la variazione dell’origine: da prevalente, suggerita in automatico da un sistema centralizzato, a quella effettiva, riscontrabile sulla confezione ricevuta nel punto vendita.
Tutte queste operazioni sono descritte e codificate in una nostra procedura interna alla quale tutti i punti vendita di Esselunga si attengono. Nel caso rilevato dal cliente, c’è stato un errore nell’applicazione della procedura: per questo motivo, è stata prevista una formazione straordinaria del personale dei punti vendita di Verona al fine di evitare il ripetersi di simili episodi.
A seguito di quanto accaduto, la rete dei nostri ispettori interni vigilerà in modo particolare questo aspetto per dare certezza e piena veridicità delle informazioni riportate in etichetta.
Ringraziamo il cliente per la segnalazione e cogliamo l’occasione per chiedergli se desidera indicarci il negozio dove è avvenuto l’acquisto per intervenire in maniera ancora più mirata. Confidiamo non perda la fiducia nella serietà delle nostre scelte e nella nostra trasparenza che sono obiettivi primari del nostro metodo di lavoro.
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[sostieni]
Purtroppo anche nel punto vendita Esselunga di Rho di verificano queste anomalie. Io personalmente compro sempre prodotti italiani, difficilmente compro prodotti stranieri se non le banane.
Cara Piera, sono errori trascurabili, poi vi lamentate se dicono che siete Milanesi. ps Ho due cugini che vivono a Brugherio, uno lavora alla A.T.M da 30 anni e la seconda ha una bella famiglia di molte unita’. Sono sempre errori trascurabili, per me di Roma ce ne fossero di più di Esselunga.
Scusate, ma Esselunga non è italiana??? Allora dovrebbe vendere solo italiano MADE IN ITALiA. Altrimenti per me è ITALIANA e per aiutare la crisi italiana mangiamo italiano.
Anche in Esselunga Viale Certosa ho acquistato delle Pere con origine italiana sull’etichetta al consumatore e poi nella confezione ho trovato etichetta che riportava origine Cile.
Una vera delusione!!!
Raffaele
È proprio vero, che per denigrare una azienda le trovate tutte, perchè non vieni a fare spesa a Roma? In molti supermercati non ti trattano bene, ed hanno merce, così, così, anche mia nipote di 8 anni ti direbbe che in Italia ad aprile è impossibile avere le pere (che tu non specifichi), le Abate solo dal Cile in questo periodo. A Roma abbiamo solo un Super Esselunga perché non gli danno la possibilità di aprirne altri. per me che vivo nella Capitale, Esselunga è una Boutique dell’alimentare e tu per un errore trascurabile saresti Capace di far rimproverare inutilmente un lavoratore che ha omesso di scrivere la provenienza? A Marzo prima di Tutti Esselunga ha donato 2,5 mln agli Ospedali oltre ai 150€ in in più in busta paga a tutti i Dipendenti, scusa se è poco!!!? Un Saluto
Nel punto vendita Esselunga di Milano Porta Vttoria molte cose non funzionano.
L’acqua che compero io e si tratta SMART naturale nn c’è quasi mai.
Più volte ho mandate delle mail, sono stato contattato dicendomi che avrebbero provveduto. Non é cambiato nulla.
Molto più importante invece e questo mi è successo più volte anche nelle settimane scorse, prodotti in sconto e quando controllo il mio scontrino mi viene addebitato a prezzo pieno.
Per queste cose sono anni ormai che controllo sempre lo scontrino ,anzi consiglio a tutti di farlo.
Mi spiace dirlo ma da un po’ di tempo anche la qualità/prezzo non è più come una volta.
Buonasera
Ho telefonato nei giorni scorsi al vostro numero verde per proporre delle “isole” dove è possibile acquistare esclusivamente prodotti italiani. Mi riferisco ovviamente a qualsiasi prodotto in vendita presso Esselunga, alimentari. giene della persona, della casa ed ogni altro articolo made in italiy
Sarebbe un bel modo di dare una mano ai nostri lavoratori, alle nostre aziende e a tutti gli italiani. Abbiamo l’eccellenza mondiale…. E stiamo vivendo un’emergenza nazionale senza precedenti. Grazie se lo farete!
Confermo che sono Abate…e non sono un esperto, ma quale è il motivo di dire Italia anziché Cile. Da parte mia se una cosa è buona è buona sempre indipendentemente dalla provenienza.
Considero corretto e giusto controllarsi lo scontrino.
Certo che per pensare che ad aprile ci siano pere italiane ci vuole una bella fantasia…. Opportuno forse avere un calendario delle stagionalità?
Anch’io controllo sempre l’origine dei prodotti e soprattutto il costo. Ma mi domando una cosa, l’ho notato solo io o i prezzi all’esselunga sono aumentati e di molto?
Da tempo non vado alla S lunga perche’ ho avuto una discussione su un prodotto con la dicitura BIO invece non lo era e dopo un verifica ho scritto alla direzione che non mi ha risposto. Morale vado in altri Super e scelgo i prodotti con la targhetta di tracciabilita’ anche se pago qualche centesimo di piu’ non serve lamentarsi e poi non avere il coraggio di cambiare, saluti
Noto che l’errore umano è direi standardizzato. Anche a Pavia lo stesso problema con i peperoni: sul cartellino era scritto di origine italiana e poi sulla confezione era riportato Spagna . Questo errore è stato riscontrato per 2 settimane consecutive. La prossima? Verificherò domani
Concordo, è un “errore” standard: sul cartello della cesta del prodotto c’è scritto Italia, poi sulle varie confezioni “mischiate” c’è la provenienza particolareggiata. Idem per le carni nel banco freschi ecc… Lasciano il cartello principale, e poi i prodotti girano. E’ una cosa comune ai supermercati. Purtroppo il prodotto italiano va cercato, a volte con il “lanternino”. Io vorrei che ci fosse anche la località specifica di provenienza: se uno vuole un pomodoro piacentino deve poter scegliere quello. Se uno vuole quello di Salerno deve poter scegliere quello…
Facciamo la spesa ovunque,l’importante e comprare
ITALIANO
Ma io mi meraviglio di leggere di persone che scrivono senza avere la minima cognizione di cio di cui parlano: punto uno, la provenienza degli articoli è di importanza enorme, la prima cosa, se un addetto non è capace di controllarla o peggio, ritiene che sia un’inutilità o peggio ancora semplicemente si dimentica..signori, questa persona deve essere presa e gli va ricordato un attimo quale sia il suo lavoro.
ma veramente voi siete felici di comprarvi i peperoni eccetera dalla spagna? Dall’olanda??
punto 2: i 150 euro in piu sulla busta, calma, non per tutti i dipendenti sono 150. Poi sono tassati. E tutte le piu grandi catene italiane di supermercati hanno dato questo bonus “contentino”
ma di cosa state parlando?
Sempre e solo italiano
a Vimercate, hanno fatto Esselunga nuova, tutto il percorso pedonabile non c’è un cestino, la gente educata lascia le tracce dell’etichette dell’Esselunga.L’ho fatto presente ma all’inizio dell’apertura, ad oggi ancora così, parla di ambiente nelle pubblicità ma anche all’interno le confezioni di plastica comunque la vedo cambiata rispetto agli anni della vecchia Esselunga
Buonasera, anche io cerco di acquistare italiano, ritengo tuttavia che in un momento di emergenza come quello che stiamo affrontando e vivendo, penalizzare con segnalazioni puntigliose un punto vendita, un direttore o addetti al reparto che negli ultimi 2 mesi stanno cercando di fare i salti mortali per offrire un servizio a tutti noi, con turni su turni, sia indice di scarsa sensibilità… In fondo ad attaccare etichette saranno persone che magari hanno a casa una famiglia con figli, genitori anziani, ma continuano a svolgere il proprio lavoro a contatto con il pubblico (quindi più esposti) per più ore al dì e magari no stop… credo sarebbe lodevole fare uno sforzo nel cercare di essere più empatici, comprendendo la mole di lavoro attuale per i supermercati (spesa online, consegne ecc ecc) .Gli esseri umani possono sbagliare, soprattutto in situazione di massimo sforzo…
Finalmente un commento giusto è vero che la corrispondenza delle origini è importante ma forse il motivo è proprio il tempo che hanno a disposizione per fare determinati lavori questi dipendenti? probabilmente se avessero un po’di tempo in più sarebbero meno sotto stress lavorerebbero meglio anche loro? invece non solo vanno a lavorare in questa piena emergenza sanitaria senza essere considerati da nessuno come categoria sono sotto stress perché svuotate i negozi è bisogna non fare mancare nulla invece di ringraziare vi lamentate anche perché le pere sono cilene è no. Italiani chissà per quanto tempo avete mangiato estero e non lo avete mai saputo.
Visto che nessuno lo fa io dico grazie ai lavoratori dei supermercati è soprattutto dei lavoratori dell’Esselunga di Verona.
Io partirei dall’inizio : provenienza e origine non sono la stessa cosa anzi! E si, soprattutto in questo periodo, il mercato non garantisce merce Italiana sempre, ma spesso cambia ORIGINE e quindi, di conseguenza le diciture vanno cambiate, anche più volte al giorno. Inoltre, sento parlare di merce italiana, ma voi siete disposti a mangiare frutta e verdura con la giusta stagionalità? Perché di pere adesso, non è che ce ne sono tante!
L’indicazione dell’origine degli alimenti è importante, ed infatti l’UE l’ha combattuta per diversi anni con la scusa che poteva essere distorsiva per la concorrenza …. un vecchio vizio di tutti quelli che nel tempo hanno cercato di ostacolare la conoscenza per non perdere potere (favorito dall’ignoranza). Così come ha contrastato, finché ha potuto la richiesta italiana di una normativa comunitaria per la tutela delle DOP (denominazioni di ORIGINE protette). Mai come in questo periodo sta diventando chiaro a tutti che la “globalizzazione”, tanto amata dalle multinazionali, è la più grossa fregatura che ci potessero rifilare! L’avevamo capito ai tempi degli antichi romani, con l’eccessiva estensione dell’impero, ma ce ne eravamo dimenticati. La globalizzazione non è altro che il principio dei vasi comunicanti applicato a qualsiasi aspetto dei sistemi moderni; quindi chi ha l’asticella più in alto … è fregato! Chi ha le tasse più alte, il costo del lavoro più alto, il debito pubblico più elevato, oltre alla burocrazia più complicata? Vi viene in mente un Paese? A me si, e mi è pure chiaro che fine farà (o meglio che fine gli farà fare la finanza …. OPS! lapsus, volevo dire globalizzazione. Sull’altare di una ricerca di competitività impossibile dovrà livellare tutto verso il basso: le tutele sul lavoro, i salari, le pensioni, ecc. , ecc. fino ai diritti fondamentali di una vera democrazia. Per questo l’ORIGINE è ancora importante, perchè è l’unico baluardo che ci è rimasto per difenderci dalla globalizzazione, almeno fino a quando ci sarà ancora qualcuno disposto a considerarci il Bel Paese. Per questo dobbiamo continuare a difendere con le unghie e coi denti quel poco che ci è rimasto che abbia un valore, perché ne va della nostra sopravvivenza, o quantomeno di quella dei nostri figli e nipoti. Amo le arance e finché le trovo compro i tarocchi siciliani, quando sono finiti voglio poter scegliere quantomeno da che altra del mondo rifornirmi e comunque mi pare giusto incavolarmi se me le spacciano per italiane!
Condivido: io scelgo il prodotto, però voglio sapere da che parte del mondo arriva. Ad esempio i pompelmi rossi di Israele sono ottimi, la loro agricoltura funziona bene come la nostra… Poi ci sono anche quelli australiani…
Direi che non è affatto un errore umano perché succede molto spesso anche nei supermercati Esselunga di Bergamo per non parlare del fatto che molte etichette riportano le sigle delle varie gomme e cere utilizzate sulle bucce di molti tipi di frutta contemporaneamente alla dicitura buccia edibile fatto presente ciò ad un paio di addetti mi è stato risposto :- se c’è scritto che è edjbile è così. ……..non ho parole
Grazie saluti
Luisa
Cara Nancy, mi unisco al tuo ringraziamento agli operatori della distribuzione, che certamente in questo periodo si stanno facendo un mazzo tanto e meritano tutta la nostra comprensione. Io sono socio COOP, ma li ringrazio tutti perché lo meritano davvero. Mi pare d’altronde evidente, dai commenti postati da altri, che non si tratta di un errore individuale: pare molto più probabile un caso di distrazione coatta … che non avrei giustificato nemmeno da parte di una catena distributiva straniera, ma che appare autolesionistica da parte di una italiana.
Sono d’accordo che i commenti vanno filtrati alla luce di questo periodo di “caos” Covid, e che tutti noi dobbiamo un grande GRAZIE a tutti coloro, personale di ospedali in testa e forze dell’ordine, che hanno continuato a lavorare nonostante i pericoli. Quindi anche addetti alla grande e piccola distribuzione, e tutti gli altri… 🙂
Rispondo alla sua prima risposta a Marina, dove ha ammirato l’agricoltura di Israele.
Forse non sa che molti dei prodotti che lei ammira (ed io boicotto) non sono “israeliani” ma provengono da insediamenti coloniali illegali (secondo la legge internazionale). Sono perciò illegali, esattamente come il traffico di droga, persone. etc.
Israele li etichettata come “Made in Israel” per sfruttare tariffe agevolate, mentre sono prodotti nei territori occupati palestinesi. Quante persone comprerebbero prodotti di un paese occupato?
La legge internazionale vieta lo sfruttamento delle risorse di un paese occupato da parte di un paese occupante: Israele ruba la terra e l’acqua dei palestinesi per produrre i prodotti che lei ama.
La legge internazionale vieta l’insediamento di cittadini del paese occupante nei territori occupati: Israele ci ha insediati più di 600.000 suoi cittadini (quasi tutti di origine Russa).
I pompelmi e gli arnanci Jaffa erano famosi in tutto il mondo prima dello stato di Israele.
I pompelmi ed altri prodotto “israeliani” avrebbero un gusto migliore se fossero prodotti dal popolo indigeno della Palestina sulla loro terra, come hanno fatto per secoli prima dell’arrivo degli immigrati europei.
Confermo quanto ha detto CLAUDIA .Qualche anno fa ho fatto un bellissimo trekking in Israele e Palestina, ( 12 gg a piedi per il periplo dello stato ) ho visto con i miei occhi come lavorano i Palestinesi, tipo i nostri immigrati a Rosarno poi uno si regola come vuole , ma la verità è questa. Cordiali saluti
Non sapevo queste condizioni, anche se tutto il mondo è paese 🙁 Io mi basavo sul buon sapore dei pompelmi rossi Jaffa, poi un mio conoscente era stato in Israele con l’università e aveva visto l’agricoltura gestita bene. Evidentemente il “giro turistico” era gestito ad hoc su misura di gita universitaria, nascondendo le situazioni. Ho letto il seguente articolo
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=18562
in cui addirittura affermano che Israele fa uso di OGM e sostanze non consentite in EU. Allora STOP frutta da Israele. Grazie, ho imparato qualcosa. Ciao
Se pretendiamo di mangiare fragole a Natale e pere in agosto dobbiamo rassegnarci alle importazioni dall’estero o, alla coltivazione in serra (fragole) che spesso è più rischiosa a causa degli antiparassitari e anticrittogamici che si è costretti ad usare. Mangiamo frutta e verdura di stagione (quella che il nostro clima permette) e pretendiamo che ciò che viene marcato come “italiano” lo sia davvero.
Penso che a volte il delirio faccia parte del DNA italiano. Ma nessuno si chiede, se tutta Italia chiede i peperoni di Salerno o della Valtellina, ma come si fa ad accontentare tutti….??? Ma poi, che cosa avranno di male questi peperoni Spagnoli??? Io li ho mangiati a Barcellona e sono come i nostri, se non più buoni! Siate onesti, quando non c’è il prodotto “Italiano” nel vostro supermercato semplicemente non lamentatevi con la direzione, ma ditegli semplicemente “aspettiamo la prossima fioritura”…
Viva il made in Italia!!!
La dicitura “Origine Italia”, premesso che non è affatto garanzia di maggiore salubrità del prodotto nei confronti di quelli importati, è così generica da dissolversi nella irrilevanza al fine della identificazione delle aree microgeografiche di provenienza e per le informazioni delle procedure di produzione, eventuale trasformazione, stoccaggio e trasporto del prodotto. Non esistono soluzioni inespugnabili dalle truffe ma almeno per rispetto della apparenza di credibilità delle catene di supermercati di alimentari ( abili e sprezzanti datori di lavoro di disinvolti ideatori di stucchevoli slogan ) indicare per ogni prodotto in vendita la azienda di provenienza e dei suoi fornitori e l’ indirizzo geografico con eventuale disponibilità della stessa a “visite conoscitive” dei consumatori. Se così fosse eviterei di acquistare uova provenienti dalla Brianza o cavolfiori dalla terra dei fuochi e dintorni o pomodori da Rosarno, e molto altro ancora, ma qualcosa acquisterei. In attesa preferisco investire, con rilevante perdita economica, nel mio orto, e disertare i negozi di alimentari. Chi non può avere autosufficienza alimentare si attivi! L’unico potere del consumatore è il proprio portamonete. “Fare la spesa” è fare politica.